Il Mio Sangue Sulle Zanne. Virginie T.
una tenuta suscettibile di soddisfarvi.
Si alza con sconcertante facilità per un uomo di sei secoli. I suoi passi non fanno alcun rumore sul pavimento di pietra, come se fluttuasse senza toccare terra. Io non ho la sua discrezione. Peccato, questo mi permetterebbe ogni tanto di fuggire dal mio mausoleo. Mi gira intorno e ho l’impressione di essere una preda in mezzo ai rapaci.
– Hai scelto bene. Quest’abito bianco ti dona splendidamente e mi piacciono le tue labbra scarlatte.
Si accomoda nuovamente sul suo trono dopo un ultimo sguardo di approvazione.
– Drizzati. Dobbiamo parlare.
Obbedisco e scruto il volto di mio padre, alla ricerca del minimo indizio. Di un nero profondo come l’inchiostro, il suo sguardo austero non lascia trasparire nulla. Un’altra differenza tra di noi. I miei occhi sono luminosi e Anton mi ha confermato che sono l’unica a essere così tra tutti i vampiri.
– Il momento è grave, figlia mia.
– Cosa succede?
– Vieni a sederti vicino a me.
Sedermi vicino a lui è una parola grossa. In realtà, devo inginocchiarmi, per terra, ai piedi del nostro sovrano in segno di sottomissione, come una brava figlia. Mi accorgo di diventare amara con il passare del tempo, stanca di stagnare nello stesso posto, ridotta ad avere contatti solo con Zoran e Anton. Sogno di integrarmi al mondo e di vivere fra i comuni mortali. Persa nei miei pensieri, mi accorgo con un po’ di ritardo del silenzio pesante che regna intorno a me. Mio padre toglie il cappuccio che nasconde le tracce della sua vecchia vita e questo non è un buon segno. Lo fa solo quando vuole spaventare il suo interlocutore. Non che altrimenti le persone che gli stanno davanti lo prendano per un tipo spassoso, ne sono certa, ma Anton mi ha raccontato come fa il re a impaurire i suoi sudditi. La crudeltà di Zoran è leggendaria, ma vedere le stigmate fisiche che l’hanno portato al trono è tutta un’altra storia. L’orecchio mancante e il cuoio capelluto calvo segnato da innumerevoli morsi ricordano quello che ha subito prima di rivenire dal mondo dei morti per vendicarsi dei suoi aguzzini. Questo denota la sua forza d’animo che ha vinto la morte stessa. È il primo di tutti i vampiri e il creatore della nostra razza. Il padre di tutti noi.
– Ti annoio, Tatjana?
La sua voce è secca, tagliente come una lama di rasoio. Io sono la principessa. Eppure, non sono al riparo dalla sua collera e da quello che ne consegue. Mi ha già picchiata e frustata a causa della mia disobbedienza. E quando questo non è bastato per affermare la propria autorità, se l’è presa con Anton. Sa bene che nonostante la condizione di vampiro, ho conservato la mia anima e la mia coscienza e che mi fa soffrire di più vedere qualcuno farsi punire al posto mio che essere io stessa picchiata. Questo è il mio punto debole e lui lo sfrutta volutamente. Lo fa anche planare su di me come una minaccia nel caso in cui mi venisse voglia di scappare. Mi ha avvertito che metterebbe il paese a ferro e fuoco per ritrovarmi e che non risparmierebbe la vita di nessuno per farmi tornare.
– Certo che no, mio sire. Avete tutta la mia attenzione.
Si prende un minuto ancora per osservarmi, come per sondarmi e cercare di capire quello che mi trotta per la testa, prima di riprendere.
– Molti dei nostri sono scomparsi senza lasciare traccia durante queste ultime settimane. Sono partiti in compagnia dei loro cani e non sono mai più tornati.
Stringo le labbra per non replicare che non sono dei cani. L’ho già fatto. Una volta. Questo mi è costato una giornata di frustate e tre giorni di digiuno. Ho creduto che sarei morta. Davvero. E quando Zoran ha inviato un essere umano per togliere la punizione, ho ucciso questa creatura senza il minimo ritegno, assaporando sulla lingua il gusto del suo sangue con un piacere indicibile, fino a renderlo esangue. I rimorsi che ho provato allora mi hanno quasi uccisa. Quella è stata l’unica volta che ho bevuto sangue umano ed è fuori discussione che si riproduca un giorno. Preferisco morire di fame che rivivere l’esperienza.
