La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi. Emma Boghen Conigliani

La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi - Emma Boghen Conigliani


Скачать книгу
lettere inedite di Adelaide Leopardi pubblicate per nozze Voglia-Ceccaroni da Maria e Leandro Mazzagalli Morotti. (Foligno, Campitelli, 1885; in 16º, di pagg. 11.)

      5. Lettere scritte da G. Leopardi a' suoi parenti, edizione curata su gli autografi da G. Piergili. (Firenze, Le Monnier, 1878; in 16º, di pagg. XXVII-304. Lettera di Paolina, 6 ottobre 1825, pag. 131.)

      6. Vedi volume citato alla nota precedente. Lettera di Adelaide, 29 novembre 1822, pagg. 33 e 34.

      7. Vedi C. Antona Traversi, Documenti e notizie intorno alla famiglia Leopardi. (Firenze, Münster, 1888; in 16º, di pagg. X-382.) (Da le Memorie inedite di Monaldo. — Nota del 24 gennaio 1802, pag. 93, volume citato.)

      8. Vedi nel volume citato di C. Antona Traversi, Testamento di Monaldo Leopardi, da pag. 179 a pag. 221.

      9. Vedi Autobiografia di Monaldo Leopardi, con appendice di A. Avoli. (Roma, Tipografia A. Befani, 1883; in 8º, di pagg. IX-431), da pag. 263 a pag. 269.

      10. Vedi A. D'Ancona, La famiglia di G. Leopardi, nella Nuova Antologia, 15 ottobre 1878.

FERDINANDA LEOPARDI MELCHIORRI

       Indice

      Il severo palazzo dei conti Leopardi fu poche volte lieto di così gaie e magnifiche feste come nel 1777; una bimba era nata al conte Giacomo e a la marchesa Virginia Mosca, e con la pompa e lo sfarzo insolito si voleva soprattutto far onor al compare che tenne la piccina a battesimo e da cui ella ebbe il nome, Ferdinando di Borbone duca di Parma, a la corte del quale il marchese Mosca, fratello de la giovane madre, aveva dimorato lungamente.

      Dopo Monaldo, il primogenito dei Leopardi, venne al mondo questa piccola Ferdinanda e dopo di lei Vito ed Enea, rimasti tutti in tenerissima età (il maggiore non aveva ancora cinque anni) orfani di padre. Così dopo le feste lietissime suonò sollecita l'ora del lutto per l'antico palazzo, per la giovine signora e pei teneri bambini, fra i quali quella che ne patì di più fu forse la Ferdinanda, intelligente ed affettuosa più che nol comportasse l'età; i ragazzi soffrono spesso ne le avversità quanto non immaginiamo, la loro forza di sentimento pareggia non di rado quella degli adulti, e di più essi non sono abituati a la sventura, la quale li colpisce come qualche cosa di innaturale, di mostruoso.

      La contessa Virginia, quantunque vedova assai giovane, non volle rimaritarsi, affezionatissima com'era a' suoi figli; e rimase tutta dedita ad essi e al governo de la casa, retto con generosità, anzi con lusso, per volere dei fratelli del defunto, i quali si attribuivano certi diritti, perchè a lui avevano ceduto gran parte del patrimonio a lo scopo di costituire un maggiorascato. I fanciulli crescevano fra tutti gli agi de la vita, accarezzati da l'indulgenza materna e da quella di parecchi familiari, tra cui il cappellano di casa Don Vincenzo Ferri, bruttissimo uomo da la tinta affricana, con gli occhi di gatto e la bocca larghissima, ma buono quanto brutto, che sapeva con la sua inalterabile piacevolezza rallegrare quei ragazzi ed anche sopportarne, inalterabilmente rassegnato, le non poche impertinenze. Ferdinanda era una affettuosa bambina, e non pure la madre, ma i fratelli l'adoravano, tanto che quando nel 1790, a tredici anni, ella fu posta in monastero a Pesaro, la casa parve rimasta vuota e non poco ci volle prima che la famiglia si abituasse a l'assenza di lei. Monaldo narra di non aver mai versato lagrime più dolenti e più sincere di quelle che gli costò la partenza de la sorellina. Due anni più tardi andò con la madre a trovarla e un altr'anno di poi ella ritornò in casa, e con lei parve tornata la grazia, quasi direi la luce, ne le antiche sale, dove tutti vivevano in mirabile armonia, benchè la famiglia fosse numerosa. Ne facevan parte la madre, il prozio canonico Carlo, i quattro zii Luigi, Pietro, Ettore, Ernesto, e i tre figliuoli Monaldo, Vito e Ferdinanda (Enea era morto bambino), senza dire che in casa e a la stessa mensa stavano pure il precettore Torres, il cappellano Ferri, il pedante Diotallevi, il canonico Pascal, francese emigrato raccolto per carità. Sola giovine donna fra tanti uomini, presso a una madre amorosa, Ferdinanda, vezzeggiata da tutti, cresceva di carattere dolcissimo: ella la confidente de la contessa, per quanto lo permettevano i rigori de l'antico metodo d'educazione; ella l'amica dei fratelli, ella la padroncina venerata.

      I suoi studi erano superficiali, elementarissimi; con l'osservazione, la lettura, la riflessione costante però, ella si formò un corredo non meschino d'idee; ma la sua scienza fu soprattutto nel cuore, fu la scienza di amare, di viver per gli altri, di trovare la gioia più cara nel far del bene: e non pure nel compiere veri e propri benefizi, ma ancora nel ridestare un sorriso, nel richiamare un'amabile parola su le labbra di quanti l'avvicinavano, nel godere di veder tutti lieti intorno a sè, anche quando nel suo cuore c'erano de le lagrime e poteva parerle cosa consolante ch'altri piangesse con lei.

      Si fece una cara abitudine de la lettura, che continuava indefessamente, finchè gli occhi deboli e spesso ammalati glielo permettevano; scriveva con piacere e con facilità lettere, che, se non sono un modello di perfezione letteraria, rispecchiano nitidamente ne la loro sincerità la sua anima gentile; amava anche occuparsi in qualche ricamo od altro lavoro piacevole, il quale lasciasse libertà di meditazione a la mente, che veniva coltivandosi da sè stessa con l'acume naturale.

      Certo Ferdinanda ne l'intimo suo dovette combattere dolorose lotte e aver momenti di desolata stanchezza dinanzi a le miserie ed a le ingiustizie del mondo, così diverso dal suo cuore e da' suoi sogni; come una flessibile pianta al soffio del vento si china umilmente, ma ne resta sfrondata, ella piegavasi a le sventure, ma sentiva morire in sè stessa ogni gioia, ogni cara illusione; pur senza consolarsi sapeva rilevar il cuore da l'abattimento per rivolgersi più che devotamente, amorosamente a Dio, baciando la mano che la percuoteva, sentendo con dolcezza sopra di sè la protezione di un padre vigile e amoroso, cui ella chiedeva sommessa un ristoro a' suoi mali, ristoro che attendeva paziente, dicendo


Скачать книгу