La Sua Omega Insolente. Kristen Strassel

La Sua Omega Insolente - Kristen Strassel


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nostre vite fossero un inferno in terra. Dopo ciò che era successo, aveva promesso che avrebbe voltato pagina e fatto la cosa giusta. Ci avrei creduto quando lo avessi visto. Quando tutti gli omega mancanti fossero stati al sicuro.

      «No che non ci vai.»

      «Me lo proibite, Vostra Maestà?» chiesi con tono di sfida.

      «Devi fidarti di Dagger» rispose Zelene, e non avevo idea di come riuscisse a mantenere una faccia seria pronunciando quella frase. Quell’uomo era nostro nemico tanto quanto gli umani che catturavano gli omega e li trasformavano in lupi mutanti.

      Non avrei lasciato che il peso della corona cambiasse mia sorella. Avrei fatto tutto il necessario per mantenerla fedele alle sue origini.

      «Tu non credi che Dagger mi terrà al sicuro.»

      Strinse le labbra e, per la prima volta da quando la corona era stata posta in cima alla sua testa, sembrò vulnerabile. Non debole. Nessun omega era debole. Soprattutto non la nostra Regina. Ma ogni tanto i nostri muri crollavano. Era impossibile tenerli sempre in piedi.

      «No, non mi fido di lui» mi rispose. «Penso che farà tutto ciò che Adalai gli chiede per riavere il suo titolo, ma la cosa finisce lì. Ti vedrà come un problema, Tavia. E, ancora di più, come una rappresentazione di tutti i suoi fallimenti. Dagger non è riuscito a imporre la sua volontà sulle Badlands, soprattutto non su di noi. Per quanto ci abbia provato, non è riuscito a sottometterci. Si aspetterà che tu combatta da sola.»

      «Ho combattuto per la mia vita ogni dannato giorno.» Da quando gli omega erano stati esiliati da Luxoria. Se Dagger pensava che mi sarei arresa facilmente, che avrei smesso di lottare solo perché mia sorella dormiva nel letto del Re, avrebbe dovuto ricredersi. «Sono pronta.»

      Il sole iniziava a scivolare dietro le montagne. Per il mio cervello di omega significava che era ora di tornare nelle Badlands, perché, fino a poco tempo fa, era stato un reato farsi trovare entro i confini di Luxoria di sera, e le guardie avevano avuto carta bianca per risolvere quel problema come meglio avevano ritenuto opportuno. Alle nuove regole – o alla loro mancanza – era difficile abituarsi.

      «Rielle arriverà presto. Chiedile cosa pensa del mio piano.» La nostra compagna di stanza lavorava negli alloggi privati del castello. Dalla notte in cui Zelene aveva fatto irruzione alla festa, la nostra vita era diventata un trambusto e non avevamo avuto molto tempo per parlare o per elaborare un piano. Ma forse gli Alfa avrebbero parlato delle loro strategie militari mentre lei si occupava delle faccende, pensando che non fosse abbastanza intelligente da capire cosa stavano pianificando.

      Grosso errore.

      «Sono sicura che ne sarà spaventata tanto quanto me. Ti farò sapere se le vengono in mente delle idee migliori» mi rispose Zelene sorridendo.

      «Non è quello che voglio dire.» La baciai su una guancia prima di lasciarla per la notte. «Insisti perché ti dia delle informazioni. Sicuramente Dagger non mi dirà tutto, e io mi rifiuto di farmi cogliere impreparata.»

      Gli occhi azzurri di Zelene erano enormi e sbarrati. «Per favore, ripensaci. Agli omega sei più d’aiuto da viva che da morta.»

      Le parole d’addio di mia sorella mi perseguitarono mentre mi avventuravo per le strade di Luxoria. Lungo la via di casa non mi ero mai fermata in nessuno dei negozi, prima di quel momento, né mi ero mai concessa di indugiare davanti alle vetrine. Fino a poco tempo prima, a noi omega era vietato entrare nelle attività commerciali, a meno che non fossimo lì per fare affari per conto di un Alfa o un beta. Il divieto era stato revocato, ma io avrei speso i pochi soldi che avevo nei negozi delle Badlands.

      Zelene temeva che Luxoria non fosse pronta ad accogliere un popolo unito, ma non aveva considerato i bisogni della sua gente. Noi non volevamo essere considerati al pari degli Alfa. Volevamo essere riconosciuti per quello che eravamo, ma senza essere ricoperti di vergogna e miseria.

