Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II. Amari Michele

Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II - Amari Michele


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Si aggiungano: Kitâb-el-Fihrist, MS. di Parigi, tomo II, fol. 6 verso; Baiân, tomo I, p. 292, seg.; Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 37 verso. Non cadendo in dubbio che Sa'îd, o vogliam dire Obeid-Allah, discendesse da El-Kaddâh, i partigiani dei Fatemiti dovean provare la parentela di El-Kaddâh con Ali; ma niuno l'ha fatto.

253

Questo aneddoto è narrato nel Kitâb-el-Fihrist, MS. di Parigi, tomo II, fol. 7 recto, dove Abu-l-Kasem non è detto figliuolo d'Obeid-Allah, come questi lo spacciò e come scrivono tutti gli altri cronisti.

254

Confrontinsi: Tahîa-ibn-Sa'îd, Continuazione degli Annali d'Eutichio, MS. di Parigi, Ancien Fonds, 131 A, fog. 87 verso, seg.; Kitâb-el-Fihrist, MS. di Parigi, tomo II, fog. 6 verso, seg.; Ibn-el-Athîr, an. 296, MS. A, tomo II, fog. 197 verso, e MS. C, tomo IV, fog. 290; Baiân, tomo I, pag. 149, seg.; Cronica di Gotha, versione di Nicholson, p. 100, seg.; Makrizi, presso Sacy, Chrestomathie Arabe, tomo II, p. 114, 115. Traggo la data del 20 agosto 909 da Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 38 recto.

255

Confrontinsi: Riâdh-en-nofûs, MS. di Parigi, fog. 67 verso; Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 197 verso, seg.; MS. C, tomo IV, fog. 290, seg., an. 296; Baiân, tomo I, p. 158, 159; Makrizi, Mokaffa', MS. di Parigi, Ancien Fonds, 675, fog. 222 recto; Ibn-Hammâd, MS. di M. Cherbonneau, fog. 3 recto.

256

Confrontinsi Ibn-el-Athîr e Makrizi, ll. cc. Veggasi anche nel Riâdh-en-nofûs, fog. penultimo, verso, un curioso aneddoto che si narra nella iniziazione d'Ibn-Ghâzi.

257

Iahîa-ibn-Sa'îd, continuatore di Eutichio, scrive Rûm, il qual nome si dava ad ambe le schiatte e comprendea perciò i Siciliani. La più parte probabilmente erano cristiani di Sicilia, convertiti o no. Uscì da questi giannizzeri fatemiti Giawher conquistatore del Marocco e dell'Egitto, ch'è chiamato ora Rûmi ed or Sikîlli, ossia siciliano.

258

Si legge nel Baiân, tomo I, p. 175 e 184, che il Mehdi nel 303 (915-16) fece il catasto dei poderi tributarii (dhi'â) prendendo la media tra il massimo e il minimo fruttato; e che nel 305 (917-18) levò una tassa addizionale sotto pretesto di arretrati. La sottile avarizia della finanza fatemita si ritrae da tante altre fonti.

259

Iahîa-ibn-Sa'îd, fog. 89 recto.

260

Riâdh-en-nofûs, fog. 67 verso. Il testo dice: “Prese i beni de' lasciti pii e delle fortezze.” Quest'ultima voce significa senza dubbio le città di provincia.

261

Riâdh-en-nofûs, l. c.; Ibn-Hammâd, MS. di M. Cherbonneau, fog. 2 recto.

262

Iahîa-ibn-Sa'îd, l. c.

263

Confrontinsi: Ibn-el-Athîr, an. 296, MS. A, tomo II, fog. 198 verso, e MS. C, tomo IV, fog. 290 verso; Ibn-Khallikân, nella vita di Abu-Abd-Allah lo Sciita, versione inglese di M. De Slane, tomo I, p. 465; Baiân, tomo I, p. 158, seg.; Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 38 recto; Ibn-Hammâd, MS. de M. Cherbonneau, fog. 2 recto e verso.

264

Iahîa-ibn-Sa'îd, fog. 89 verso.

265

Non si trovava modo di pesar coteste masse di ferro. Egli usò una barca da bilancia idrostatica, caricandovi le porte e segnando ove arrivasse il pel dell'acqua. Alle porte fu sostituita poi tanta zavorra; e questa si pesò coi modi ordinarii.

