Storia degli Esseni. Benamozegh Elia

Storia degli Esseni - Benamozegh Elia


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s’impadronisce di questo dato, di questa emigrazione dalla storia narrata, e vestendola secondo il suo stile di colori fittizj, ed allargandola ed ampliandola, e preoccupando il campo dell’avvenire, e parlando ove la storia si tace, già dimostra in questo pugno di fuorusciti il germe della grande istituzione; già ve li addita stanziati definitivamente in quelle solitudini; già li stringe in religiosa consorteria; già dal semplice soggiorno alla convivenza trapassa, quindi dalla convivenza alla scelta di una vita comune, da questa all’organamento sociale, al culto, alle dottrine; e così di grado in grado salendo, ed elemento ad elemento soprapponendo, fa sorgere quasi per incanto il grande, il bello istituto degli Esseni. Io non so se mi vorreste più generoso; ma io tutto ammetterei, quanto può di fantastico offrirci, di gratuito, questa ipotesi, quando almeno la base istorica, quell’esilissimo storico addentellato, che pur or ricordammo, rimanesse saldo, inconcusso, rimanesse in piedi. Che sarebbe però, dilettissimi, se pur esso svanisse; che sarebbe se il gigantesco edifizio tutto vedessimo sull’arena fondato; che sarebbe se tutte le nostre immaginarie scoperte andassero miseramente in frantumi, come le fantastiche supputazioni di colui che sopra pochi miseri vetrami la fortuna sua fondava? – Certo che bene avremmo di maraviglia argomento, come un ingegno svegliato, probo, erudito come il Salvador, si lasciasse tanto aggirare dall’orror dall’antico, tanto dagli spiriti razionalistici, sino a disconoscere la inanità del sistema proposto. Quale è di questo sistema la base; quel quid senza di che sarebbe a zero ridotto; quel polline, quell’embrione d’onde si vuol tutto l’Essenato prodotto? Egli è senza meno, e voi lo sapete, quel nucleo d’Israeliti i quali dalla Macedone spada incalzati si ridussero raminghi per lo deserto. Or bene. Mi spiace per voi, mi spiace per il Salvador, mi spiace per quei poveri Israeliti. Il preteso embrione non giunge alla prima fase di gestazione. Il polline muore sullo stelo per effetto di una brinata. Senza figura, quel pugno d’Israeliti su cui si fondava così alto e immenso edifizio, non scorsero pochi giorni che raggiunti, circuiti, assaliti, ed infine distrutti dai Macedoni persecutori, spariscono miseramente dalla superficie della terra. Dove son iti i germi dell’Essenato, dove sono i primi rudimenti, dove i portentosi sviluppi? Se ne desiate novelle, chiedete piuttosto ai generali Siriaci, che vi mostreranno in risposta la spada tinta di sangue. Chiedetene, se ne volete più mite responso, alla storia stessa dei Maccabei, allo stesso 2º Capitolo citato dal Salvador, ai versi stessi che quasi immediatamente conseguitano a quelli dal Salvador indicati; e queste parole vi leggerete, che pur esser dovrebbero suggel ch’ogni uomo sganni:

      «Coloro dunque (cioè i soldati Siriaci) gli assalirono con battaglia in giorno di sabato, sì che morirono, essi e le loro mogli, e i lor figliuoli e i lor bestiami, fino a mille anime umane.»

      Avete inteso? – Non uno rimase vivo; non uno da cui potesse sorger per miracolo l’Istituto degli Esseni; non uno di coloro che furono, secondo il Salvador, semenzajo del grande Istituto. L’esito, la catastrofe sarebbe veramente comica, sarebbe ridicola, se tetra e lagrimevole troppo non fosse.

      Giunti a questo punto, in presenza a questa terribile e sanguinosa confutazione, che cosa più dovremo aggiungere? Certo che noi potremmo dire al Salvador, che pria della origine supposta, pria che di questa emigrazione si narri nel libro dei Maccabei, già di una valorosissima consorteria ivi stesso è menzione, che si noma dei Hassidim, e che tutti i segni reca manifestissimi dell’Essenato, onde cerchiamo l’origine. Ma innanzi alle ricordate deposizioni dell’istoria, ogni argomento vien meno. Egli è per questo che noi abbiamo il fine raggiunto della nostra via? Debbo dirvi che no. L’argomento che ci siamo proposti vuole che ancora altre origini consideriamo, altre opinioni. Non è invano che si prende grave argomento a trattare. Dirò a voi come Dante ai suoi lettori:

      Conviene ancor seder un poco a mensa,

      Perocchè il cibo rigido ch’ho preso,

      Richiede ancora ajuto a sua dispensa.

