Il Gioco Di Casper. Charley Brindley

Il Gioco Di Casper - Charley Brindley


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poi Leticia mi porta il numero di buste che chiedo.”

      “Ogni sera giocano le stesse persone?”

      “No. Alcune giocano tutte le volte, alter vanno e vengono.”

      “Limiti?”

      “Nessuno. Ho avuto sedici giocatori.”

      “Sa cosa c’è nelle buste?”

      “No.”

      Nadia si avvicinò al tavolo. Guardò Bell, sorrise, poi guardò la donna. La sua espressione non era proprio di disgusto, ma quasi.

      Bell catturò lo sguardo di Nadia, fece un cenno col capo verso la donna, e mimò le parole, ‘Sii gentile.’

      Il sorriso di Nadia divenne esagerato. “Cosa posso fare per lei, signora?”

      “Può togliersi quel sorrisetto dalla faccia e portarmi un Dead Peacock. Poi, mostri un minimo di rispetto. Tutti dobbiamo lavorare sui talenti con I quali siamo nati. Lei è diventata una cameriera, mentre io mi sono trovata un posto nell’industria del comfort, mi sono fatta strada all’università, e questo tipo viscido…” indicò Bell, “sta gestendo un qualche tipo di racket, probabilmente illegale, ma apparentemente con un’alta posta. Gli offrirò un drink e arriverò a fondo della faccenda.” Alzò lo sguardo su Nadia e inarcò un sopracciglio.

      Nadia guardò Bell.

      Lui le fece l’occhiolino.

      “Cos’è un Dead Peacock?” chiese Nadia.

      “Un decilitro l’uno di assenzio, aperol, cointreau, e whiskey. Poi aggiungere un’aibika.”

      “Aibika?”

      “Un fiore commestibile. Immagino che un fiore di ibisco o lavanda vada bene.”

      “Accidenti, penso di sapere cosa ha ucciso il pavone.” Nadia se ne andò per preparare i drink.

      “Questo gioco non è illegale,” disse Bell. “E io non sono viscido. Nessuno è costretto a giocare. Infatti, convinco molte persone a non farlo, soprattutto se penso che non possano permettersi di perdere mille dollari. O se penso che il loro intelletto non sia all’altezza del compito.”

      “Le buste sigillate arrivano…” Si chino verso di lui. “Sto cercando di capire, quindi stia zitto per un attimo. Lei distribuisce le buste, e il gioco inizia. Questi uomini e donne aprono le buste, ne tirano fuori qualcosa, e iniziano a lavorarci su. Probabilmente lo fanno ciascuno per conto suo perché ognuno vuol vincere l’intero piatto.”

      Arrivarono i drink, e la donna pagò a Nadia cinquanta dollari, poi rifiutò il resto.

      La cameriera felice andò al bar e tornò con una ciotola di noccioline e un cestino di tortilla, più un piattino con sopra quattro fragole coperte di cioccolato. Corse verso un altro tavolo.

      “Dentro ogni busta c’è un enigma da risolvere.” La donna mangiò una delle fragole. “Un rompicapo avvolto in un mistero, dentro un enigma, come disse il nostro caro Churchill. E immagino che ci sia un tempo stabilito. Mi chiedo se tutti i giocatori ricevono lo stesso puzzle. No…” Alzò un indice. “Non me lo dica. Lo scoprirò da sola.” Finì la fragola, si leccò le dita, poi bevve il drink.

      Bell mangiò una patatina mentre guardava Gigi entrare.

      Lanciò un’occhiata a Bell, sorrise, guardò il rosso, poi porse la mano in un gesto interrogativo.

      Lui si strinse nelle spalle.

      Gigi andò verso il bar, facendo l’inventario delle marche.

      “Il puzzle è sempre lo stesso, altrimenti sarebbe ingiusto,” disse il rosso. “Possono cercare su Google la risposta, ma immagino che non servirebbe a nulla. Lei, o chiunque abbia inventato questo gioco, non può controllare in che modo i giocatori risolvono l’enigma, quindi non è qualcosa che si può controllare. Il master…e non è lei, no?”

