Raji: Libro Uno. Charley Brindley

Raji: Libro Uno - Charley Brindley


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riusciremo a pensare ad un modo per farti tornare a casa.”

      Mentre prendeva uno dei vassoi e alcuni piatti, Rajiani disse qualcosa da dietro di lui. Sembrava una domanda. Si voltò vedendola indicare una fotografia incorniciata sul caminetto.

      “Sì,” disse, pensando che avesse chiesto di toglierla.

      Lei prese la foto mentre lui prendeva il piatto e il bicchiere dal tavolo.

      “Papà,” disse Rajiani.

      “Cosa?”

      “Papà.” Puntò il dito verso la foto, poi verso il signor Fusilier sulla sua sedia a rotelle di legno.

      “Si, quello nella foto è papà, prima di farsi male.”

      “Fuse,” disse lei.

      Mise giù il vassoio e si avvicinò a lei. “Si, sono io. La foto è stata scattata lo scorso Natale. Vedi l’albero sullo sfondo? Ce l’avevamo proprio lì.” Indicò l’angolo della stanza, vicino alle scale.

      Lei guardò da quella parte, poi tornò sulla fotografia. Toccò l’immagine di sua madre e fece una domanda.

      “Mi dispiace, non capisco.”

      Si guardò attorno nella stanza e alzò le spalle, come se non vedesse quello che cercava.

      “Oh, la mamma non c’è. È in Africa.”

      “Afca?”

      “Africa. È una volontaria della Croce Rossa in una spedizione per aiutare a vaccinare i bambini contro il vaiolo.” Fuse fissò per un momento l’immagine sorridente della madre. “Doveva essere solo per tre mesi, durante le mie vacanze scolastiche estive, ma sono già passati sei mesi.L’ultima letterache abbiamo ricevuto, arriva da Nairobi. Stavano preparando una barca di rifornimenti per attraversare il lago Victoria, per poi risalire il Nilofino al nord dell’Uganda, dove un grosso focolaio della malattia ha ucciso metà dei bambini. Quella lettera è arrivata un mese fa, ancora non sa dell’incidente di papà. Se le mie lettere riuscirannomai a raggiungerla, sono sicuro che salirebbe sulla prima nave per tornare a casa.”

      Rajiani lo fissò.

      “Non capisci una parola di quello che sto dicendo.”

      Lei sorrise.

      “Se tu imparerai alcune delle mie parole, io imparerò alcune delle tue, va bene?”

      Lei scrollò le spalle.

      Lui indicò la foto. “Papà,” disse.

      “Papà.”

      “Fuse.”

      “Fuse,” disse lei.

      “Mamma.”

      “Mamma.”

      “Albero di Natale.”

      Lei raggrinzì la fronte e disse, “Albero.”

      “Ehi, sai cosa?”

      “Ehi,” disse Rajiani.

      “Dopo aver pulito la cucina, potremmo andare a tagliare l’albero di Natale.”

      “Albero?”

      Rimise la foto sul caminetto e prese il vassoio. Rajiani glielo prese e ci caricò sopra il resto dei piatti, poi si diresse in cucina.

      “Torno subito, papà,” disse Fuse e seguì Rajiani fuori dalla stanza. “Non sei costretta a farlo,” disse a Rajiani quando sistemò il vassoio dei piatti sporchi vicino al lavandino della cucina e mise il tappo.

      Mise in funzione la leva della pompa, ma non uscì l’acqua.

      “Devi caricarla.” Fuse prese un bicchiere d’acqua dal bancone e lo versò nella parte superiore della pompa. Dopo alcuni colpi alla maniglia, l’acqua uscì dal pozzo sotto la casa. “Poi si riempie il bicchiere, così, e lo si mette qui per la prossima volta”

      Rajiani annuì e iniziò a pompare. Quando ebbe il lavandino mezzo pieno, prese il sapone alla soda caustica da un piattino vicino e cominciò a lavare i piatti.

