Mai Sfidare Una Volpina. Dawn Brower
gli era stato al fianco per tutta la vita non era il massimo della generosità: solo il diritto, come da prassi, di continuare a vivere al castello, ma soggetta ai voleri del nuovo erede. Qualche gioiello, ma nulla di che. E Zach non aveva alcuna intenzione di garantire un vitalizio, a quella strega. E nemmeno di concederle alcun beneficio.
In breve, la carrozza si fermò davanti al castello di Graystone. Subito un valletto si precipitò ad aprirgli la portiera.
"Vostra Grazia. - lo salutò il servo, con entusiasmo - E’ un vero piacere che siate qui.”
Per forza. Dopotutto era da lui che ora dipendeva tutto il personale del castello! Zach fece un cenno con la testa e si avviò impettito verso l’entrata. Non c’era nulla che avesse voglia di rispondere a un servo. All’ingresso c’era ad aspettarlo un anziano maggiordomo dai capelli grigi e tutto il personale, schierato in bell’ordine.
Mentre passava davanti a tutta quella gente che gli s’inchinava davanti e che lo salutava con un continuo e incessante: “Ben arrivato, Vostra Grazia!” si sentì leggermente in difficoltà: non era abituato a sentirsi chiamare a quel modo…né ad avere tutte quelle persone al suo servizio!
Si rivolse al maggiordomo." Voi siete Bentley?" chiese. Era con lui che Zach aveva avuto a che fare per lettera, dopo la morte del nonno. Non aveva partecipato al funerale, perché per quello spregevole individuo che finalmente aveva tirato le cuoia non provava che rancore. E non aveva nemmeno intenzione di osservare il consueto periodo di lutto. Non avrebbe pianto ipocritamente il nonno, e nessuno del castello avrebbe dovuto farlo. Aria, aria! Il mondo sarebbe stato un posto migliore, senza quell’essere malvagio!
"Sì, Vostra Grazia, - s’inchinò l’uomo - Mi auguro che abbiate fatto buon viaggio." Sembravano tutti così in visibilio, per il suo arrivo! Dio, che maestri di finzione! Lo trattavano come se fosse un re. Ma forse era lui che era troppo prevenuto. Dopotutto, si trattava di servi e camerieri. Si stavano solo comportando come da etichetta. Passò avanti, con fare altero…e ancora molto a disagio.
"Dov'è la duchessa vedova?" chiese, senza convenevoli. Non vedeva l’ora di farla sparire! Se fosse stato per lui, l’avrebbe sistemata nella Dower House prima del tramonto.
"Credo che ora sia in salone insieme con le sue sorelle." Il maggiordomo fece cenno all’ala in fondo al corridoio. "Di solito è a quest’ora che prende il the con loro."
Anche le sorelle? “Occupatevi dei miei bagagli, prego. MI auguro che il castello sia stato allestito per il mio arrivo."
"Certamente, Vostra Grazia. - rispose il maggiordomo, inchinandosi di nuovo - E’ tutto pronto e pulito per accogliervi. Ogni stanza è stata accuratamente lavata e lucidata, la biancheria da letto è stata rinnovata, le dispense rifornite.”
"Ottimo.” Non voleva toccare nulla di ciò che era appartenuto al nonno. Se avesse avuto più tempo, avrebbe fatto rinnovare l’intera mobilia…ma per quello si poteva aspettare. Prima avrebbe esaminato esaminare il castello da cima a fondo e poi…avrebbe deciso. “Adesso desidero incontrare la duchessa. Più tardi vi vedrò nel mio studio. Abbiamo molte cose di cui discutere, Bentley.”
"Certamente, Vostra Grazia." Il maggiordomo fece un altro inchino. “ Ora mi occuperò dei bagagli.”
Zach annuì e si diresse sparato verso il salone, per fare finalmente la conoscenza di quell’arpia che era costretto a chiamare duchessa. Una risata cristallina e gioiosa gli arrivò a sorpresa dal salone. Dunque era molto allegra, la vedova! Si fermò sulla soglia, per dare un’occhiata non visto. Rimase affascinato e stranito da ciò che vide: dentro c’erano quattro belle ragazze bionde, di un’età compresa tra i quindici e i vent’anni, se aveva visto bene. Due erano gemelle. Quella che presumeva fosse la più giovane se ne stava comodamente sdraiata su una chaise longue in compagnia di un’altra ragazza, una sorella forse; la più anziana sedeva tranquillamente su una poltroncina di velluto blu, che ben si adattava ai suoi occhi…due laghetti blu cobalto. Era quella che gli piaceva di più, con quello sguardo malizioso e intelligente. Erano tutte belle, ma quella ragazza…era mozzafiato, inutile fare giri di parole.
