Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti. Italo Svevo
mattina allorché egli stava per uscire. Da prima, con l’aspetto della sera e veramente da persona che dà un annunzio giocondo, aveva detto la frase:
— Finalmente anche per noi si vede un po’ di luce.
Improvvisamente mutò di aspetto e di modi. Parlò delle cure che domandava l’avvenimento vicino e avendo cominciato a lagnarsi continuò dicendo che le dispiaceva dover fidarsi di quanto risolvesse Gustavo e di quanto egli giudicasse. Infine si mise a singhiozzare disperatamente dichiarando che non aveva creduto giammai di dover accordare la figliuola a persona ch’ella non conosceva. Ella aveva passato una brutta notte e la sua dolce fisonomia di grassa anemica era scomposta; i suoi capelli bianchi in disordine aumentavano il suo aspetto da sofferente.
Alfonso cercò di calmarla dicendole che il Gralli aveva prodotto in lui ottima impressione.
Sempre piangendo, ella assicurò che anche a lei lo sposo di Lucia piaceva, e aggiunse che sapeva di aver torto di piangere perché il pianto era di malaugurio per un avvenimento simile. Il dolore era il più forte ed ella si lasciò trascinare a confessargli le speranze ch’ella aveva nutrite dacché egli era entrato in casa. Adesso poteva dirglielo perché non era più possibile che la sua confidenza venisse presa per un attentato e meravigliò Alfonso con la sua sincerità. Però, mentendo, e Alfonso lo sospettò, disse che delle sue speranze Lucia nulla aveva saputo. Fu del tutto e commoventemente sincera quando gli spiegò le ragioni per le quali aveva desiderato di vederlo innamorarsi di Lucia.
— Lei la conoscevo. Avrei avuto la certezza che quand’anche le cose loro si fossero volte a male, lei avrebbe trovato sempre ancora la pazienza necessaria per trattare sua moglie con dolcezza. In due, così come me lo figuravo io, non si è mai del tutto infelici.
Alfonso non fu imbarazzato sul contegno da tenere. Più di una volta aveva sentito il desiderio, un desiderio molto platonico, di render felice quella povera vecchia e si credeva ora in diritto di simulare dispiacere di non poter più fare quello che non avrebbe fatto in nessun caso.
— Sarebbe stato un bel sogno, è vero, — disse Alfonso, — ma per ora non si poteva realizzarlo perché la mia posizione è anche più misera e malsicura di quella di Gralli. Saremmo morti di fame.
Quando fu solo ripensò commosso al tragico dolore della Lanucci. Quella povera donna in mezzo alle sue disgrazie aveva rivolte tutte le speranze all’avvenire della figliuola e perciò era stata sempre più rassegnata e più lieta che gli altri. Ora appena le sue speranze morivano. Sua figlia doveva subire il suo stesso destino. Sarebbe stata circondata da una famiglia di disgraziati per nulla migliore di quella da cui usciva.
— Signorina, — disse Alfonso alla sera seriamente a Lucia, — voglio essere il primo a farle le mie congratulazioni e perciò gliele faccio subito.
Lucia ringraziò cerimoniosamente.
— Non c’è ancora nulla da congratularsi perché Mario non fece ancora ufficialmente la domanda, — lo chiamava già confidenzialmente col nome di battesimo; — da lei però posso accettare delle congratulazioni in anticipazione.
Alla sera Alfonso s’addormentò insolitamente presto, dopo aver subito per due ore la noia mortale della compagnia dei Lanucci e di Gralli. Sofferse al vedere lo sposo privo di spirito e d’idee, ma come comprendeva che la vecchia ne soffriva, così anche capiva che Lucia non se ne avvedeva e che il suo sposo le piaceva così dignitosamente muto.
Alfonso si trasse le coperte fino al mento e a conclusione di una lunga riflessione sull’andamento delle cose umane mormorò:
— L’uomo dovrebbe poter vivere due vite: Una per sé e l’altra per gli altri.
Pensava che se avesse avuto due vite, ne avrebbe dedicata una alla felicità dei Lanucci.
R
XIV
Una sera Annetta annunziò ad Alfonso che pochi giorni appresso doveva arrivare suo fratello Federico. Gliene dava l’avviso acciocché si preparasse per contenersi con la massima prudenza. Federico l’amava molto e finché soggiornava in città sarebbe stato difficile che la lasciasse mai sola. Non commettesse dunque delle imprudenze, perché destando in Federico il più leggero sospetto avrebbero dovuto cessare di vedersi.
