Il Quadriregio. Frezzi Federico
I
PROPRIETÁ LETTERARIA
MAGGIO MCMXIV—38615
LIBRO PRIMO
DEL REGNO D'AMORE
p. 3
CAPITOLO I
Come all'autore apparve Cupido, e questi lo condusse nel regno di Diana, ove a' preghi del medesimo ferí la ninfa Filena.
La dea, che 'l terzo ciel volvendo move,
avea concorde seco ogni pianeto
congiunta al Sole ed al suo padre Iove.
La sua influenza tutto 'l mondo lieto
5 esser faceva e d'aspetto benegno,
da caldo e freddo e da venti quieto.
E Febo il viso chiaro avea nel segno,
che fu sortito in cielo ai duo fratelli,
ond'ebbe Leda d'uovo il ventre pregno,
10 E tutti i prati e tutti gli arboscelli
eran fronduti, ed amorosi canti
con dolci melodie facean gli uccelli.
E giá il cor de' giovinetti amanti
destava Amore e 'l raggio della stella,
15 che 'l sol vagheggia or drieto ed or davanti,
quando il mio petto di fiamma novella
acceso fu, onde angoscioso grido
ad Amor mossi con questa favella:
—Se tu se' cosa viva, o gran Cupido,
20 come si dice, e figlio di colei,
ch'amore accese tra Enea e Dido;
se tu se' un del numer delli dèi,
e se tu porti le saette accese,
esaudisci alquanto i desir miei.
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25 I' priego te che mi facci palese
la forma tua e 'l tuo benigno aspetto,
il qual si dice ch'è tanto cortese.—
Appena questo priego avea io detto,
quand'egli apparve a me fresco e giocondo
30 in un giardino, ov'io stava soletto,
di mirto coronato el capo biondo,
in forma pueril con sí bel viso,
che mai piú bel fu visto in questo mondo.
I' creso arei che su del paradiso
35 fosse il suo aspetto: tanto era sovrano;
se non che, quando a lui mirai fiso,
vidi ch'avea un arco ornato in mano,
col quale Achille ed Ercole percosse,
e mai, quando saetta, getta invano.
40 Sopra le vestimenta ornate e rosse
di penne tanto adorne avea duo ali,
che cosí belle mai uccel non mosse.
Nella faretra al fianco avea gli strali
d'oro e di piombo e di doppia potenza,
45 colli qua' fere a dèi ed a mortali.
Quando ch'i'l vidi avanti a mia presenza,
m'inginocchiai e, come a mio signore,
li feci onore e fe'li riverenza,
dicendo a lui:—O gentilesco Amore,
50 se a venire al priego mio se' mosso,
colla tua forza e col tuo gran valore
aiuta me, il quale hai sí percosso
e sí infiammato col tuo sacro foco,
ch'io, lasso me! piú sofferir non posso.—
55 Allor rispose, sorridendo un poco:
—Dall'alto seggio mio i' son venuto
mosso a piatá del tuo piatoso invoco.
Degno è ch'io ti soccorra e diati aiuto,
da che ferventemente tu mi chiame,