Si schiarì la gola. "Perdonate, signore, ma chi di voi ha avuto il coraggio di sposare il mio ignobile nonno?”
Le ragazze smisero improvvisamente di chiacchierare e si voltarono all’unisono verso di lui, con la bocca aperta. Bene, almeno sono riuscito ad attirare la loro attenzione! pensò Zachary...
Billie si voltò a guardare il giovane tutto imbacuccato nei suoi abiti e che evidentemente intendeva farsi odiare…e rimase senza parole. Era l’uomo più bello che avesse mai visto! Aveva i capelli castani, leggermente schiariti dal sole in meravigliosi tocchi di oro rosso. I suoi occhi avevano lo stesso colore dell'erba in una calda giornata estiva. Ma quegli occhi stupendi la stavano fissando con un’espressione di disprezzo. Non riusciva a capire perché. Billie non lo aveva mai visto prima, ma da modo in cui si era presentato doveva essere il nuovo duca, l’erede del vecchio che aveva sposato. Certo, lo aveva definito nonno! Cominciò a sentirsi in ansia. Era a lui, quindi, che doveva rendere conto della sua posizione al castello! Si alzò per andargli incontro, con lo le viscere attanagliate dall’ansia. “Immagino che vi riferiate a me, signore.” rispose, con tono amabile. Forse lui aveva delle brutte intenzioni nei suoi confronti, ma lei decise di accoglierlo con gentilezza.
L’uomo non rispose, ma fece cenno a una cameriera di versargli del caffè. Nero e senza crema. Già questo lo presentava a dovere. A Billie invece piaceva il the, e lo prendeva dolce e con una nuvola di latte. Finito il caffè, il giovane congedò la cameriera e fissò freddamente la bellissima ragazza che aveva davanti. “Bene. Ora che mi sono un po’ rinfrancato, parliamo di voi.” esclamò rudemente e senza perifrasi.
"Perdonatemi ..." Lei lo fissò, sorpresa delle sue parole. "Di cosa dovremmo parlare?" Lo avevano già informato del suo stato d’indigenza, quando aveva sposato il duca? Intendeva rispedirla a casa? Ma no, non poteva! Lei era legittimamente la duchessa! Nessuno sapeva che quel matrimonio non era stato consumato, e chiaramente lei non lo aveva detto a nessuno! Non lo aveva confidato nemmeno alle sue sorelle. Nessuna cameriera aveva scoperto che era ancora vergine…e lei aveva fatto di tutto per far apparire il contrario. La sua vita e quella della sua famiglia dipendeva da questo.
"Questo non è il vostro posto, e voi lo sapete bene.” sibilò Zachary, asciutto. Billie non si scompose affatto: si sedette di nuovo e fece un sorso dalla sua tazza di the. L’uomo continuò. “Sembra che abbiate trasferito al castello tutta la vostra famiglia. C’è qualcun altro che deve ancora arrivare?” la provocò, acidamente.
"Ho avuto il permesso dal mio defunto marito.” rispose Billie, pacatamente.
"Il vostro defunto marito, giusto. Ma ora sono io che comando, qui.”
Lei aprì la bocca e la richiuse più volte. Stava diventando una cattiva abitudine, volerla buttare fuori. Quel tizio continuava a offenderla. Nessuno gli aveva insegnato le buone maniere? "Suppongo che sia così.” mormorò. Cominciava a capire perché il vecchio duca non sopportava suo nipote: era scontroso e arrogante…esattamente come lui!
"Bene, non facciamola troppo lunga. Preparate i vostri bagagli, signora, voi e le vostre sorelle. Entro stasera vi voglio fuori di qui!” disse Zachary, con tono pungente.
"Che cosa?" esclamarono in coro le ragazze.
"Non potete farlo!” quasi gridò Billie. Doveva riuscire a fargli capire che non avevano un posto dove andare. Di sicuro non poteva essere così senza cuore come voleva dare a credere! “Questa proprietà appartiene a me quanto a voi.”
Lui sollevò un sopracciglio. "Davvero ne siete convinta? E, per essere precisi, da quanto risiedete al castello? Sbaglio o siete vedova da due settimane? Avete preso possesso di questa proprietà già prima del vostro matrimonio?”
"Questo non ve lo permetto. - sibilò Billie, che aveva captato l’odiosa allusione - Ovviamente non ci siamo trasferiti prima del matrimonio." Beh, non era proprio così. In realtà lei e la sua famiglia si erano trasferite