Alfonso le promise tutto ciò ch’ella gli chiese. Quella sera ella gli aveva molto permesso ed egli voleva contraccambiarla di eguale arrendevolezza; le chiese persino se ella desiderasse che per quel tempo sospendesse le sue visite e si dichiarò pronto di compiacerla. Tanto ella non volle, perché anche una tale improvvisa interruzione poteva destare sospetti. Non trovò necessario di dirgli che le sarebbe dispiaciuto di non vederlo per tanto tempo.
In certo modo le relazioni fra Alfonso e Annetta erano divenute meno affettuose. Ella non gli aveva detto giammai di amarlo. Se lo era lasciato dire, ma da qualche tempo neppure lui non provava più il bisogno di ripeterlo né essa s’accorgeva di tale mancanza. Pareva che perciò il loro contegno fosse divenuto più franco e che si trovassero in un accordo tacito che però realmente non sussisteva; perché Alfonso ancora sempre sperava qualche cosa d’altro e aveva riconosciuto, dolendosene, che la via sulla quale si trovava era quella che poteva condurlo alla conquista di una ganza ma non di un’amante o di una moglie.
In presenza di altra gente, egli aveva l’aspetto di corteggiatore, lanciava delle occhiate, faceva complimenti o chiedeva di essere per un solo istante solo con essa per poterle dire qualche cosa. Quando finalmente erano soli, con un sorriso in cui egli credette talvolta di scorgere l’ironia, ella gli diceva che poteva parlare. Senz’aprir bocca egli l’attirava a sé e furiosamente la baciava. A un dato punto ella si difendeva, ma con la calma energica della persona sicura di sé. Non avevano più dispute dacché Alfonso era divenuto più prudente dinanzi a coloro di cui Annetta temeva i sospetti. Sembrava proprio ch’ella stessa fosse disposta a divenire piuttosto sua ganza che sua moglie; si adirava per il suo contegno in pubblico, non per quello a quattr’occhi.
Lo si avvisò in ufficio ch’era arrivato Federico e ciò gli produsse una strana impressione di sgomento. A poco alla volta aveva conquistato l’amicizia di tutti coloro che frequentavano casa Maller. Era stata una conquista lenta e difficile che gli sembrava fosse riuscita per caso fortunato, per essere stata preparata prima dalla stima che gli aveva regalata Macario, poi dal rispetto che Annetta, un’ignorante, aveva credito di tributargli. Ora interveniva un nuova persona che sembrava usasse pensare con la propria mente e chissà con quali massime. Era da temerne, visto che Annetta ne temeva per lui. Federico era di certo un ambizioso che avrebbe cominciato col disprezzarlo.
Per quella sera non andò da Annetta; non voleva farsi vedere troppo presto. La sera appresso gli sembrava che fosse un secolo dacché non l’aveva veduta e andò in casa Maller ingenuamente credendo che così dovesse sembrare anche agli altri.
Trovò soltanto Francesca e fece il viso di chi soltanto dopo di aver ingoiato un liquore s’accorge ch’è amaro. Francesca comprese.
— Per una sera, — gli disse sorridendo, — si contenti di parlare con me di Annetta. Ella ha dovuto uscire col signor Federico. Dunque ascolto! Mi racconti qualche cosa dei suoi rapporti con Annetta. — Stette zitta, attendendo ch’egli parlasse, mentre egli rimaneva muto, sorpreso dallo strano esordio col quale Francesca sembrava di voler estorcergli delle confidenze. — Credevo le facesse piacere di parlare di Annetta e con me lo può, visto che, come avrà capito, lo spero, sono la sua confidente. — Volle dargli una prova ch’ella sapeva tutto: — Mai più sul pianerottolo! — gli disse con una risata e minacciò con la bianca mano, la parte più perfetta del suo corpo. Alludeva a quell’abbraccio che Alfonso tempo prima sul pianerottolo aveva rubato ad Annetta.
A lui bastava la prova ch’ella gli aveva data, specialmente perché sentiva forte il bisogno di parlare di Annetta e di lagnarsi di lei. Disse dunque che dei suoi rapporti con Annetta, come li chiamava Francesca, egli non era affatto affatto soddisfatto. Annetta non era quale egli l’avrebbe voluta.
— Lei non avrebbe veramente delle ragioni a lagnarsi, — osservò Francesca in un tono