      Bell scosse la testa.

      “Il master crea questi enigmi ogni giorno. Ha detto che il gioco si fa ogni giorno, vero?”

      “No, ha detto lei che c’è ogni sera, ma sì, io conduco il gioco ogni notte. Chiude alle nove, e i giocatori possono dare la propria quota per il gioco successivo quando scoprono se hanno vinto o perso.”

      “Quest’uomo, immagino sia un uomo, ma potrebbe essere una donna, crea un nuovo enigma ogni giorno, quindi non è rilassato. Deve essere intelligente e rapido pensatore. È un qualche tipo di scienziato o insegnante. Un cervellone. Un professore. Già, è un professore universitario così annoiato di una manica di studenti illetterati da dover occupare il suo tempo a creare rompicapo, come quell’uomo che crea le parole crociate del New York Times. Le più difficili da risolvere del paese, forse del mondo, e ne crea uno ogni settimana. Ma il vostro uomo è migliore, ne crea uno nuovo ogni giorno.” Ruotò il suo Dead Peacock sul tavolo. “Mi chiedo chi sia.” Guardando Bell, inarcò un sopracciglio.

      “Chi lo sa? Non l’ho mai incontrato.”

      “Allora è un uomo. Ha mai parlato con lui?”

      “No, non a voce, solo per messaggi. Immagino che potrebbe essere una donna.”

      “Curiosone.” Porse il suo drink a Nadia perché lo vedesse. “Come vengono gestiti i soldi?”

      “Okay, ora mi sta spaventando. Troppe domande.”

      “Non parteciperò al gioco finché non saprò esattamente come funziona.”

      “Chi ha detto che parteciperà al gioco? È solo su invito. E lei assomiglia troppo a un poliziotto.”

      “Ha detto che non è illegale.”

      “Infatti, ma non voglio essere arrestato sulla base di semplici sospetti, poi dovrei provare la mia innocenza.”

      “Bene.”

      Nadia portò un drink alla rossa.

      Dette a Nadia una banconota da cento dollari. “Mi restituisca i miei cinquanta.”

      Nadia le porse i soldi e attese.

      “Sì,” disse la rossa. “Tenga il resto.”

      “Oh, grazie. Ora lei è la mia cliente preferita.”

      “Scommetto che lo dice a chiunque lasci una buona mancia.”

      “Probabilmente,” disse Bell.

      “Bene,” disse lei. “Ora avremo un servizio decente.”

      Bell vide la rossa fare l’occhiolino alla cameriera.

      Nadia arrossì. “Dove va a scuola?”

      “Alla New York University.”

      “Oh, merda,” disse Bell.

      “Cosa?” chiese Nadia.

      “Cosa?” chiese la rossa.

      “Niente.”

      Nadia corse via per prendersi cura di un cliente rumoroso a un tavolo vicino.

      “Lei è un maledetto professore alla New York university,” disse. “Dico bene?”

      Bell fissò lo schermo del suo computer. “Deve avere due palle molto grosse se pensa di poter—”

      Lei gli prese la mano e la appoggiò sul suo inguine. “Sente qualche parte dell’anatomia maschile qua sotto? Sono stufa di sentire come avere un paio di palle di inutile pelle che mi pendono tra le gambe darebbe a me e alle altre donne l’abilità di ragionare ed elaborare un pensiero personale.” Scacciò la sua mano e la sbatté sul ventre di lui.

      “Ahi!”

      “Già, non solo sono inutile, ma sono anche la parte più vulnerabile del suo corpo. Se volessi fare del male a un uomo, gli darei un calcio in mezzo alle gambe prima di prenderlo a pugni negli occhi. Forse se avessi un paio di tette d’acciaio con capezzoli in ottone,si sentirebbe inferiore.”

      “Molto divertente, ma io non sto cercando di sminuirla; volevo solo spiegarle il gioco.”

      “Ha


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