      “Okay,” disse Fuse. “Se insisti a lavare i piatti, ti aiuterò.”

      “Okay,” disse Rajiani.

      “Okay.”

      Lei si tenne a distanza e stette molto attenta a non toccarlo mentre gli passava i piatti da asciugare.

      Dopo aver finito di pulire la cucina, tornarono nella sala da pranzo a controllare il padre. Sembrava a suo agio e al caldo, lì vicino al fuoco.

      “Aspetta qui,” disse Fuse a Rajiani.

      Andò all’armadio sotto le scale e tornò con dei vestiti.

      “Questo è il maglione che indossavo da bambino, ma credo che ti starà bene.”

      Infilò il maglione marrone e blu fatto a maglia dalla testa, poi mise le braccia nelle maniche e si allungò per tirare fuori i capelli dal colletto. Disse qualcosa a Fuse e sorrise, facendo scorrere la mano sul maglione sfumato.

      “Si, anche questo l’ha fatto mia nonna. Prova gli stivali, ma prima metti due paia di calzini.”

      Rajiani si sedette per terra per infilarsi i calzini, poi gli stivali.

      “Sono un po’ troppo grandi per te.”

      Lei allacciò uno degli stivali di pelle.

      “Ma è meglio che correre in giro sulla neve con quelle tue vecchie scarpe logore.” Si inginocchiò per allacciarle l’altro, ma lei tirò via il piede.

      Rajiani si alzò in piedi dopo aver finito con il secondo stivale. Si mise i guanti di pelle che lui le porse e camminò in cerchio davanti a Fuse guardandosi i piedi.

      Si fermò e fece una domanda puntando il piede verso il basso.

      “Stivali,” disse lui.

      “Stivali.”

      “Papà,” disse Fuse, controllando il camino. “Andiamo dall’altra parte dello stagno a tagliare l’albero di Natale. Te la caverai per un paio d’ore?” Mescolò i carboni ardenti con un attizzatoio, poi aggiunse altri due legni al fuoco.

      “Papà,” Fuse sentì la voce di Rajianidietro di sé. Si voltò e la vide davanti al signor Fusilier, i cui occhi erano rivolti verso il suo viso.

      Lei indicò i suoi piedi. “Stivali.”

      La testa di lui si inclinò lentamente. Dopo un attimo, i suoi occhi tornarono sul suo viso, e sbatté le palpebre.

      Capitolo Sette

      Era bellissimo il bosco, al di là dello stagno. Era uscito il sole, soffiava ancora il vento, e l’unico rumore era il soffice scricchiolio della neve sotto i loro piedi.

      Fuse si fece strada attraverso i cumuli.Rajiani camminava dietro di lui, e Ransom la seguiva, trainando una piccola slitta con sopra un’ascia.

      “Cervo.” Fuse indicò la neve davanti a loro, dove una scia di improntespuntavasul loro percorso.

      “Cervo?” Rajiani era accanto a lui e seguì le tracce con gli occhi vedendole scomparire sulla riva del letto delfiume.

      La corrente tumultuosa era sufficientemente rapida da non ghiacciarsi mai, in particolarenelle pozze e nei mulinelli.

      “È andato laggiù a bere,” sussurrò Fuse.

      Rajiani raggrinzì la fronte.

      Lui mimò il gesto di portarsi un bicchiere alle labbra e indicò il fiume. “Bere.”

      “Cervo, bere.”

      Si inginocchiò per sfiorare le impronte, un attimo dopo proseguirono nel bosco.

      Fuse sapeva quale albero voleva. Si trovava nella parte più lontana del bosco, vicino alla recinzione che segnava il confine coni Quackenbush. Ci aveva posato gli occhi lo scorso agosto, quando aveva riparato il recinto sul lato nord della loro fattoria. Nella sua mente, l’aveva immaginato come l’albero di Natale perfetto grazie alla sua forma conica. Non era grande


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