Dal vero. Matilde Serao

Dal vero - Matilde  Serao


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      La commedia quella sera mi annoiava, gli attori strillavano, io non avevo il programma e non ci capivo nulla. In palco, con noi, vi era un medico, ma uno di quelli moderni, che sono prima filosofi, poi fisiologi, poi medici: un materialista calmo e feroce, che in tre parole distruggeva l'amore, l'anima, l'immortalità, riducendoli a questioni di nervi. Di Dio non discorreva più; lo aveva ammazzato da un pezzo. Io, fosse conseguenza di una giornata triste ed uggiosa, dipendesse dalla lettura di un libro stupido, o venisse dal dispetto di non aver ritrovata la catenina del mio braccialetto, mi sentivo disposta all'idealismo e quindi a contraddire aspramente il dottore. Per questo, preferii guardare attorno.

      * * *

      Il fanciullo ascoltava religiosamente la recita: spalancava i suoi occhioni, quasi a vedere maggior numero di cose, ed appoggiava il mento sulle due manine incrociate; ma il labbruccio inferiore, rosso come una ciliegia, era avanzato in atto d'infantile fierezza. Forse la commedia non gli andava a versi, ma non ne perdeva una parola, non batteva palpebra, non si moveva: a fissarlo bene con l'occhialino, si vedeva sotto la candida pelle, salire il sangue per lo sforzo dell'attenzione e pel calore del teatro. All'intervallo rialzò il capo, pensò un poco, poi sorrise a qualcuno che gli parlava: quella sua bellezza si completava, animandosi. Doveva essere anche intelligente.

      * * *

      —Vi piace quel fanciullo?—chiesi al dottore.

      —Carino!—mi rispose costui sorridendo.

      —Come vorreste che fosse, per chiamarlo bello? Bruno forse?

      —Forse.

      —E perchè? Avete torto, dottore, se negate al biondo il dominio dell'arte, e l'arte cammina sempre verso il bello. Tutte le fantastiche immagini, tutte le incarnazioni della grazia e della bontà noi le fingiamo bionde: così Venere, dea della bellezza, è bionda; così Maria, la Vergine, è bionda, e se il serpente s'innamorò di Eva è perchè costei dovette essere bionda. Apollo, il primo poeta, aveva le chiome d'oro, e gli angioletti ed il bambino Gesù pure. Ary Scheffer, quando dipinge la sua Gretchen, è grande, perchè ritrae il sogno di molti pittori: e sono secoli che i poeti impazziscono per le donne bionde. Perchè in quel colore è la gioia, la vita, la gioventù. Ma voi sorridete, signor positivo; vi occorrono altri esempi? Ebbene, l'oro, il motore del mondo, il fattore della civiltà, il vostro oro divino è anche esso biondo!

      —Nulla di questo—rispose il dottore, niente commosso dalla valanga delle mie parole—per me, non amo i biondi, e la ragione è chiarissima. Quella tinta, egregia amica, è il risultato di una debolezza nella materia colorante, è la pruova di un temperamento linfatico: da ciò, poca forza fisica e quindi poca forza morale, se vogliamo adoperare questa parola. Come tutte le persone deboli, le femmine bionde sono perfide, e se un uomo biondo arriva a fare grandi cose, ha dovuto adoperare una forza di volontà doppia per dominare il suo organismo. Ma i casi sono rarissimi; la statistica…..

      —Per carità!

      * * *

      —Vedete, dottore—ripresi—la casa dove vive quel fanciullo non deve essere mai triste: egli la rallegra, la riempie con la sua presenza, i corridoi echeggiano dei suoi passi, le volte sono piene delle sue voci, gli angoli oscuri illuminati dal suo sguardo. Il padre, quando ascolta il suo riso trillato, argentino, sente rianimarsi e riprende coraggio a vivere; la madre, guardandolo, pensa che la primavera si è incarnata nel suo figliuolo, tanto i suoi capelli ricordano il sole ed i suoi occhi il cielo. Quando parla, gli risponde l'uccellino dalla gabbia, ed il loro dialogo è carissimo, e se anche egli commette una piccola mancanza è così soave il perdonargli….

      —Quando si farà grande…..

      Mi tacqui subito; il sogno era svanito.

      * * *

      E che! Tu diventerai grande, il tuo labbro innocente si piegherà al sogghigno, la fronte bianca diventerà pensierosa, gli occhi azzurri si annebbieranno per la collera! Tu, immagine pura, conoscerai in che fiume d'amarezze si convertano le cose più dolci della vita! Saprai che valgano i nomi di amicizia, di amore, di gloria! E ti sarà palese l'odio, assaporerai la vendetta! Non sarai più grazioso, noncurante, allegro; non riderai più, piangerai; dubiterai, ti annoierai, vorrai dominare il mondo e ne cadrai poi vinto! Sei un fanciullo, e sarai uomo!

