Amedeide. Gabriello Chiabrera
Spagna nel risco de le schiere armate;
Ma che? più volte ve l'han detto i Mori.
Sì rivolto a biasmar tanta viltate,
Il faceva arrossir de' suoi timori;
Onde in mezzo del cor sentì fiorire
Di nobile battaglia alto desire.
LXII
Perchè formossi, e co' più fier sembianti,
E pur con guancie di rossor cosparte,
Rispose Alfange: io ti consento i vanti
Perchè la patria te ne insegna l'arte;
Ma pensa tu, che da' leggiadri amanti
Or periglio mortal tienti in disparte,
Nè procuri tra pompe i tuoi diletti
Col porre in corso, e col frenar ginnetti.
LXIII
Hai sugli occhi la morte: alto dolore
A la ria fama ingombrerà Castiglia,
Ove le belle dame arse d'amore
Dal tuo giostrar non rivolgean le ciglia.
Marran: in questo dir, sdegno, e furore
Ad impeto di tigre il rassimiglia,
Ed appressa l'Ispano, e vibra in alto
La spada, e move a più mortale assalto.
LXIV
Cupido di ferir scendea fischiando
Ver la sinistra tempia il crudo acciaro;
Ma con la spada avvicinarlo quando
Fernando il rimirò, favvi riparo;
Poscia la destra e l'affilato brando
Volge a colà ferir, dove legaro
I pieghevoli nervi il busto e 'l braccio;
Ed ivi il frange, come fragil ghiaccio.
LXV
Lunge sul pian da lo spallon reciso,
Come da fonte, il sangue atro discende;
Crollasi Alfange, e vien di neve in viso,
Al fin spossato in sul terren si stende.
Dardagan, che lo sguardo in lui tien fiso,
Di sdegno il petto e di pietate accende,
E corre a lui, ne' cui sembianti mira
Che l'alma giovinetta ancor non spira.
LXVI
Pregio di guerra è dimostrar valore,
Alfange, ei dice, ove il nemico assaglia;
Però, se quinci ti corona onore,
Di piaghe e di morir nulla ti caglia.
E quei, le ciglia, cui mortale orrore
Ad ora ad or più scuramente abbaglia,
Solleva alquanto, e con l'ardire usato
Rende risposta al Cavaliero amato:
LXVII
Vago di gloria e di virtù, sprezzai
Riposo ed or ne la magion paterna,
E tra queste armi di cangiar bramai
Caduca vita a bella fama eterna;
Or ch'io mi mora, e ch'io mi campi omai
Sia cura del gran Dio ch'altrui governa:
Tu, ben ti prego, ad Ottoman fa fede,
Ch'io non morii dando la fuga al piede.
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