Le donne che lavorano. Virginia Treves
studi fatti recentemente, dobbiamo concludere che l'intelligenza della donna non è minore di quella dell'uomo, ma è d'un'altra specie; che non esiste inferiorità, ma qualche diversità, sicchè non sarà mai identica all'uomo moralmente, come non lo è fisicamente, e come identici non sono nemmeno individui dello stesso sesso; ma che agguerrendosi meglio alle battaglie della vita e ricevendo un'educazione più pratica e più intelligente, avrà maggiori attrattive senza perdere la sua femminilità.
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Abbiamo veduto che ora le faccende domestiche si riducono a così poca cosa che non bastano ad occupare ed a riempire la vita d'una donna, per cui senza far rivoluzioni, purchè abbia del coraggio, potrebbe riuscire col tempo e gradatamente ad invadere i campi che finora rimasero chiusi alla sua operosità, e ciò non le impedirebbe d'esser buona moglie e buona madre. Se l'uomo trova tempo di dedicarsi oltre che alla propria professione, alla politica, allo sport, ai divertimenti, non lo potrà trovare la donna per la propria casa e per i propri figli? Anzi il trovarlo le riuscirà facile e piacevole perchè vi si sentirà spinta naturalmente dall'affetto e dalle antiche consuetudini.
E poi il formarsi una famiglia è un problema che diviene ogni giorno più difficile, e migliaia di donne a cui sono negate le gioie domestiche nel lavoro soltanto potranno trovare quel conforto che la società non ha loro concesso e si sentiranno rialzate moralmente all'idea di bastare a sè stesse e al proprio sostentamento, senza aspettare la manna dai genitori, ed essere di peso ai parenti.
Naturalmente la donna dovrà lavorar meno dell'uomo per riserbare le forze all'ufficio della maternità, ma nell'esercizio moderato delle proprie facoltà troverà una fonte di salute. Coll'esercizio si rinvigoriscono i muscoli, si rafforza l'intelligenza, lavorando si mangia con miglior appetito e il nutrimento si assimila con maggior facilità; non c'è tempo di pensare a tanti malucci che spesso sono immaginarî o nati e cresciuti nell'ozio; si è più contenti di sè stessi e dei propri simili.
La donna che lavora non avrà tempo di girare per la città a comperare degli oggetti inutili, oppure a dir male del prossimo colle amiche e a farsi corteggiare dai bellimbusti; potrà invece trar profitto dal suo lavoro e contribuire col marito al benessere della famiglia.
In casa avrà degli argomenti meno frivoli e più interessanti per intrattenere il suo compagno, potrà comprenderlo meglio e spiegarsi certe sue preoccupazioni, perchè anch'essa le prova; non lo annoierà perchè la conduca ai divertimenti, perchè dopo una giornata operosa si sentirà anch'essa stanca e avrà voglia di riposare. Se sarà una donna di cuore, serberà sempre una parte, anzi la migliore, a beneficio della sua casa e dei suoi figli, mentre se non avrà affetto per la famiglia, anche non avendo occupazioni proficue, la trascurerà per l'ozio e i piaceri frivoli.
È naturale, il lavoro non è un divertimento e richiede dei sacrifici; non può lavorare chi vuole, ma chi fin dalla prima età ha imparato l'abitudine del lavoro e a tener calcolo del tempo; perciò ognuno dovrà scegliere un'occupazione adatta alla propria indole e alla propria inclinazione.
Se secondare le proprie facoltà è un dovere, sforzarle è un delitto; perciò la donna non dovrà sopraccaricarsi di lavoro, ma subordinarlo alle proprie forze e alla condizione della propria famiglia. Se prenderà interesse al proprio lavoro vedrà le sue giornate trascorrere rapidamente senza un minuto di noia, proverà il sublime godimento di chi ha impiegato il tempo utilmente, compiangerà quelle che non hanno mai provato la gioia di compiere un lavoro e di essere utili a sè e alla propria famiglia.
Non mi si venga a dire che la casa e le cure della maternità sono incompatibili con un lavoro continuato e proficuo.
Si è veduto come col progresso dei tempi il governo della casa si è semplificato, e quelle che dànno tanta importanza alle modeste occupazioni domestiche vuol dire che non apportandovi ordine ed intelligenza, trascinano tutto il giorno un lavoro pel quale non occorre che poco tempo, oppure esagerano le loro occupazioni per farsi valere maggiormente. In quanto ai figliuoli, potranno occupare per qualche anno, ma non tutta la vita e poi basta sul principio educarli bene e non dar loro cattive abitudini.