      LEZIONE SESTA

      Qual’è l’origine, la origine storica degli Esseni? Ecco l’oggetto delle nostre passate, delle nostre presenti ricerche. Noi movevamo, nella lezione passata, in traccia di questa origine; noi vedevamo il Salvador riporla nella invasione dei Siriaci, nelle emigrazioni specialmente che questa invasione cagionava tra gli Ebrei di Palestina. Noi domandavamo a noi stessi quanto si apponesse il Salvador così sentenziando, e la risposta fu tale, se ben ricordo, che male potrebbe il sistema del Salvador riaversi. – Mestieri è oggi proseguire nel divisato cammino; mestieri è pure, quelle qualunque opinioni che a spiegare l’origine degli Esseni furon proposte, chiamare egualmente a sindacato. Qual’è il sistema che noi dobbiamo oggi esaminare? Egli è un sistema che se l’ingegno, la fama, il sapere, fossero sempre infallibile criterio di verità, solo vero e legittimo sistema dovrebbe cotesto da ora bandirsi. Noi abbiamo dinanzi uomini cari a noi e onorandi per la fede comune, per servigj segnalatissimi ai buoni studj prestati; abbiamo tra i nostri l’illustre autore della Kabbale, il Frank; l’autore chiarissimo della Palestina, il Munk; e infine abbiamo tale che torreggia gigante fra tutti quanti gli si appropinquino, abbiamo un uomo che vale per mille, un uomo, (tollerate la riabilitazione di una frase) un uomo che si chiama Legione, abbiamo Vincenzo Gioberti.

      Il Munk, il Frank, il Gioberti, ecco i grandi, i terribili avversarj che dobbiamo questa sera combattere. E che cosa, di grazia, dicono i tre chiarissimi uomini dalla origine degli Esseni? Tutti egualmente in una sentenza convengono, tutti in una origine consentono l’origine Greca, l’origine Alessandrina, l’origine Egiziana. Che cosa s’intende dire per questa origine da me con triplice nome designata? S’intende dire che gli Esseni o, per dir meglio, l’Essenato, ch’è quanto dire l’Istituzione, le Dottrine, il Genio degli Esseni, siano tutti provenuti da quella filosofia, da quella scuola, che parte greca, parte orientale, avea posto da lungo tempo suo seggio nella Metropoli dell’Egitto, nella erede di Atene, in Alessandria. Ecco che cosa vuol dire origine Alessandrina. E dove professano i tre insigni uomini rammemorati la opinione ch’io dico? La professa il Munk nella bell’opera che sulla Palestina dettava (a p. 519), laddove, dopo aver con succinte indicazioni degli Esseni trattato, conclude dicendo, molto andare la loro Istituzione debitrice agli istituti; alle scuole dei filosofi egiziani. Lo confermava poi in una nota alla pagina istessa ove a buon diritto redarguendo la teoria del Frank, ci dipinge gli Esseni quasi mediatori e sensali tra le dottrine in Egitto imperanti, e la ebraica ortodossia di Palestina. Noi avremo in avvenire occasione di noverare il Munk tra i più valenti propugnatori di non poche capitalissime verità riguardanti gli Esseni. Noi avremo luogo di tributargli largo, sincerissimo ossequio per essere stato animoso banditore di tre principj che crediamo nella Storia degli Esseni rilevantissimi, per aver apertamente insegnata la filiazione e quasi la identità degli Esseni col Farisato, per aver sanzionata l’antichità, la contemporaneità della teologia Cabbalistica, e sopratutto per avere tra questa teologia e la scuola degli Esseni dimostrate quelle intime, profondissime attinenze che sono, secondo me, uno dei pregj più esimj della scrittura del Munk. L’occhio della mente sua, sempre veggente,20 travide queste attinenze, le notò, le insegnò; e i germi da esso deposti nella opera sua, debbono quando che sia larga messe fruttare di preziosissime conclusioni. Noi non saremo tra gli ultimi a secondarne il dettato, a riconoscerlo, a salutarlo qual possente alleato. Per ora, come dicemmo, nella questione presente della origine, èmmi forza trattarlo quale avversario. Io dissi che non è il solo, ma poderosi atleti accompagnarlo. Uno di essi è il Frank. E dove soscrisse il Frank alla origine in discorso? Nell’opera già ricordata della Kabbale. Egli, nella terza parte del suo libro, in quella cioè da esso alla comparazione dedicata tra la dottrina dei Cabbalisti ed i sistemi affini contemporanei, sembra inchinare assolutamente alla origine Alessandrina. Parlando degli Esseni e dei Terapeuti, egli dice apertissimo: l’une et l’autre (che è quanto dire Esseni e Terapeuti) l’une et l’autre étaient nées en Egypte. L’una e l’altra, sortito avere i natali in Egitto. Io vi dico forse cosa che vi stupirà. Voi udite quanto esplicito si pronunzj il Frank in favore della tesi avversaria, quanto deliberato consenta all’origine Egiziana. Eppure (stranissima anomalia!) egli sarà il Frank istesso, egli sarà lo stesso libro della Kabbale, e la stessa parte sarà del suo libro, e senza forse la pagine istessa, che i più forti, i più saldi argomenti ci forniranno ad infermare, a distruggere la teoria prediletta, la origine


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<p>20</p>

Il dotto signor Munk è sventuratamente afflitto da quasi completa cecità.