Storia degli Esseni: Lezioni. Benamozegh Elia
parleremo delle loro istituzioni e di tutto quello che queste concerne, delle leggi loro costitutive, della loro organizzazione, del loro genio, delle lor costumanze, insomma, o signori, della loro vita sociale.—Dopo la vita sociale, altra vita non meno della prima preziosa, sarà subbietto delle indagini nostre; voglio dire, o signori, la loro vita intellettuale; le loro credenze, i loro dogmi, i loro principj. Qui è, o signori, ove meno pienamente potremo appagare la nostra sete di cognizioni; qui è ove una grande lacuna romperà in gran parte il filo coerente della nostra esposizione; qui è dove chiaro apparirà negli effetti quel sistema prediletto agli Esseni di sottrarre agli sguardi curiosi parte almeno delle dottrine più riservate. Qui è ove noi, giunti alla soglia del tempio, dovremo se non indietreggiare sconfortati, certo non più che pochi e timorosi passi avanzare nel recinto del Santo, e solo, a così dire, di sbieco gettare di tratto in tratto qualche sguardo furtivo per entro alla cortina, che la piena ed intera fruizione ci contende degli inviolati misteri. Esaurito, o signori, il Dogma, narrata quanto meglio si può la vita intellettuale degli Esseni, quella prenderemo a descrivere che pratica o, come dire vogliate, rituale si appella, ove i riti, la forma del loro culto, il numero, l’indole delle loro osservanze tutte, l’esercizio pratico delle loro credenze, tutti in bell’ordine ci si offriranno dinanzi schierati. Noi avremo allora tutta intera ricostituita la personalità degli Esseni.—Esistenza, Pensiero, Azione, tre sommi indivisibili elementi di ogni Ente morale, che nella Origine, nel Dogma e nel Culto, ogni volta si convertono che di Setta o religioso Sodalizio è discorso.
Per ora, o signori, del nome degli Esseni.—Una falange di dotti si contenderà la gloria di averne l’appellazione decifrata. Voi ascoltateli con quella riverenza che si deve all’ingegno, e col rispetto che esigono le loro fatiche spese a restaurare una gloria che a voi, giovani israeliti, più che ad ogni altro appartiene. A noi, il falso dal vero discernere, a noi raccorre gli elementi del vero disseminati talvolta per entro i falsi sistemi; a noi il rintracciare in tanta distanza, in tanto pugnare di ostili pareri, il primitivo e genuino senso del vocabolo Esseni.—E dove a noi il cielo arrida propizio, potrò dir di me stesso, come per Laura il Petrarca:
Forse avverrà che il bel nome gentile
Consacrerò con questa stanca penna.
LEZIONE SECONDA.
Vi promisi, o signori, che subbietto della presente conferenza saria stato la origine, il significato di questo nome di Esseni, di quel nome col quale venne la scuola presente invariabilmente contraddistinta. Aggiunsi, o signori, che molte sono, che sono discordi le congetture che di questo nome furono in tutti i tempi proposte. Io vengo ad adempire la mia promessa, vengo a schierarvi in bell’ordine innanzi le moltissime congetture che nella presente disquisizione il primato contendonsi.—Uomini celebri ci hanno trasmesso delle loro meditazioni il portato; nomi cari e venerati alla scienza non esitarono disputare lungamente intorno l’origine di questo vocabolo. Saremo noi rispetto ad essi più avari di attenzione, di quello ch’essi il furono verso di noi di lucubrazioni e di veglie? Io dico, o signori, per voi che nol saremo.—Levino, dunque, la voce e ci dicano dei loro studi il portato. Ci dica per primo il Salmasio in qual guisa egli giunse a credere il nome di Esseni da quello derivato di una città e regione che questo nome portava di Essa. Ci dica poi il Basnage su qual fondamento egli la opinione del Salmasio negava, affermando a dirittura, nulla traccia averci l’antica geografia tramandato della esistenza della supposta regione. Ci dica, infine, la buona critica tra il Salmasio che afferma e il Basnage che dinega, chi meglio al vero si sia apposto. Cel dica, o signori, la Rabbinica Enciclopedia, e in particolare il Talmud. Cel dica, in secondo luogo, il deposto degli antichi geografi e l’autorità dei viaggiatori. Cel dica e la paziente disamina dei Filologi, e la scienza talmudica (e nello invitarvi a bere con me a questo fonte, nel potere ad autorità invocare il libro che tanti e tanti ebbero ed hanno in dispetto, difendere io non mi so da un innocente sentimento di orgoglio, che il rigoroso ascetismo del