Non voglio dire che ora non esiste più famiglia, ma è molto mutata da quello ch'era una volta, basta dare uno sguardo al passato per accorgersene.
Una volta la famiglia era addirittura una tribù: tutti i figli maschi si sposavano in casa, erano sottomessi al padre, e per la madre era un'occupazione importante dirigere una famiglia molto numerosa e composta di persone di età e caratteri diversi.
Ora, non solo quando i figli si sposano, ma spesso quando hanno una professione, escono di casa; le ragazze, se trovano, vanno a marito e si formano piccole famigliuole che si possono condur bene senza fatica e senza sprecar tanto tempo, dove il marito esce pei suoi affari, i bambini vanno a scuola e la moglie ha tutto il tempo d'annoiarsi se non si dedica a qualche occupazione utile o piacevole.
Poi mettiamo il caso che il marito non riesca a procurarle il sostentamento, qual vita meschina sarà la sua?
Abbiamo un bel ripetere che l'ufficio della donna è di badare alla pentola, come farà se non ha niente da farvi bollire e se non ha imparato il modo di procurarselo? A questo proposito voglio riportare un aneddoto letto in un volume che parla della vita americana:
«Una professoressa di matematica annunciò il suo matrimonio. Una signora europea, d'idee ristrette ed antiquate, le chiese:
«Ma sapete voi far da mangiare?
« — No, — rispose la professoressa, — ma ho sulle altre donne il vantaggio che, essendo abituata allo studio, lo imparerei molto facilmente e in ogni caso posso guadagnare colla mia professione abbastanza, per pagare una cuoca.»
La casa, la famiglia, tutte belle cose, ma prima di tutto bisogna vivere; se ognuno penserà ai casi suoi, la famiglia andrà bene come le ruote d'una macchina che funziona perfettamente, e la casa sarà come un porto dove i figli che ritornano dalla scuola e i genitori che vengono dal lavoro si ritroveranno e scambieranno tranquillamente le loro idee, sarà un rifugio lontano dalle tempeste del mondo, un asilo per la vecchiaia dove ognuno potrà riposarsi dalle fatiche passate.
II. Le lavoratrici della terra.
Nel lavoro dei campi la donna non ha mai trovato opposizione, è sempre stata la compagna dell'uomo, e spesso le è toccata la parte più ingrata e faticosa.
Senza riguardo al suo sesso e all'età giovanile, appena può rendersi utile, accompagna i genitori nei campi; lavora sotto la sferza del sole estivo, fra le nebbie autunnali, e passa l'inverno nelle stanze buie e affumicate affaticando gli occhi nel cucito e nel ricamo.
Nelle regioni alpestri che circondano i laghi settentrionali i lavori della campagna sono tutti affidati alle donne, perchè i loro compagni, spinti dalle necessità della vita, imparano un mestiere e vanno nei paesi dove la mano d'opera è meglio retribuita a fare il muratore, lo scalpellino, lo sterratore e simili aspri lavori; e le donne rimangono coi vecchi e i bambini a custodire la casa e al lavoro dei campi. A loro tocca vangare, zappare, seminare, raccogliere la messe; si caricano enormi pesi sul capo, o sulle spalle, salgono, scendono pei greppi, ricominciando ogni giorno la medesima vita dura, monotona, uniforme, che varia soltanto col mutar delle stagioni.
Se la donna dei campi sapesse amare il proprio lavoro, ordinarlo in modo che non le riuscisse troppo grave, forse sarebbe più fortunata della donna, che abbandona i campi per andare all'officina; ma l'idea di elevarsi, di prendere un salario alla fine della settimana, di trovarsi con altre compagne di lavoro riesce un'attrazione troppo forte; sicchè si prevede che a poco a poco i nostri campi saranno abbandonati come avviene nelle località vicine ai centri industriali, e le ragazze più delicate finiranno per rimetterci la salute preferendo vivere in ambienti chiusi invece di respirare l'aria libera e ossigenata dell'aperta campagna, occupandosi in un lavoro meccanico e monotono invece di quello più salubre atto a rinvigorire il corpo esercitando i muscoli.
Il lavoro dei campi, purchè sia fatto in buone condizioni, non è poi tanto da disprezzare. Molte persone