Gli albori della vita Italiana. Autori vari

Gli albori della vita Italiana - Autori vari


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       Autori Vari

      Gli albori della vita Italiana

      Conferenze tenute a Firenze nel 1890

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066070380

       LE CONFERENZE DI FIRENZE SU GLI ALBORI DELLA VITA ITALIANA [1]

       PRELUDIO

       LE ORIGINI DEL COMUNE DI FIRENZE

       I.

       II.

       III.

       IV.

       V.

       VI.

       VII.

       VIII.

       VENEZIA E LE REPUBBLICHE MARINARE

       LE ORIGINI DEL COMUNE DI MILANO

       LE ORIGINI DELLA MONARCHIA IN PIEMONTE

       LE ORIGINI DELLA MONARCHIA A NAPOLI

       LE ORIGINI DEL PAPATO E DEL COMUNE DI ROMA

       GLI ORDINI RELIGIOSI E L'ERESIA

       LE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA

       LE ORIGINI DELLA LETTERATURA ITALIANA

       LE UNIVERSITÀ E IL DIRITTO

       LA FILOSOFIA E LA SCIENZA NEL PERIODO DELLE ORIGINI

       LE ORIGINI DELL'ARTE NUOVA

       EPILOGO

       Indice

      «Raccogliere ascoltatrici e ascoltatori devoti, quanti amano genialità di studi, vigoria di pensieri, pittrice eleganza nel dire, e invitare gl'ingegni più colti, perchè ognun di essi nelle spirituali adunanze, colorisca, secondo un ordine determinato, una parte del gran quadro della Vita Italiana nei varii secoli; parve assunto degno di quelle tradizioni di gentilezza onde Firenze si onora, e occasione bene augurata per procurare che i più valenti, mossi da un solo pensiero, illustrino le pagine gloriose della storia nostra civile. Firenze negli Orti neoplatonici, ai rezzi delle ville suburbane, nelle botteghe degli speziali, e poi nelle accademie e nei dotti ritrovi, ebbe in altri tempi il primato delle letterarie adunanze. Noi vorremmo che ora potesse modestamente dar l'esempio di eletti convegni, in cui l'ascoltare fosse studio e ricreazione dell'animo.»

      Così diceva un manifesto che portava in calce alfalbeticamente disposti, i nomi di Guido Biagi, G. O. Corazzini, Tommaso Corsini, Francesco Gioli, Diego Martelli, Carlo Placci, Arnaldo Pozzolini, Piero Strozzi, Pasquale Villari, e che, distribuito ne' salotti fiorentini e forestieri e commentato in varie lingue dalla viva eloquenza di apostoli convinti, ebbe la fortuna d'essere accolto con ogni favore. L'idea d'una serie di letture sopra un determinato argomento parve utile e buona: avrebbero almeno servito all'intento di farci conoscer meglio una parte della nostra vita passata e ricondotto a Firenze uomini di chiara fama, la cui voce da un pezzo non avea risuonato fra noi.

      Il manifesto piacque a quanti lo lessero. Scritto con uno stile leggermente précieux, parea fatto apposta per accarezzare gli orecchi più delicati, per esser ritenuto a memoria, come una musica di parole armoniose e soavi. Era destinato segnatamente alle signore, senza le quali, — come disse un amico dell'amico più grande che esse abbiano avuto, di Messer Giovanni di Boccaccio, non si può far cosa che abbia profumo di gentilezza. E le signore che rimandarono le schede di associazione con le loro firme in lettere inglesi, magre e sottili, aveano subito compreso d'essere invitate a metter su qualche cosa che avrebbe voluto esser durevole e degna.

      Frattanto, mentre d'ogni parte si chiedevan notizie di queste letture e della Società che le aveva promosse, venne innanzi l'inverno. L'argomento della prima serie era già scelto: Gli albori della Vita Italiana: e, distribuite le parti, già cominciavano i giornali ad annunziare questo che sarebbe stato l'avvenimento letterario dell'anno, storpiando maledettamente quel povero titolo che, di proto in proto, si mutava ora in allori e ora in alberi.

      Restava da sceglier la sala per le conferenze: e la scelta avea grande importanza perchè da essa dipendeva il carattere e l'intonazione delle letture. Il luogo alle volte determina il buon esito d'un'impresa: lo Stabat in teatro non sarebbe lo Stabat, e la musica del Barbiere, non potrebbe esser sonata sull'organo di chiesa. Così queste letture non dovevano diventare lezioni cattedratiche e nemmeno conferenze popolari. Una sala pubblica, l'Aula Magna, quella del Buonumore, la Filarmonica, la Sala di Luca Giordano, per un'infinità di ragioni, oltre a quelle accennate, non parevano adatte. Non ci voleva una sala a pigione; ma si desiderava l'ospitalità signorile di qualche antico palazzo. Il sogno era una bella sala con arazzi alle pareti, con un di quei larghi camini del quattrocento che invitavano i nostri antichi all'intimità del focolare, con le lumiere di nitido cristallo penzolanti da un soffitto a cassettoni, con il profumo dei fiori accomodati nelle paniere e nei vasi, con il tepore.... moderno d'un calorifero invisibile. E il sogno si avverò grazie ad un gentiluomo artista, sempre primo dove si tratti di tentare cosa utile e buona, e la cui benevola cortesia è a prova di fuoco come la porcellana della splendida Manifattura di Doccia. Il marchese Carlo Ginori, deputato al Parlamento, R. Commissario per le antichità e belle arti della Toscana, proprietario d'una fabbrica meravigliosa, cacciatore, schermidore e navigatore appassionato, affittuario dell'isola di Montecristo e, dopo tutto, bello e compito cavaliere, — concesse alla società la sala del suo palazzo, e le Letture fiorentine si chiamarono «le conferenze di Casa Ginori».

      La scelta della sala e la pubblicazione del programma per la prima serie di letture che cominciarono il 1.º


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