      Oh! se io fossi Michetti ti dipingerei; se fossi Victor Hugo scriverei per te un libro: ma se io fossi un Dio, fermerei la tua età, biondo fanciullo!

       Indice

      Ciascuno vivendo della vita comune, ha una vita propria; e chi la trova nel pensiero, chi nell'arte, chi nel desiderio di gloria. Il popolo, questa grande parte dell'umanità, non conosce ancora la lotta dell'idea, nulla sa di arte e lo splendido fantasma della gloria non gli apparisce—eppure il popolo è l'uomo; l'uomo che soffre, ama, è felice, infelicissimo e deve avere una vita sua, una sua speciale manifestazione. L'ha; ed è il canto. Canta dappertutto—certo dove il sole lo riscalda, dove la luce lo inonda, dove il mare unisce la sua voce, il popolo canta di più, ma nel freddo e nebbioso nord, in quell'atmosfera grigia, il canto popolare si eleva a menomare la tristezza della vita; le strade della città ne echeggiano, come le vallate della campagna; e lo stesso contadino che lavora nelle fatali paludi Pontine, scaccia il pensiero della morte col canto. In ogni stagione il popolo canta: nelle sere solitarie dell'inverno è una voce lontana, fievole, che si perde poco a poco nella distanza; nel risveglio della primavera, nella ricchezza dell'estate, è un concerto che sale da tutte le parti, che vi obbliga a spalancare le finestre ed a lasciare entrare la gioia del popolo; nell'autunno è un sospiro, un addio al bel tempo che parte!

      * * *

      La canzone popolare non si definisce, essa si sottrae all'arida spiegazione della scienza; è una cosa vaga, fuggevole, senza contorni determinati, evanescente. È tutto ed è nulla; è un soffio leggiero e può diventare una leva potente; brilla di tutti i colori dell'iride, si crede che sia una perla ed è una bolla di sapone; donde viene non si sa, dove va non si conosce; può morire, ma può anche risuscitare; ha una fragile esistenza e la si vede resistere all'urto degli avvenimenti ed al trascorrere degli anni. In essa si ritrova lo spirito multiforme del popolo; è gaia, vivace, dal ritornello allegro, dalle battute affrettate e rapide; è malinconica, dalle note lunghe e cadenzate con un pensiero mesto che ricompare ogni tanto; talvolta è burlesca, vi si sente lo scoppiettìo del sarcasmo ed il fischio dell'ironia—ed infine, con una profonda ed inconsciente filosofia unisce spesso parole dolenti ad un motivo brillante. È un lamento, una risata, un sogghigno, un bacio; l'espressione di un momento, la durevole rappresentazione di un sentimento rapidissimo; è una idea complessa ed energica che ha bisogno di svolgersi con la parola e con la musica. Senza sapere la prima bocca che l'ha intuonata, la canzone si propaga in un momento, diventa la proprietà del popolo, e se essa ha saputo cogliere bene l'idea ed il sentimento, sopravvive lungamente, forse più che nella classe degli intelligenti un'opera di grande maestro.

      * * *

      Vi si parla quasi sempre d'amore. Amore diverso dal nostro, ci s'intende; amore grossolano e che può giungere a certe delicate espansioni, sognate solo dalla fantasia del poeta; amore che dona egualmente un garofano ed un colpo di rasoio: amore che non s'inchina, non porta guanti e suona per ore intiere la chitarra sotto la finestra dell'amata; amore che quando vi s'inframmette la gelosia, diventa passione; amore che è sboccato, villano, ed intanto riempie di matrimoni i registri dello stato civile. Esso ispira le canzoni popolari: vi si narrano le gentili speranze della corrispondenza, il dolore per la indifferenza, l'affannoso tormento della gelosia, le pene del disinganno e dell'abbandono; tutta la profonda variabilità dell'amore prende forma in quella musica. Vi sono canzoni per augurare la buona notte, canzoni per ridestare una cara e pigra dormiente, canzoni per rimpiangere una giovinetta morta; spesso, rinnovando le romanze degli antichi trovieri, vi è un dialogo fra l'uomo e la donna, in cui volta a volta cede l'una o l'altro, ed il vincitore è sempre l'amore. La medesima idea della morte, questa idea che fa impallidire i più forti, nella canzone sembra dolcissima; ivi è detto


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