Mamma Mi Ha Detto Di Non Venire. T. M. Bilderback

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condizioni, e aveva appena 90.000 chilometri di percorrenza effettivi. Era di proprietà di una signora non sposata (parole dei suoi genitori - vecchia puttana lesbica era la descrizione di Chris) sulla settantina che non poteva più guidare. Lei voleva solo mille dollari.

      Chris assillò il suo vecchio finché non aveva acconsentito a dare un’occhiata all’auto. Lui diede la sua approvazione, Chris diede i soldi alla signora e la cosa finì lì! O almeno così ritenne.

      “Regole di base, figliolo,” disse suo padre. “Tua madre ed io paghiamo l’assicurazione per te da subito, ma tu sei responsabile di tutte le altre spese. La targa, la benzina e le riparazioni sono tutte tue. Se dovessi prendere una multa, anche la spesa per l’assicurazione ricadrà su di te - non siamo fatti di soldi, lo sai.”

      “Ok, papà. Non prenderò una multa,” disse lui.

      “Credo sia ora che anche tu ti trovi un lavoro. Le auto costano davvero un bel po' di soldi... e devi pensare anche alle spese del college.”

      “Papà, sono uno studente di prima categoria. Avrò delle borse di studio.”

      “E questo è fantastico, figliolo. Ma le borse di studio non pagano tutto. Di solito coprono solo le tasse scolastiche. Libri, cibo, dormitori e feste sono tutti costi extra. Possiamo aiutarti in parte in tutto ciò, ma sarebbe utile se tu avessi dei soldi tuoi.”

      “Baabbo! Io non faccio feste!”

      “Ora non le fai. Aspetta fino al college. Vedrai cosa intendo.” Sorrise a Chris mentre lo diceva.

      E anche se lui odiava ammetterlo a se stesso, il suo vecchio aveva ragione. Aveva bisogno di soldi.

      Tornando a casa, si fermò al McDonald. Erano a corto di personale e, dopo un breve colloquio, lo assunsero. Avrebbe iniziato sabato, venti ore alla settimana a poco più del salario minimo.

      Poi, nella giornata, a scuola, aveva chiacchierato con un paio di amici. Erano nel corridoio davanti al suo armadietto, aspettando di andare all’ultima lezione del giorno. Hugh parlava della sua macchina e ironizzava sul Maggiolino di Chris, mentre Lance era appoggiato agli armadietti ad ascoltare. Lance toccò col gomito sia Chris sia Hugh. Quando lo guardarono, stava fissando il corridoio. Entrambi si girarono per vedere cosa avesse attirato la sua attenzione.

      La nuova ragazza, Amanda King, stava risalendo il corridoio nella loro direzione. Amanda si era trasferita alle superiori di Glenwood all’inizio dell'anno da un’altra scuola della città. Era una ragazza molto carina, con lunghi capelli scuri e un sorriso meraviglioso. Tutti i ragazzi della Glenwood erano affascinati da lei, e tutte le ragazze oscillavano tra l’odiarla e il pensare che fosse davvero fantastica.

      Tutti e tre i ragazzi la stavano fissando. Sembrava che stesse cercando qualcuno. Guardò nella direzione dei ragazzi, sorrise e si diresse direttamente verso di loro. Si fermò davanti a Chris e sorrise timidamente.

      “Tu non sei Chris Gunther?” chiese.

      “Uh... sì, ciao,” balbettò lui. Non riusciva a distogliere gli occhi dai suoi.

      “Abbiamo lezione di chimica insieme,” disse lei.

      “Sì, è vero,” rispose lui.

      “Senti, mio fratello mi ha detto di una festa a casa di un amico domani sera. Mi chiedevo se ti piacerebbe venire con me.”

      “Muh... io?”

      Lei ridacchiò. “Certo, tu. Di tutti i ragazzi che ho visto qui finora, tu sembri essere il più dolce. E il più carino.” Amanda arrossì un po'. “Mi piacerebbe molto uscire con te. Voglio dire, se tu vuoi venire con me.”

      “Beh, uh... sì, mi piacerebbe molto!”

