Manfredo Palavicino, o, I Francesi e gli Sforzeschi: Storia Italiana. Giuseppe Rovani

Manfredo Palavicino, o, I Francesi e gli Sforzeschi: Storia Italiana - Giuseppe Rovani


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       Giuseppe Rovani

      Manfredo Palavicino, o, I Francesi e gli Sforzeschi: Storia Italiana

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066073602

       INTRODUZIONE

       PERIODO PRIMO

       CAPITOLO II

       CAPITOLO III.

       CAPITOLO IV.

       CAPITOLO V.

       CAPITOLO VI.

       CAPITOLO VII.

       CAPITOLO VIII.

       CAPITOLO XI.

       CAPITOLO X.

       CAPITOLO XI.

       CAPITOLO XII.

       CAPITOLO XIII.

       CAPITOLO XIV.

       PERIODO SECONDO

       CAPITOLO XVI.

       CAPITOLO XVII

       CAPITOLO XVIII

       CAPITOLO XIX

       CAPITOLO XX

       CAPITOLO XXI.

       CAPITOLO XXII

       CAPITOLO XXIII

       CAPITOLO XXIV

       CAPITOLO XXV

       CAPITOLO XXVI.

       CAPITOLO XXVII

       CAPITOLO XXVIII

       PERIODO TERZO

       CAPITOLO XXX.

       CAPITOLO XXXI.

       CAPITOLO XXXII.

       CAPITOLO XXXIII.

       CAPITOLO XXXIV.

       CAPITOLO XXXV.

       CAPITOLO XXXVI.

       CONCLUSIONE

       FINE

       Indice

      Uno Stato che, dopo aver raggiunto, quasi potrebbe dirsi, un primato di prosperità, di floridezza e di coltura, si arresta improvviso, tentenna, si sconnette, perde finalmente tutto quanto aveva acquistato con un lavoro assiduo di mezzo secolo; nè solo perde ciò che possedeva di bello e di grande, ma cade nel più profondo della miseria e del languore; questo Stato, io dico, presenta senza dubbio uno spettacolo troppo degno che alcuno vi si fermi coll'attenzione; e tanto più in quanto contemporaneamente e nel medesimo paese, un'altro Stato raccogliendo gli effetti del lavoro di più secoli, e per l'impulso speciale e potente d'un uom solo, si porta invece di tratto al più alto punto della civiltà, e veste uno splendore ed un lusso, dirò quasi, festoso e tripudiante.

      Quest'epoca e questo paese, in cui succedono due fatti così opposti, offrono un bel materiale d'operazione allo storico ed all'artista. Allo storico per l'indagine sagace delle cause, per la stima sapiente degli effetti; all'artista per quel forte contrasto d'elementi, di figure, di passioni, di tinte da cui, quasi sempre, suol scaturire il bello delle opere d'immaginazione.

      Però codesto tratto di storia è l'argomento che sarebbe piaciuto poter sviluppare intero nel presente lavoro: Milano e Roma, le due prospettive da colorirsi a quelle così opposte intonazioni di tinte. Milano co' suoi duchi scaduti, viene a trovarsi implicata colla Francia, il suo re battagliero, i suoi luogo-tenenti crudeli; Roma e il magnifico suo pontefice che sono intesi a spegnere la folla dei tiranni nella media Italia, obbrobriosi per delitti e atrocità d'ogni maniera; nel mentre questi, aiutando Francia per tenersi forte contro il pontefice vengono a concorrere alla rovina del Milanese, fintantochè, percossi da Roma più potente, lascian nudo un fianco alla Francia, e Milano, giovata da quest'ordine di cose, da Roma, dalla lega, può riaversi un tratto da quel duro e atroce regime.

      Dramma a larghissime dimensioni, nel quale più Stati son le figure colossali che aggruppano il nodo e s'affaticano allo scioglimento.

      Se non che, trattandosi di un'opera d'immaginazione, in cui la materia storica dev'essere così stemprata nel diletto, che facilmente venga digerita anche dalle più gracili intelligenze,


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