Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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piaggie erbose

      prese il camin verso una larga valle,

      dove per mezzo all'alte selve ombrose

      vide il più largo e 'l più segnato calle.

      Non molto va, ch'a destra, ove più folta

      è quella selva, un gran strepito ascolta.

      16

      Strepito ascolta e spaventevol suono

      d'arme percosse insieme; onde s'affretta

      tra pianta e pianta, e trova dui, che sono

      a gran battaglia in poca piazza e stretta.

      Non s'hanno alcun riguardo né perdono,

      per far, non so di che, dura vendetta.

      L'uno è gigante, alla sembianza fiero;

      ardito l'altro e franco cavalliero.

      17

      E questo con lo scudo e con la spada,

      di qua di là saltando, si difende,

      perché la mazza sopra non gli cada,

      con che il gigante a due man sempre offende.

      Giace morto il cavallo in su la strada.

      Ruggier si ferma, e alla battaglia attende;

      e tosto inchina l'animo, e disia

      che vincitore il cavallier ne sia.

      18

      Non che per questo gli dia alcun aiuto;

      ma si tira da parte, e sta a vedere.

      Ecco col baston grave il più membruto

      sopra l'elmo a due man del minor fere.

      De la percossa è il cavallier caduto:

      l'altro, che 'l vide attonito giacere,

      per dargli morte l'elmo gli dislaccia;

      e fa sì che Ruggier lo vede in faccia.

      19

      Vede Ruggier de la sua dolce e bella

      e carissima donna Bradamante

      scoperto il viso; e lei vede esser quella

      a cui dar morte vuol l'empio gigante:

      sì che a battaglia subito l'appella,

      e con la spada nuda si fa inante:

      ma quel, che nuova pugna non attende,

      la donna tramortita in braccio prende;

      20

      e se l'arreca in spalla, e via la porta,

      come lupo talor piccolo agnello,

      o l'aquila portar ne l'ugna torta

      suole o colombo o simile altro augello.

      Vede Ruggier quanto il suo aiuto importa,

      e vien correndo a più poter; ma quello

      con tanta fretta i lunghi passi mena,

      che con gli occhi Ruggier lo segue a pena.

      21

      Così correndo l'uno, e seguitando

      l'altro, per un sentiero ombroso e fosco,

      che sempre si venìa più dilatando,

      in un gran prato uscir fuor di quel bosco.

      Non più di questo; ch'io ritorno a Orlando,

      che 'l fulgur che portò già il re Cimosco,

      avea gittato in mar nel maggior fondo,

      acciò mai più non si trovasse al mondo.

      22

      Ma poco ci giovò: che 'l nimico empio

      de l'umana natura, il qual del telo

      fu l'inventor, ch'ebbe da quel l'esempio,

      ch'apre le nubi e in terra vien dal cielo;

      con quasi non minor di quello scempio

      che ci diè quando Eva ingannò col melo,

      lo fece ritrovar da un negromante,

      al tempo de' nostri avi, o poco inante.

      23

      La machina infernal, di più di cento

      passi d'acqua ove stè ascosa molt'anni,

      al sommo tratta per incantamento,

      prima portata fu tra gli Alamanni;

      li quali uno ed un altro esperimento

      facendone, e il demonio a' nostri danni

      assuttigliando lor via più la mente,

      ne ritrovaro l'uso finalmente.

      24

      Italia e Francia e tutte l'altre bande

      del mondo han poi la crudele arte appresa.

      Alcuno il bronzo in cave forme spande,

      che liquefatto ha la fornace accesa;

      bùgia altri il ferro; e chi picciol, chi grande

      il vaso forma, che più e meno pesa:

      e qual bombarda e qual nomina scoppio,

      qual semplice cannon, qual cannon doppio;

      25

      qual sagra, qual falcon, qual colubrina

      sento nomar, come al suo autor più agrada;

      che 'l ferro spezza, e i marmi apre e ruina,

      e ovunque passa si fa dar la strada.

      Rendi, miser soldato, alla fucina

      per tutte l'arme c'hai, fin alla spada;

      e in spalla un scoppio o un arcobugio prendi;

      che senza, io so, non toccherai stipendi.

      26

      Come trovasti, o scelerata e brutta

      invenzion, mai loco in uman core?

      Per te la militar gloria è distrutta,

      per te il mestier de l'arme è senza onore;

      per te è il valore e la virtù ridutta,

      che spesso par del buono il rio migliore:

      non più la gagliardia, non più l'ardire

      per te può in campo al paragon venire.

      27

      Per te son giti ed anderan sotterra

      tanti signori e cavallieri tanti,

      prima che sia finita questa guerra,

      che 'l mondo, ma più Italia ha messo in pianti;

      che s'io v'ho detto, il detto mio non erra,

      che ben fu il più crudele e il più di quanti

      mai furo al mondo ingegni empi e maligni,

      ch'imaginò sì abominosi ordigni.

      28

      E crederò che Dio, perché vendetta

      ne sia in eterno, nel profondo chiuda

      del cieco abisso quella maladetta

      anima, appresso al maladetto Giuda.

      Ma seguitiamo il cavallier ch'in fretta

      brama trovarsi all'isola d'Ebuda,

      dove le belle


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