La Principessa Belgiojoso. Raffaello Barbiera

La Principessa Belgiojoso - Raffaello Barbiera


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volea compiere. Dalla Svizzera, piombarono un giorno sull'Italia valanghe ruinose di soldati venduti al miglior pagatore e pronti al saccheggio, alla strage vandalica; e allora, all'alba dell'indipendenza italiana, la Svizzera cercava di cancellare quell'onta, accogliendo i perseguitati, i sognatori d'un'Italia libera.

      Ecco ora la lettera sulla principessa. Reca la data del 21 ottobre 1830:

      “Le tante sciocchezze, che sempre ha fatto e seguita a fare la moglie del Principe Belgiojoso all'estero ne' suoi viaggi, meriterebbero ora un qualche riflesso. Oltre al sano principio d'ogni Governo per non lasciare che i ricchi gettino i lor denari in paesi stranieri, giova pur osservare che essa, da pochi giorni venuta a Lugano, diede una splendida festa di ballo molto allegra, invitando ogni ceto di persone e fra queste pur di quelle che sono colpite d'esilio dalle contrade svizzere in forza delle rappresentanze dei potentati d'Europa, che hanno reclamato una misura generale, perchè l'Elvezia cessi d'ora innanzi d'essere impunemente l'asilo di tanti fuorusciti.

      “La principessa Belgiojoso è una pazzarella, che starebbe meglio a casa sua in Milano, che in giro sempre all'estero per farsi deridere, per compromettersi forse, e compromettere gli altri.„

      Se la principessa avesse potuto leggere questa lettera che solo oggi, dopo tanti anni d'ombra, esce alla luce, come avrebbe riso! Ma ella rideva lo stesso, allora, immaginando ogni sorta di scappatoje e di burle per infrangere tutte le trame che il governatore austriaco di Lombardia tentava contro di lei allo scopo di farla ritornare a Milano, temendo in lei una cospiratrice, pericolosa per lo splendido nome, pel ricchissimo censo, per l'energia della volontà, per la facile fascinazione di lei sul sesso forte.... ch'è debole.

      Un bel giorno, il conte Hartig le procura una visita: le manda il bravo suddetto Fermo Terzi in persona, per convincerla ch'ella si trova all'estero senza il passaporto voluto dalle leggi —, che perciò il suo soggiorno nella Svizzera è illegale e deve tornarsene sull'istante a Milano. Ma la principessa spiega sotto gli occhi del Terzi un passaporto “senza limite di tempo„ che ha potuto ottenere dall'Ambasciata austriaca a Firenze: gli fa notare, anche, che il rappresentante d'Austria a Berna lo ha fregiato della sua rispettabile firma, aggiungendovi “buono per la Francia„. E poi non è ella “cittadina elvetica„?...

      Il bravo dottor Fermo Terzi è mortificato, a quanto pare, del fiasco; un fiasco leggermente impagliato dai modi graziosi della bella milanese.... E avverte il governatore del Regno Lombardo-Veneto che sarebbe imprudente tentare l'espulsione della Belgiojoso dalla Svizzera, anche per la grande popolarità che la principessa ormai gode sotto il cielo ticinese:

      “.... D'altra parte, la principessa non solo gode la protezione dei liberali dominanti, il cui partito comprime la volontà e l'autorità dei provvisorii governanti; ma è anche veduta di molto buon occhio dagli abitanti, in generale, di Lugano, per qualche sua beneficenza verso i poveri, per la bonomia e la popolarità del suo tratto, e per una festa di ballo, data non senza splendidezza....„[13]

      Il governatore conte Hartig non sa darsene pace. Scrive al barone Binder, rappresentante dell'Austria a Berna, per pregarlo di fargli conoscere i motivi che lo hanno spinto a rilasciare alla pericolosa principessa quel visto sul passaporto della legazione d'Austria a Firenze, aggiungendovi la magica aggiunta: buono per la Francia. Il povero barone dev'essersi trovato nell'imbroglio anche lui.... E, intanto, la principessa lascia Lugano per Genova.... Nuove inquietudini, allora, dell'Hartig. Il Governatore scrive subito al conte Seufft, rappresentante l'imperatore d'Austria a Torino, perchè la principessa, lasciando Genova dove s'è rifugiata, non possa rendersi che in Lombardia, e le si sequestri il famoso passaporto per la Francia, del quale è munita. I poliziotti di Genova vanno per arrestarla in casa. Ma ella, per una porta segreta, fugge, e miracolosamente si salva a Marsiglia, con un solo sacco di robe, seguita da una sola cameriera, certa Maria Longoni, giovane milanese, che ben presto infastidita d'una vita di fughe, d'affanni, di paure, torna a Milano, e, chiamata in fretta dalla polizia ad audiendum verbum, le racconta del misero stato di salute dell'abbandonata padrona e della consunzione alla quale sembra condannata.[14]