266

Confrontinsi: Bekri, versione di M. Quatremère nelle Notices et Extraits de MSS., tomo XII, p. 479, seg.; Iahîa-ibn-Sa'îd, Continuazione d'Eutichio, MS. di Parigi, Ancien Fonds, 131 A, fog. 89 verso; Ibn-el-Athîr, an. 303, presso Tornberg, Annales Regum Mauritaniæ, tomo II, p. 373; Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 38 recto.

267

Ibn-el-Athîr, an. 289, MS. A, tomo II, fog. 172 recto; MS. C, tomo IV, fog. 279 recto; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, p. 146; Nowairi, presso Di Gregorio, Rerum Arabicarum, p. 11.

268

Nowairi, l. c. I fasti della famiglia Ribbâh si veggano nel Vol. I della presente istoria, p. 321, 322, 330, 343, 353, principiando da Ia'kûb-ibn-Fezara, padre di Ribbâh.

269

Confrontinsi: Nowairi, l. c., e Chronicon Cantabrigiense, p. 44, dove si legga Ibn-Ribbâh, in luogo di Ibn-Ziagi.

270

Nowairi, l. c.

271

Si legge nella Cronica di Gotha, versione del Nicholson, p. 79, che nel 294 (906-7) Ziadet-Allah mandò ambasciatori a Costantinopoli ed accolse onorevolmente a Rakkâda un oratore bizantino.

272

Riâdh-en-nofûs, manoscritto di Parigi, fog. 67 verso.

273

Abd-Allah-ibn-Sâigh, ultimo vizir di Ziadet-Allah, s'era imbarcato per la Sicilia quando il principe prese la fuga. Veggasi Nowairi, Storia d'Affrica, in appendice alla Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun, versione di M. De Slane, tomo I, p. 444. Certamente Ibn-Sâigh non fu il solo a tentar questa via.

274

I fatti esteriori si ritraggono riscontrando Ibn-el-Athîr e Nowairi, ll. cc.; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, trad. di M. Des Vergers, p. 158, 159; Abulfeda, Annales Moslemici, an. 296, presso Di Gregorio, p. 78; Scehab-ed-dîn, ibid., p. 59.

Il nome compiuto di Ibn-abi-Khinzîr si legge nel Baiân, tomo I, p. 148; al par che l'oficio di wâli, conferito dallo Sciita, a lui nella città di Kairewân e ad un altro fratello per nome Khalf nel Castel-vecchio. Ibn-Khaldûn, l. c., afferma che Ibn-abi-Khinzîr fosse stato dei notabili della tribù di Kotama. Lo credo, piuttosto dei principali della setta, ma di schiatta arabica. L'Haftariri che si legge tra i nomi di questo governatore di Sicilia nella versione latina di Abulfeda, è falsa lezione di Abi-Khinzîr. Questo soprannome poi del padre, suona in lingua nostra “Quel dal cinghiale.”

È bene avvertire che il Rampoldi, Annali Musulmani, an. 909, tomo V, p. 119, 123; sognò un viaggio del Mehdi in Sicilia e parecchi aneddoti della sollevazione di Palermo contro Ahmed-ibn-abi-Hosein-ibn-Ribbâh; i quali non sembrano errori di compilatori arabi ch'egli avesse avuto per le mani, ma particolari aggiunti del proprio al Nowairi e agli annali chiamati di Scehab-ed-dîn.

275

Il nome di costui si legge nel Baiân, tomo I, p. 129.

276

Ibn-el-Athîr e Ibn-Khaldûn, ll. cc.

277

Nowairi, presso Di Gregorio, Rerum Arabicarum, p. 12.

278

Idem, p. 13, e Chronicon Cantabrigiense, presso Di Gregorio, p. 44.

279

Ibn-el-Athîr e ibn-Khaldûn, ll. cc.

280

Baiân, tomo I, p. 158 a 172.

281

Il solo cronista che racconti questo episodio adopera qui una voce che può significare: “suppose o diede a credere.”

282

Al dir dei cronisti, più degni di fede, lo Sciita fu assassinato di febbraio 911. Il tumulto di Palermo accadde nella state seguente o più tardi; poichè Ibn-abi-Khinzîr, venuto d'agosto 910, andò all'impresa di Demona nella primavera o nella state del 911.

283

Sâheb-el-Khoms. Per errore del Caruso (Chronicon Cantabrigiense, an. 6421), seguito dal Di Gregorio, dal Martorana e dal Wenrich, questo titolo di oficio fu tradotto “Signore d'Alcamo:” ed è sbaglio da non perdonarsi ad orientalista. M. Caussin, che v'era caduto anch'egli, cercò di correggerlo nella versione francese del Nowairi, pubblicata


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