Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti. Italo Svevo
che Annetta lo amava, perché si trattava di lui, ma che se Annetta si fosse data a quel modo ad altri, ella non se ne sarebbe consolata mai più perché il tutto era potuto accadere soltanto per un suo errore, perché non aveva avuto il coraggio di far intervenire Maller a tagliare la tresca ch’ella sapeva incominciata. — Ho errato, ma, se la conseguenza del mio errore ha da essere il suo matrimonio con Annetta, il mio pentimento è ben piccolo. Mi accade proprio di venir premiata di un errore.
L’erta era finita. Più che a guardare ove andavano erano occupati ad osservarsi l’un l’altra. Quasi istintivamente Alfonso voleva attraversare la piazza perché tirando dritti si doveva passare per una via molto popolata, ma ella lo fece deviare:
— La carrozza mi attende là!
— Ma perché ho da agire contro l’espresso volere di Annetta?
— Insomma come lei stesso ha detto, è dovere di cavaliere di non lasciare a questo modo il posto. — Ella accettava un argomento che, per leggerezza, poco prima aveva distrutto. — E di più sarebbe da poco accorto.
Ella gli dava dunque il consiglio di rimanere acciocché non vi fosse pericolo per il matrimonio ch’ella già aveva dato prova di desiderare vivamente. Una seconda volta dava consigli, si rendeva, peggio che sua complice, sua istigatrice. Egli ne fu agghiacciato.
— Io non mi opporrò mai al volere della signorina Annetta. Obbedirò con scupolosa esattezza ai suoi ordini o desiderî.
Parlava col tono di chi vuole tagliar corto. Non portava argomenti lui; aveva deciso così e non si curava di sapere ove sarebbe giunto con l’obbedienza passiva di cui parlava.
Ella lo guardò stupefatta, non certa ancora di aver udito per bene. Poi parlò di nuovo e per la prima volta Alfonso udì quella vocina alterarsi; rimaneva sempre esile ma era rotta dall’affanno e, gridata, aveva perduto ogni dolcezza.
— Ma se seguendo i consigli di Annetta espone a grande pericolo la felicità ch’ella crede di avere in saccoccia? Ma quale amore crede lei di averle ispirato, forse di quelli delle dame antiche, amori che resistevano agli ostacoli e duravano per tempo infinito? — Rise perché volle ridere. — Ella si affida di lasciarla qui esposta ai consigli del padre e dei parenti? Se ne vada pure giacché lo vuole e ritorni anche dopo una sola settimana. Sarà ridivenuto il travetto della banca Maller e Annetta non si rammenterà neppure di averla conosciuta. — Le parole le erano uscite di bocca compatte come un solo grido. Continuò più calma:
— Conosco i Maller. Crede ella che quando si sarà spiegato ad Annetta quello che oggi, ma oggi soltanto, ha dimenticato, crede che le rimarrà ancora fedele?
— Lo credo! — disse tranquillamente Alfonso.
A questa soluzione non aveva pensato durante la lunga giornata, ma non appena rammentata da Francesca la riconobbe quale la più probabile e nello stesso tempo la più felice. Infatti non era quasi certo che l’ambizione di Annetta, per breve tempo dimenticata, riconquisterebbe subito il suo posto avendolo occupato sempre fino ad allora? Era una soluzione felice perché, mentre egli aveva temuto di venir costretto a fare lui la parte di traditore, tutto ad un tratto diveniva il tradito e non gli restava altro compito che di dare generosamente il suo perdono, cosa facile e aggradevole.
— Allora per lei tutto è perduto! — disse Francesca con voce che per dare maggior serietà a queste parole ridivenne calma per un istante. — Io non capisco le ragioni per cui agisce così e non mi curo di conoscerle; se abbandona la città anche soltanto per pochi giorni, non rivedrà mai più Annetta.
— Devo partire se Annetta me lo ordina.
— È tanto evidente la giustezza di quanto le dico che non posso fare a meno di pensare che di Annetta nulla le importi oppure che tutto ad un tratto ella abbia perduto il lume dell’intelletto.
Parlava a casaccio senza molto riflettere a quello che diceva e Alfonso lo sentiva, ma non per ciò dimenticò di rispondere a quelle parole che lo colpivano nel vivo.