      Lei prese un foglio di carta dal suo taccuino e scrisse per un minuto. “Ecco il mio numero di telefono. Chiamami stasera e parleremo. Devo andare, o farò tardi a lezione. Ciao ciao!” Salutò con la mano mentre ritornava indietro nel corridoio.

      Chris e i suoi amici la guardarono mentre si allontanava lungo il corridoio.

      “Amiico,” disse Hugh, incredulo.

      “Sei così fortunato!” disse Lance.

      Chris guardò il pezzo di carta che Amanda gli aveva passato. Su di esso, lei aveva scritto il suo numero di telefono. Sotto il numero, aveva disegnato un cuore con una freccia che lo attraversava.

      Chris infine trovò il coraggio di chiamare Amanda quella sera.

      “Pronto?” disse lei quando rispose.

      “Ciao, Amanda. Sono io,” disse lui.

      “Oh, ciao, Chris! Sono così felice che tu abbia chiamato.”

      “Anch'io. Pensavo solo... beh, non importa.”

      “Solo cosa?”

      Chris esitò. “Non posso credere che una ragazza così bella e simpatica come te volesse che io le telefonassi... Voglio dire, non sono una stella del football o altro. Sono solo un ragazzo normale.”

      Lei ridacchiò. “Ed io sono solo una ragazza normale, Chris. Mangio, dormo, faccio i compiti, vado a scuola. E non penso di essere così carina.”

      “Ma lo sei!” rispose lui. “Tutti i ragazzi a scuola non riescono a smettere di sbavare per... voglio dire, sono tutti pazzi di te.”

      “Non m’importa di 'tutti i ragazzi', Chris. M’interessa solo quello che pensa un ragazzo. E quello sei tu, sciocco.”

      Passarono le due ore successive a parlare di cose di cui parlano normalmente la maggior parte dei sedicenni. Quando riattaccarono, era stato concordato che Chris sarebbe passato a prenderla alle sei e mezzo della sera successiva, e che avrebbero preso qualcosa da mangiare. Poi si sarebbero diretti alla festa. Suo fratello Steve li avrebbe incontrati lì.

      Chris scese al piano di sotto per dire ai suoi genitori i suoi impegni per domani sera. Sua madre era un po' riluttante a lasciare che i ragazzi andassero a una festa, anche se il fratello maggiore di Amanda sarebbe andato con loro.

      “Non è così che ci si diverte, Chris,” disse lei. “Non credo che dovresti andare.”

      “Mamma, andrà tutto bene!” disse Chris.

      Sorprendentemente, suo padre lo appoggiò. “Penso che dovrebbe andare. Gli abbiamo dato una buona educazione ed è un ragazzo responsabile.” A Chris disse: “Ma non stare fuori oltre la mezzanotte, figliolo. Il giorno dopo inizierai a lavorare e avrai bisogno di riposare.”

      Chris sorrise. “Grazie, papà! Sarò a casa per mezzanotte, e faremo attenzione.”

      A scuola il giorno dopo, Lance e Hugh presero in giro Chris per tutto il giorno a proposito del suo appuntamento del venerdì sera con Amanda. Chiesero di cosa avessero parlato al telefono la sera precedente.

      “Le hai detto della bambola gonfiabile nel tuo armadio?” chiese Hugh.

      “Quello che voglio sapere,” disse Lance, “è quanto la pagasti per fingere che tu le piacessi ieri.”

      “Sapete,” disse Chris, “voi due siete davvero banali.”

      “Ricorda,” disse Hugh, “non tormentarti per le cose futili.”

      “E non accarezzare le cose sudate,” conclusero Chris e Lance insieme. Si misero tutti a ridere.

      Chris chiuse il suo armadietto e Amanda era dietro la porta dell’armadietto. Lui divenne immediatamente senza parole, e Lance e Hugh ammutolirono rapidamente.

      “Tutto quello che ti chiedo,” disse a Chris, con un tono basso e seducente, “è che tu non dica loro quello che tu ed io abbiamo fatto con la bambola gonfiabile. Vuoi accompagnarmi a chimica?”

      Lei lo prese per mano e lo condusse in fondo al corridoio. Lance e Hugh fischiarono e chiamarono a gran voce Chris mentre se ne andavano.


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