Non Rianimare. Charley Brindley

Non Rianimare - Charley Brindley


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Mi faceva male la testa per l'intensa pressione. Mi sentivo così pieno di roba. Di confusione. Vorticavo come all'interno di un tornado.

      “Charley”.

      Sollevai la testa. La signora Adams si fermò a guardarmi.

      "Sì signora?"

      "La lezione è finita."

      "Oh, ok."

      Raccolsi i miei libri e mi alzai, camminando come in un sogno. La mia mente era ipnotizzata, stordita.

      Cosa mi sta succedendo?

      Nel corridoio ignorai gli altri ragazzi, ma sapevo che mi stavano guardando. Andai meccanicamente all'armadietto, presi il pranzo e andai fuori, poi mi diressi verso le gradinate.

      Lì vidi Patsy e la ragazza disabile. Sono andato dalla loro parte dello stadio.

      "Ti dispiace se mi siedo con voi?" chiesi..

      Mi guardarono con gli occhi spalancati.

      "Um … certo.” disse Patsy.

      Mi sedetti e presi il mio panino.

      Le due ragazze continuavano a fissarmi, senza mangiare o parlare.

      "Che tipo di sandwich hai?" chiesi.

      Le ragazze si guardarono.

      "Burro di arachidi e gelatina.” rispose Patsy.

      "Anch'io" disse l'altra.

      "Io ho un uovo fritto. Mia mamma taglia sempre il mio sandwich in due triangoli. Isosceli, penso. " Questo era il massimo che avessi mai detto a una ragazza o a qualsiasi altro ragazzo della scuola.

      Entrambe le ragazze ridacchiarono.

      "Anche mia mamma.” disse l'altra ragazza.

      "Ne volete un po’?" Diedi loro metà del mio panino.

      "Grazie."

      Abbiamo cominciato a parlare. "Come ti chiami?" chiesi.

      "Melody."

      "Melody, come una canzone."

      "Si. Mia mamma era una cantante. "

      "Davvero?"

      Lei annuì e morse il panino con le uova. "Questo è buono." Sollevò il panino. "Tua madre ci ha messo maionese, sale e pepe."

      "Tu sei" Charley Brindley .” disse Patsy.

      "Sì. La mamma mi chiama "Charley Eye". Tu sei "Patsy McCarthy". "

      "Immagino che tutti mi conoscano perché sono così grassa."

      "Ti conosco perché sei nella mia classe di scienze. Leggi molto?

      "Mi piace leggere."

      "Anche a me – dissi -Questa gelatina d'uva è davvero dolce. Mi piace."

      Il mio cervello sembrava riscaldarsi mentre ronzava. È stato molto piacevole guardarlo riempirsi di ricordi. Ma era anche inquietante.

      Da dove viene tutto questo? È sempre stato lì e non sono mai riuscito a trovarlo?

      "La tua mente è piena di ricordi?" chiesi a Melody.

      ”Certo – rispose – Ricordo tutto quello che è successo dai due anni in poi.. Di prima, niente "

      "Anch’io – disse Patsy -Mi chiedo perché non riusciamo a ricordare le cose di quando eravamo più piccoli."

      I miei ricordi sembravano provenire dal futuro, piuttosto che del passato.

      Le cose devono ancora accadere? Come può essere?

      "Hai ricordi, tipo, dal tuo io futuro?" chiesi.

      "Sogno ad occhi aperti un sacco – rispose Patsy – Di cose che voglio fare dopo il liceo."

      "È meglio che ci avviamo – esclamò Melody – E’ quasi ora di lezione."

      Camminammo insieme verso la scuola, andando piano a causa delle gambe di Melody.

      Entrati in scuola ci accolsero con la canzone "Pee Waldy Patsy".

      "Ehi – sussurrai alle due ragazze – cantiamo più forte.”

      Dissi loro cosa dovevamo fare. Sorrisero e annuirono.

      "Ember e Justin, seduti su un albero – cominciammo a cantare – "K-I-S-S-I-N-G. Prima arriva l'amore, poi arriva il matrimonio, poi arriva Ember con una carrozzina. "

      Era una canzoncina per bambini, ma sortì l'effetto desiderato. Parecchi ragazzi risero.

      Ember rimase sbalordito per un momento. "Pee Waldy …"

      Cantammo di nuovo la canzone del bacio e ci avviammo minacciosi verso le quattro ragazze.

      Ember si fermò, deglutì le parole successive, poi si voltò per fuggire. Le sue tre amiche la seguirono.

      "Ottimo lavoro.” dissi a Patsy e Melody.

      "Sono stata bene!” esclamò Patsy.

      "Sì, anch’io – dissi – Facciamo colazione insieme, domani?"

      "Cavolo, sì!” risposero all’unisono.

* * * * *

      La lezione di Spagnolo era l’ultima della giornata. La odiavo. Ero alto quasi un metro e ottanta, forte, i miei muscoli ben tonificati dal lavoro in fattoria. Ma non sapevo cosa fare della mia forza.

      A volte correvamo in pista o facevamo salti laterali; qualsiasi cosa pur di muoverci..

      Quella volta andammo in palestra per fare un po’ di basket.

      Mi sedetti sulle gradinate, cercando ancora di riordinare i miei pensieri ossessivi. Ero in guerra, in una giungla, ma non era la seconda guerra mondiale, quella appena terminata. Questa era diversa da qualsiasi cosa avessi visto nei cinegiornali. Le uniformi erano diverse; alcuni portavano solo giacche antiproiettile sopra magliette verdi e pantaloni a lavoro. E le armi. Loro o noi non portavamo pesanti fucili M-1 … erano più piccoli, leggeri.

      Un M-16!

      Un aereo volò su di noi, in basso, appena sopra il tetto di rami della giungla. Molto veloce. Esplose del napalm da una posizione nemica davanti a noi.

      Quello è un aereo da caccia F-4 della Marina.Che diamine mi sta succedendo?

      “Brindley!” gridò il coach Jameson. "Vuoi unirti a noi?"

      "Si signore." Saltai in piedi e corsi sul campo.

      L'allenatore era una persona eccezionale. Mi trattava come un ragazzo normale, anche se ero goffo e lento.

      L'allenatore mi lanciò la palla dicendomi di fare canestro. L’afferrai e me la rigirai tra le mani.

      L'ho già fatto prima. Dove? Quando? Vietnam … Da Nang. Che diamine?

      Lanciai la palla, poi ho cominciato a dribblare.

      Crammer si mise di fronte a me. Aveva assunto una posizione difensiva.

      Vidi i suoi occhi mentre maneggiavo la palla.

      Lui sorrise e cercò di afferrare la palla.

      Mi feci di lato. Lui seguì il mio movimento. Ho simulato a destra, poi sono andato a sinistra, ancora dribblando. Lui ormai era sbilanciato. Feci un tiro in sospensione. La palla andò a canestro.

      Tutti si fermarono a fissarmi.

      Corsi a prendere la palla, poi la lasciai cadere dal telaio, mi voltai e feci un altro tiro in sospensione. Perfetto.

      Crammer corse a prendere la palla, facendola cadere a metà campo.

      Gli corsi dietro.

      Lui sorrise e si diresse verso il canestro.

      Afferrai la palla, dribblai altri due giocatori e feci un layup.

      Quando la palla fece canestro l’afferrai e la passai ad un mio compagno di squadra.

      Sto giocando su un campo di terra battuta del campo militare in Vietnam. Molto caldo. Kabilis e io avevamo tagliato i nostri pantaloni mimetici per ricavarne dei pantaloncini. Sei soldati in campo.


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