– Non capisco come posso esservi utile, padre. Non esco mai dal castello. Ignoro dove siano finiti i nostri fratelli o che cosa sia successo loro.
La sua voce diventa più forte e più stridente.
– Non sono dei fratelli, ma dei sudditi, non dimenticarlo mai, e io so esattamente dove si trovano.
Naturalmente. Sempre questo bisogno di essere superiore agli altri. Questa voglia costante di distinguersi sarà la sua rovina.
– Sono morti. Tutti.
Eccoci. Quando dicevo che non siamo immortali. Non invecchiamo, ma possiamo benissimo morire. Un’altra volta. Diventiamo vampiri quando uno di loro ci morde e ci lascia alle soglie della morte. Un morto non invecchia più. Noi siamo dei morti viventi, non del tutto vivi e non del tutto morti. Siamo bloccati in una via di mezzo. Ma ci possono uccidere definitivamente bruciandoci vivi nelle fiamme o al sole, decapitandoci o lasciandoci morire di fame. Insomma, delle morti molto amene. Ci possono naturalmente ferire più o meno gravemente, anche se abbiamo una facoltà di rigenerazione fuori dal comune. In ogni caso rispetto agli altri vampiri.
– Come potete saperlo visto che sono scomparsi?
– Ho sentito la morte di quelli che ho creato. Non fare domande stupide, ti prego. L’ora è grave.
Il veleno di vampiro è potente e crea effettivamente un certo legame tra il creatore e la sua creazione. Zoran sente la presenza di tutti i vampiri che ha generato. Il contrario non succede. Noi non possiamo sapere dov’è Zoran.
– Come sono morti? Si sono fatti sorprendere dai raggi del sole?
– Non dire stupidaggini. Solo i principianti possono farsi ingannare dai raggi UV e non ci sono più giovani vampiri da decenni. Sei tu la più giovane della nostra nazione e lo sai.
Fa una pausa a effetto. Mio padre ama mantenere la suspense.
– I loro cani non sono altro che sciacalli e li hanno sgozzati.
Resto senza parole. Non ne ho mai visti, e anche se sento i rumori di ossa spezzate durante i loro pasti notturni, non posso immaginare una cosa simile. Perché? Perché lo farebbero? Per quanto mi ricordi io, sono sempre vissuti al nostro fianco.
Capitolo 2
Adrian
Non pensavo di potermi liberare così presto in serata, ma Anton mi ha chiesto di andare a fare un giro per qualche ora e di ritornare appena prima dell’alba. Perfetto. Posso unirmi agli altri e ascoltare le ultime raccomandazioni di Dumitru. Il nostro capo ha deciso di lanciare l’assalto tra poco. Dobbiamo tenerci pronti. Il branco si è già riunito intorno alla piattaforma in attesa che il nostro capo parli. L’aria è carica di tensione. Tutto è troppo calmo e silenzioso.
– Ciao, Adrian. Non pensavo di vederti a quest’ora.
– Vasile. Nemmeno io, ma Anton mi ha congedato fino all’alba.
– Il tuo vampiro è uno dei più strani. Perché non mangia mai prima di andare al castello? Nessun succhiatore di sangue, a parte lui, si trattiene dal mangiare.
Il mio migliore amico ha ragione. Anton è un vampiro molto particolare. Innanzitutto nessuno sa quale sia la sua funzione presso il re vampiro. Va al castello dal tramonto a volte fino all’alba, ma nessuno dei servitori sa il perché e le sue visite al re vampiro sono le uniche che si svolgono a porte chiuse. Inoltre questa storia di non bere sangue prima di andarci rende tutto ancora più strano. Sono certo che privarsi così di cibo lo fa soffrire fisicamente. Eppure, non deroga mai a questa regola. Si potrebbe credere che mangi al castello, ma è raro che succeda. In genere, aspetta di ritrovarmi e poi cacciamo insieme. I miei pensieri sono interrotti dall’arrivo del nostro capo sulla piattaforma. Dumitru è il lupo mannaro più vecchio del branco, il primo nato, e il nostro capo supremo a dispetto di quello che pensa il re vampiro. Gli obbediamo e gli abbiamo giurato fedeltà fino alla morte, cosa che è già successa per alcuni di noi.
– Buonasera a tutti. Non ho intenzione di tenervi