      Non c’erano più guardie a presidiare i cancelli. Adalai aveva detto che ci sarebbe stata una cerimonia per demolire i muri che separavano gli omega da Luxoria.

      Forse mi stavo comportando da sciocca, insistendo per continuare a combattere. Mi guardavo le spalle da anni, assicurandomi che i miei amici rimanessero al sicuro, ma scendere in battaglia non era la stessa cosa. Dagger, che mi fidassi o meno di lui, era un soldato addestrato. Non mi aveva presa sul serio prima che mia sorella diventasse Regina, quando seguivo il vuoto protocollo che ci era stato imposto e andavo da lui con i problemi del villaggio. Mi diceva che ne era al corrente e mi congedava. Mi guardava a malapena.

      Questa missione non sarebbe stata altro che un esercizio di frustrazione. E probabilmente quell’uomo non avrebbe perso il sonno se fossi stata catturata. Per lui ero una spina nel fianco da troppo tempo.

      «Lady Tavia!» mi chiamò una voce familiare, seguita da passi pesanti nella polvere. Mi voltai e vidi Maryellen, un’amica di mia madre, una donna che aveva combattuto con lei nella vecchia guerra.

      «Sono solo Tavia, Maryellen.» Notai che stava piangendo. «Cosa c’è che non va?»

      «Jacoby.» Suo figlio. «È sparito.»

      Oh merda. Era stato in prima linea nella battaglia per la giustizia omega, una delle guerre combattute dopo la Divisione. Avevamo lavorato insieme molte volte, a tarda notte, nell’ombra, sussurrando in modo che le guardie non ci sentissero.

      Non potevo farle sapere quanto fossi spaventata per lui. «Quando è successo?»

      «Non è rientrato a casa dopo la celebrazione del matrimonio.» Si coprì la bocca per soffocare un singhiozzo, e io le posai una mano sulla spalla. «Ho cercato di inviare un messaggio a una di voi ragazze, ma dopo la fine della Divisione tutto è stato un caos tremendo. Non ci sono guardie. Niente regole. Non pensavo che le cose potessero peggiorare, ma è così.»

      Se gli umani avessero capito cosa stavamo facendo, se avessero intuito i sogni di rivoluzione che non avevano nulla a che fare con il Re o la sua corte, si sarebbero assicurati di stroncarli sul nascere.

      «Farò tutto il possibile per riportarlo a casa.» L’abbracciai velocemente, ma non avevo il tempo di restare e confortarla.

      Dovevo lavorare con Dagger. Per quanto sperassi che Rielle ci rivelasse i segreti dei Reali, dovevo far sapere a lui i nostri.

      Non c’era modo di vincere questa guerra se io e lui non fossimo rimasti uniti.

      Tre

      Dagger

      Caricai un altro contenitore di provviste nella piccola stiva dell’Humvee elettrico. Volevo partire all’alba e il cielo si stava già schiarendo. Re Adalai aveva insistito che portassi con me un gruppo di uomini, e gli avevo fornito un elenco di alcuni dei più bravi nell’attività di spionaggio. Senza dubbio avrebbe mandato in missione i migliori, dato che era così importante per la sua Regina, ma se non lo avesse fatto... beh, non avrebbe avuto importanza. Avrei trovato una cazzo di soluzione.

      Tornando all’armeria, caricai fucili e munizioni. Ero già armato fino ai denti, come un qualsiasi altro giorno, ma non faceva mai male avere qualcosa in più. Soprattutto visto che avrei potuto scontrarmi con bestie che erano sessanta centimetri più alte di me.

      Tornando al veicolo, i primi accenni di sole iniziarono a fare capolino dalle mura della città, e i rumori del risveglio di Luxoria trasformarono i suoni della mattina tranquilla in un sordo ronzio. Gli uomini si stavano radunando vicino al castello per prepararsi al nostro viaggio. Era un piccolo esercito, per lo più composto da beta, che riuscivano a entrare facilmente in posti in cui noi Alfa non eravamo i benvenuti.

      Mi avvicinai al gruppo, sorpreso di trovare Cassian tra gli uomini. Era il Sovrintendente dei Confini Occidentali. Aveva un esercito tutto suo da comandare. Perché Adalai lo avrebbe dovuto mandare con me?

      Cassian incrociò il mio sguardo mentre caricavo le armi sull’Humvee. Si avvicinò, più cupo del normale.

      «Il


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