Rimatori siculo-toscani del dugento. Serie prima - Pistoiesi-Lucchesi-Pisani. Anonymous

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di scarso largo a divenir lo aiuta.

       Ciascuna guisa d'Amor graziosa,

       secondo la natura

       che vien da gentil luoco, ha in sé valore,

       come arbore quand'è fruttiferosa. 40

       Qual frutto è piú in altura

       avanza tutti gli atri di savore.

       Onde la gioia mia passa l'ottíma,

       quant'è più d'alta cima;

       di cui si può dir bene 45

       fontana d'ogni bene;

       ché di lei sorge ogn'altro ben terreno,

       come acqua viva che mai non vien meno.

       Dunque m'allegro certo a gran rasione;

       ch'io mi posso allegrare, 50

       poi sono amato ed amo sí altamente.

       Anzi servir, mi trovo guiderdone

       sí soave umiliare

       ver' me, per darmi gioia, l'avvinente.

       Però più graziosa è la mia gioia 55

       ca l'aggio senza noia;

       ché non è costumanza

       cosí gran dilettanza

       ch'Amore giá mai desse a nullo amante.

       Però m'allegro senza simigliante. 60

       Considerando tutto quel ch'è detto

       a quel ch'è a dir rispetto,

       è l'ombra, al meo parere;

       ché non mi par sapere,

       se di sua forma parlare volesse, 65

       che solo un membro laudare compiesse.

       Indice

      I

      Invita pulzelle e maritate a darsi alla gioia e all'amore.

      Quando vegio la rivera

       e le pratora fiorire,

       e partir lo verno ch'era,

       e la state rivenire,

       e li auselli in schiera 5

       cantare e risbaldire,

       no mi posso sofferire

       di non farne dimostranza;

       ch'io agio odito dire

       ch'una grande allegranza 10

       non si pò bene covrire,

       se cotanto s'innavanza!

       E l'amanza — per usanza,

       c'ho de la frescura,

       e li alori, — che de' fiori 15

       rende la verdura,

       sí m'incora — e innamora

       che mi disnatura.

       Und'io trovo novi canti

       per solazo degli amanti 20

       che ne canti — tutti quanti.

       Chi trova casione

       fa contra rasione,

       ch'or'è la stasione

       di far messione; 25

       a ciò che sia conforto

       lo tempo, ch'è passato,

       di quelle, c'han diporto

       di core innamorato,

       che non degia esser morto 30

       chi di bon cor è amato.

       Voi, pulzelle,

       novelle,

       sí belle,

       issa vo' intendete; 35

       maritate,

       ch'amate

       istate

       lungamente sète;

       dalli amanti 40

       davanti

       cotanti

       piú non v'atenete.

       Rendete le fortesse,

       ché noi vegnán per esse: 45

       non state piú in duresse.

       Che l'altesse

       son duresse,

       che voi dimostrate;

       e feresse 50

       e crudellesse,

       quando disdegnate.

       Se paresse

       a voi stesse,

       or non v'amantate; 55

       e vivete — in allegranza

       e compiete — la speranza

       di color, che n'han fidanza,

       per l'altèra — primavera;

       ché 'l tempo è gaudente, 60

       e la spera — e la cèra

       chiara de la gente.

      II

      Si lamenta della durezza della donna sua, che un tempo lo aveva fatto sperar bene: ha fiducia però ch'ella un giorno muti pensiero.

      Oi, amadori, intendete l'affanno

       doglioso, che m'avene,

       che mi convene — una donna servire

       ed ubidire — sovente;

       però ch'io l'ho 'n talento 5

       e penaci la mente

       e 'l cor ne sta in tormento;

       e li tormenti e li gravosi dogli,

       ch'io per suo amor patisco.

       Non mi faría l'om tanta guisa noia, 10

       s'io da lei gioia — avesse

       in vista od in sembiante;

       ma mostrami duresse

       quando le son davante.

       Davante che 'l meo core s'aprendesse 15

       del suo dolze piagere,

       mostravami di darmi intendimento.

       Or m'ha messo 'n arsura,

       sí ch'io non ho possanza;

       di me non mette cura. 20

       Vede se fa fallanza!

       Ma non falla tanto

       quella per cui canto,

       ca s'io fosse santo,

       sanza il suo volire, 25

       ch'io no lasasse

       per ella non pecasse,

       s'ella m'amasse

       o mostrasse — piacire.

       E messire — Ivano 30

       e 'l dolze Tristano

       ciascun fue sotano

       ver' me di languire.

       S'io languisco,

       non perisco, 35

       ma nodrisco — in disianza;

       vo penando

       e pensando

       e chiamando — pietanza:

       come nave, 40

       che, soave,

       che sta in grave — tempestanza.

      


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