— A me di Annetta importa quanto della luce dei miei occhi, — e fu soddisfatto dalla frase. — Ma non voglio rubare il suo amore; voglio che mi venga dato spontaneamente. — Poi gli riuscì di trovate l’intonazione e la parola giusta. — Io non so che farmene di un amore che avrebbe a cessare nello spazio di otto giorni, ed ora che ella mi ha messo in dubbio, se Annetta stessa non avesse proposto questo viaggio, lo proporrei io.
Ella rise con disprezzo.
— Ha trovato il modo di dare il nome di dignità alla sua freddezza.
Era di nuovo giusto; per caso ella aveva capito quale parola maggiormente lo avesse offeso e insisteva alla cieca su quella per procurarsi la soddisfazione di offenderlo ancora.
Egli rimase inalteratamente calmo. Solo una volta si agitò allorché per errore, stanco di veder continuata la discussione sempre con le medesime parole, aveva dichiarato che la discussione fra di loro era inutile perché per non partire egli doveva trovare delle buone ragioni per convincere Annetta. Ella gliene suggerì dieci in un fiato. Alfonso si commosse perché gli balenava alla mente la possibilità che potesse venir costretto a rimanere; riconobbe il suo errore e senza perdersi a confutare le ragioni portate da Francesca, con un’ostinazione che a lui stesso ricordò quella della gente di poche idee, dei contadini, si limitò a protestare ch’egli avrebbe fatto semplicemente il volere di Annetta senza indagare se ella avesse ragione di volere così o meno. Egli faceva un matrimonio d’amore, per parlare più a lungo si ripeteva, egli faceva un matrimonio d’amore e non voleva agire con l’accortezza di chi persegue un interesse.
Ella camminava di nuovo due passi dinanzi a lui e sembrava di aver rinunziato a convincerlo. Tutto ad un tratto rallentò il passo. Ebbe di nuovo il dubbio ch’egli diffidasse di lei. Era una supposizione non ragionevole, ma la sorpresa, il dolore di dover lasciarlo senz’aver ottenuto quello che le era sembrato tanto facile, la turbavano. Ella agiva inconsideratamente seguendo i primi impulsi.
Si mise a spiegargli perché ella prendesse tanta parte al suo destino e la voce calma doveva celare una grande agitazione che la portava a tali confessioni.
— È ben vero che io voglio bene a lei e alla sua famiglia, — incominciò con una freddezza che rendeva ironica la sua frase, — però non è soltanto quest’affetto che mi fa agire. Le conseguenze che devono derivare a me da questo matrimonio sono tali che ne dipende la felicità della mia vita. Ha capito o dubita ancora che i miei consigli sieno dati in mala fede?
Egli più non ne poteva dubitare; aveva compreso. Nel delirio della notte, Annetta gli aveva confessato ch’era stata dessa a opporsi al matrimonio di Maller e gli aveva anche fatto capire che, accettando lui per marito, non poteva più persistere in quell’opposizione. Francesca dunque aveva il maggior interesse acché questo matrimonio si facesse ed era spiegabile il suo furore al vedere che giunta tanto vicina alla meta, sorgesse qualche cosa di nuovo, imprevisto e irragionevole, a mettere in dubbio la sua vittoria.
Fu tanto scosso da questa confessione che ancora una volta deviò dal metodo seguito per difendersi: volle convincerla che la sua partenza non poteva essere di pericolo sì grande alla sua relazione con Annetta. Annetta lo amava, gliel’aveva ripetuto su tutti i toni, gliene aveva dato le prove. Perché dunque offenderla dubitando della serietà del suo affetto?
Ella cessò per la prima dalla lotta. Camminò ancora dieci passi circa oltre la carrozza di cui il cocchiere teneva aperto lo sportello. Non rispondeva ai lunghi discorsi di Alfonso e forse non li seguiva. Lo guardò tutto ad un tratto alzando con movimento rapido la testa:
— O non ama Annetta o ha una paura ridicola del padre.
A lui parve dignitoso non rispondere.
Ritornando alla carrozza ella mormorò:
— Non si è visto giammai una cosa simile. — Prima di lasciarlo, si volse a lui e mettendogli la fredda piccola mano nella sua, pronta a stringere con l’amicizia ch’egli altrimenti non aveva saputo dimostrarle, gli disse: — Ad ogni modo sono obbligata di fare il possibile per risparmiarle la