Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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      si colca e lieva, e non può uscir d'impaccio;

      così fuor del suo antico almo soggiorno

      l'orca tratta per forza di quel braccio,

      con mille guizzi e mille strane ruote

      segue la fune, e scior non se ne puote.

      43

      Di bocca il sangue in tanta copia fonde,

      che questo oggi il mar Rosso si può dire,

      dove in tal guisa ella percuote l'onde,

      ch'insino al fondo le vedreste aprire;

      ed or ne bagna il cielo, e il lume asconde

      del chiaro sol: tanto le fa salire.

      Rimbombano al rumor ch'intorno s'ode,

      le selve, i monti e le lontane prode.

      44

      Fuor de la grotta il vecchio Proteo, quando

      ode tanto rumor, sopra il mare esce;

      e visto entrare e uscir de l'orca Orlando,

      e al lito trar sì smisurato pesce,

      fugge per l'alto oceano, obliando

      lo sparso gregge: e sì il tumulto cresce,

      che fatto al carro i suoi delfini porre,

      quel dì Nettuno in Etiopia corre.

      45

      Con Melicerta in collo Ino piangendo,

      e le Nereide coi capelli sparsi,

      Glauci e Tritoni, e gli altri, non sappiendo

      dove, chi qua chi là van per salvarsi.

      Orlando al lito trasse il pesce orrendo,

      col qual non bisognò più affaticarsi;

      che pel travaglio e per l'avuta pena,

      prima morì, che fosse in su l'arena.

      46

      De l'isola non pochi erano corsi

      a riguardar quella battaglia strana;

      i quai da vana religion rimorsi,

      così sant'opra riputar profana:

      e dicean che sarebbe un nuovo torsi

      Proteo nimico, e attizzar l'ira insana,

      da farli porre il marin gregge in terra,

      e tutta rinovar l'antica guerra;

      47

      e che meglio sarà di chieder pace

      prima all'offeso dio, che peggio accada;

      e questo si farà, quando l'audace

      gittato in mare a placar Proteo vada.

      Come dà fuoco l'una a l'altra face,

      e tosto alluma tutta una contrada,

      così d'un cor ne l'altro si difonde

      l'ira ch'Orlando vuol gittar ne l'onde.

      48

      Chi d'una fromba e chi d'un arco armato,

      chi d'asta, chi di spada, al lito scende;

      e dinanzi e di dietro e d'ogni lato,

      lontano e appresso, a più poter l'offende.

      Di sì bestiale insulto e troppo ingrato

      gran meraviglia il paladin si prende:

      pel mostro ucciso ingiuria far si vede,

      dove aver ne sperò gloria e mercede.

      49

      Ma come l'orso suol, che per le fiere

      menato sia da Rusci o da Lituani,

      passando per la via, poco temere

      l'importuno abbaiar di picciol cani,

      che pur non se li degna di vedere;

      così poco temea di quei villani

      il paladin, che con un soffio solo

      ne potrà fracassar tutto lo stuolo.

      50

      E ben si fece far subito piazza

      che lor si volse, e Durindana prese.

      S'avea creduto quella gente pazza

      che le dovesse far poche contese,

      quando né indosso gli vedea corazza,

      né scudo in braccio, né alcun altro arnese;

      ma non sapea che dal capo alle piante

      dura la pelle avea più che diamante.

      51

      Quel che d'Orlando agli altri far non lece,

      di far degli altri a lui già non è tolto.

      Trenta n'uccise, e furo in tutto diece

      botte, o se più, non le passò di molto.

      Tosto intorno sgombrar l'arena fece;

      e per slegar la donna era già volto,

      quando nuovo tumulto e nuovo grido

      fe' risuonar da un'altra parte il lido.

      52

      Mentre avea il paladin da questa banda

      così tenuto i barbari impediti,

      eran senza contrasto quei d'Irlanda

      da più parte ne l'isola saliti;

      e spenta ogni pietà, strage nefanda

      di quel popul facean per tutti i liti:

      fosse iustizia, o fosse crudeltade,

      né sesso riguardavano né etade.

      53

      Nessun ripar fan gl'isolani, o poco;

      parte, ch'accolti son troppo improviso,

      parte, che poca gente ha il picciol loco,

      e quella poca è di nessun aviso.

      L'aver fu messo a sacco; messo fuoco

      fu ne le case: il populo fu ucciso:

      le mura fur tutte adeguate al suolo:

      non fu lasciato vivo un capo solo.

      54

      Orlando, come gli appertenga nulla

      l'alto rumor, le strida e la ruina,

      viene a colei che su la pietra brulla

      avea da divorar l'orca marina.

      Guarda, e gli par conoscer la fanciulla;

      e più gli pare, e più che s'avicina:

      gli pare Olimpia: ed era Olimpia certo,

      che di sua fede ebbe sì iniquo merto.

      55

      Misera Olimpia! a cui dopo lo scorno

      che gli fe' Amore, anco Fortuna cruda

      mandò i corsari (e fu il medesmo giorno),

      che la portaro all'isola d'Ebuda.

      Riconosce ella Orlando nel ritorno

      che fa allo scoglio: ma perch'ella è nuda,

      tien basso il capo; e non che non gli parli,

      ma gli occhi non ardisce al viso alzarli.

      56


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