Passavanti non temeva qualificare di santa superbia): cel dica il Talmud in quei tanti e concludentissimi passi da me con grande studio raccolti, ove, ad onta dell’asserzione del Basnage, la esistenza di una regione così chiamata vien posta in splendidissima luce. Cel dica il trattato di Sanhedrin, ove di due Dottori si narra che, a determinare le Neomenie e le feste, convenivano insieme a moltissimi altri, in una spezie di concilio che una città vedeva allor celebrare, la quale il nome reca veramente di עסיא Asia: cel dica ivi stesso, ove di un altro Dottore si narra R. Meir, il quale in altra congiuntura si recava nella stessa אסיא Asia all’effetto medesimo. Cel dica nel trattato di Mesiha, ove invitando un Dottore alla fuga, onde all’obbligo sottrarsi di ministrare a certi offici edilizj, Tuo padre, così gli dicono, rifugiossi in Asia, e tu cerca riparo in Laodicea. Che più, o signori? Cel dicano quei passi ove, volendo far comprendere ai contemporanei a quali popoli, a quali terre corrispondono i popoli, le terre nel Genesi rammemorati, ci offre il più curioso ed interessante spettacolo dei primi degli iniziali conati che la scienza etnografica andava facendo per organo dei Dottori, e nuovo lustro e nuovi raggi aggiunge se è possibile alla loro corona. Il Talmud babilonico—il gerosolimitano, il Comento perpetuo che si chiama Medrasce, opera pur essa Palestinese, la Parafrasi di Gerusalemme, tutti, o signori, i primi albori ci offrono della Etnografia nascente, cresciuta, come sapete, ai nostri tempi gigante; e tutti della presenza attestano della contesa עסיא Asia. L’attesta il Babilonico in Batra, laddove ingegnandosi tradurre con nomi nuovi l’antico Cheni, Chenizi, Cadmoni, da Dio ad Abramo promessi nella sua discendenza, ci offre nel secondo di questi nomi il desiderato Asia. L’attesta il Talmud di Gerosolima, laddove a Cheni sostituisce Asia,—a Chenizi Apamea,—e Damasco al Cadmoni. L’attesta il Medras alla sezione 44, ove si riproducono i nomi stessi se non l’ordine istesso del Gerosolimitano. L’attesta infine il Parafrasta di Gerusalemme, ove il nome istesso ci porge di Asia, in ciò solo però dagli altri discorde, che lo equivalente egli ne fa dello antico Aschenaz. Innanzi, o signori, a questo bello e generoso adoprarsi dei Dottori a far convergere al luminoso centro delle Scritture tutti i rai dello scibile, due pensieri l’animo mio tutto intero si assorbivano. Io dissi da principio: È egli possibile, dopo tanti e solenni esempj, più a lungo il divorzio protrarre tra la scienza e la fede; e protrarlo (lo che è a dismisura più enorme) sull’autorità fondandosi e sull’esempio degli stessi dottori? Ripiegando poi l’animo mio verso il subbietto in discorso, io dissi a me stesso: Volle il Salmasio il nome Esseni da quello di Essa originare.—Lo negò il Basnage, e solo il Talmud parve al primo dei due consentire. Dovrà ella la questione rimanere in pendente? Dovremo noi la sola autorità del Talmud opporre al Basnage, a costo di udirci intimare solenne declinatoria? Immaginate voi, o miei giovani, l’ansia che assalisce il viatore quando, dopo mille disinganni, qualche caro pronostico gli ripromette la terra vicina? Or bene, tale io mi feci nella ricerca di una rovina, di una memoria, anzi di un vocabolo solo. Questo nome, o signori, finalmente spuntò. Non solo Tolomeo asserisce essere stato il nome di Asia particolarissimo alla Frigia, ma l’autorità eziandio mi soccorse ben tosto di nomi, di autorità ben altrimenti sonori, che non è in oggi l’esautorato Tolomeo. Egli fu il celebre orientalista Klaproth, che mi mise il primo sulla buona via. Egli, nella Cronaca caucasiana da esso pubblicata, mostra lo stabilimento in quelle regioni sino da epoche remotissime di un popolo detto Osi, o meglio Asi, come piuttosto crede il suddetto Klaproth. Non basta. Il Dubois era più esplicito; egli, nel suo Voyage autour du Caucase, questo formalmente ci fa sapere, cioè che il nome di Asia ha esistito in epoca remotissima, qual denominazione locale particolarissima della parte settentrionale della catena caucasiana.[3] Perchè tanto studio a rivendicare la esistenza di tale sconosciuta regione? Forse, o signori, perchè io soscriva interamente alla origine dal Salmasio immaginata? Il processo del mio dire vi mostrerà che così non è veramente. E perchè? Perchè niuno, che io mi sappia, antico, originario legame