      Ma una spia della polizia austriaca di Milano, ha seguìta assidua la principessa, e la segue.... È sempre il Pietro Aretino del sontuoso ballo in costume del conte Batthyány a Milano? è ancora quel Pietro Dolce; ch'era, a quanto sappiamo, un nobile spiantato?... Nelle lettere occulte che manda all'Hartig, si firma un Pietro Svegliati. Dalla Svizzera, egli è passato con un tempo orribile a Genova, quindi rapido a Marsiglia, dove, bella di audacie e di speranze, è nata intanto la Giovine Italia. Il tristo vi è andato coll'idea di mescolarsi ai profughi italiani, ai liberali, fingendosi anch'egli profugo, anch'egli liberale!... La sua prima lettera al conte Hartig suona così:

      “La mia corrispondenza da qui in avanti sarà di un tono amichevole e scritta con frasi liberali, delle quali però Ella non durerà fatica a penetrare il vero senso; e quando vedrà che le linee sono alquanto distanti l'una dall'altra non manchi di passare le mie lettere sopra il fuoco.„

      Sopra il fuoco.... perchè ne risaltino, evidentemente, le notizie segretissime scritte con inchiostro simpatico.... E informa l'Hartig anche sulla fuga della principessa Belgiojoso da Genova:

      “Ella fu assistita in questa sua fuga dalla famigerata Milesi, moglie del medico Mojon, con la quale era inseparabile. Questa Milesi, già da Lei ben conosciuta, passa qui per una esaltatissima liberale, e molti anche credono che possa servir di canale intermediario per la corrispondenza fra alcuni emigrati che sono in Francia, e i loro parenti e amici d'Italia: si pensa persino che la Traversi in Milano non sia estranea a questa manovra; ed è perciò che non sarà mal fatto di invigilare sulla corrispondenza, che è frequente fra queste due liberalissime femmine, e sulle persone di tutti i colori che frequentano la Casa Traversi....„

      E da Antibo il 19 gennaio 1831, lo spione, dopo d'aver dipinto all'Hartig lo spirito della popolazione di Nizza, torna a sparlar della fuggiasca:

      “Ho saputo a Nizza che la principessa Belgiojoso fu fatta passare il Varo da un negoziante di Nizza per contrabbando; e jeri ho letto con gli occhi miei alla Mairie il passaporto svizzero con cui si è introdotta in Francia. In esso, ella è qualificata per Trivulzi Belgiojoso, dama, nata svizzera; ed il passaporto è datato da Lugano sotto il giorno 5 ottobre 1830. Essa è passata sola con la sua cameriera: le si è dato un passaporto provvisorio per Hyères presso Tolone, ed ha detto che riprenderà il suo al ritorno. Il cuoco, il cameriere ed un giovanetto che passa per corriere, sono rimasti in Genova con tutti i di lei effetti. Questi individui hanno fatto l'impossibile presso il Governatore per ottenere un passaporto onde raggiungerla, ma sempre invano.„[15]

      Andò un giorno famoso il cavaliere d'Eon de Beaumont, spia francese, travestito da donna, che penetrava dovunque.... Pietro Aretino, Pietro Dolce, Pietro Svegliati, e un altro spione, che si firma Attilio Regolo, non hanno bisogno di travestimenti femminili per introdursi nelle famiglie milanesi, più che altrove facilmente ospitali. Attilio Regolo assume l'aria d'uno smemorato, d'un'oca, come mi scrisse un amico, figlio di chi allora cadde vittima di quel tristo.

      La principessa, intanto, è arrivata penosamente in una diligenza da Marsiglia a Tolone, dove scende colla sua cameriera e col suo unico sacco da notte all'albergo della Croce d'Oro. Vi si ferma poche ore, chè si fa condurre in carrozza a un ridente casino di campagna a Kockerane, sulla riva del mare. In quel casino, abitato da famiglie inglesi, la fuggitiva conta di riposarsi dalle malattie, dalle fatiche, dalle emozioni.

      Per avere notizie della Belgiojoso, la spia corre alla Croce d'Oro, ne interroga l'albergatrice, poi penetra nella casa d'un italiano, certo Monteggia, figlio del celebre chirurgo lombardo; e così comunica all'Hartig:

      “Sono stato a trovare (Place du Lycée N. 3) il Monteggia milanese, professore al liceo di lingua italiana; ma l'ho trovato a letto oppresso da una gagliarda febbre reumatica; ciò che mi ha impedito d'avere una lunga conversazione con esso: ho però parlato a lungo con la di lui moglie, ch'è un'amabile milanese, liberalissima, lattante un piccolo bambino. Ella mi ha raccontato che la principessa Belgiojoso le ha scritto pochi giorni sono da Kockerane che il Governo austriaco ha sequestrato tutt'i suoi averi per forzarla a ritornare in patria, ciò ch'ella non intende di fare, e che prevede che, così durando le cose, sarà


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