Storia degli Esseni. Benamozegh Elia

Storia degli Esseni - Benamozegh Elia


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espansione, della interiorità anzichè della esteriorità. In una parola, noi vedremo come non solo tutti gli argomenti dal signor Frank accampati, ma ben altri ancora rendano sommamente improbabile quella greca paternità, che pel Munk, pel Frank e per V. Gioberti si volle agli Esseni assegnare. Adesso venga pure avanti nella prossima conferenza l’origine cristiana, che non la temiamo. Faccia pure l’estremo di sua possa, chè rimarrà ancor essa sconfitta. Tutti i campioni che ella potrà mettere in campo, non salverannola dall’ultimo eccidio. Dirò come David nell’atto di affrontare Golia: «Ed io pure il Leone, ed io l’Orso percossi a morte.» – Quando si è avuto l’onore di convincere d’inesattezza gli autori questa sera rammemorati, si può a buon diritto sperare di venire a capo di altri eziandio. E sin da ora ai difensori della origine Cristiana potrò dire con Dante:

      Ch’a più alto lion trassi lo vello.

      LEZIONE SETTIMA

      Movendo in cerca della origine storica, della derivazione degli Esseni, due furono finora i sistemi che abbiamo discusso. Quali questi sistemi si fossero, voi certo lo ricordate. Fu quello in primo del Salvador, che questa origine pone durante la invasione dei Siriaci sul suolo Ebraico. Fu quello in ultimo che sotto gli auspizj ci si offriva del Frank e del Munk, i quali la origine veggono entrambi dell’Essenico istituto nelle scuole, nelle idee, che la greca civiltà trapiantato si ebbe sulla terra di Egitto. Qual fu il giudizio che emerse dal duplice esame? Io non so se sbaglio, ma parmi avere abbastanza dimostrata la improbabilità di ambedue i sistemi. – Avvi ancora un terzo da esaminare; e quello si è che agli Esseni, all’Essenato un’origine attribuisce, un carattere assolutamente cristiano. Potremmo noi senza citarlo in giudizio procedere risolutamente alla dimostrazione di quella origine che crediamo più vera? Io credo che nol possiamo. Nol possiamo, perchè troppo si disdice ad accorto strategico, lasciarsi fiero e numeroso nemico dopo le spalle. Nol possiamo, per le smodate pretensioni che accampa, per la fama, per l’autorità dei suoi campioni; ed infine, permettete che io aggiunga, per il legittimo e dolce desio di un trionfo. Io ricordo però come il Profeta ammoniva, non prima doversi celebrare vittoria, che l’arma non si discinga debellatrice. Mestieri è dunque combattere, e combattere virilmente. Il campo conoscete, conoscete del litigio la causa; solo vi manca di conoscere gli avversarj, e dopo gli avversarj, le armi, gli argomenti proposti, e infine i poderosi argomenti della difesa. – Quali sono gli avversarj? Si può dire arditamente che nè maggiori potrebbero essere nè più cospicui. Qui è per primo Eusebio, il quale nel secondo libro delle Istorie Ecclesiastiche non dubita di affermare, non altro aver voluto Filone ritrarre, laddove degli Esseni prese a discorrere, che la Chiesa Cristiana allora nascente. Eusebio che aggiunge (e di che sappia l’asserzione vedremo fra poco) che il nome di Terapeuta vale a dire il nome in Egitto equivalente a quel di Esseni, anzi la greca traduzione del vocabolo Esseni, fosse comune appellativo dei primi Cristiani, anzi che questo nome di Cristiani assumessero. – Qui Epifanio che dice risolutamente, aver Filone nei Terapeuti dipinto il modello e i prischi tentativi del monacato cristiano; qui S. Girolamo che, per andare per le corte, converte di motuproprio al Cristianesimo il nostro Filone, che storico degli Esseni, Egiziani ed Essena egli stesso, fu quello le cui memorie togliamo anch’oggi qual guida, almeno principalmente nella cognizione dell’antico Essenato; qui il pseudo Dionigi Areopagita, che seguendo ciecamente l’andazzo dei suoi, giunge sino a chiamare un monaco a cui scrive, col bel nome di Terapeuta; qui Sozomeno, storico dei primi secoli dell’E. V., che alla sentenza medesima aderisce, solo per correttivo aggiungendo aver forse gli Esseni qualche vestigio conservato di riti giudaici; qui un cardinale, il Baronio, che a dimostrare la verità dell’antico Cristianesimo dei Terapeuti, così argomenta. Egli avverte il silenzio che degli Esseni si conserva assoluto per tutto il corso degli Evangelj, ed a questo silenzio non trova il Baronio che altre cause si possa assegnare, tranne coteste due. È la prima, dice il Baronio, la identità degli Esseni colla chiesa Cristiana. È la seconda la posteriore loro apparizione alla predicazione evangelica. Ma la seconda, aggiunge il Baronio, si oppone alla storia, che la esistenza degli Esseni ricorda sin da’ tempi anteriori: dunque, sola è vera la prima, solo il Cristianesimo degli Esseni basta a spiegare il silenzio evangelico. Voi udiste l’argomentare del Baronio; udrete tra poco, come dice l’Alighieri, l’argomentar che gli farò avverso. Per ora seguitiamo la nostra rassegna. Io debbo un solo ancora ricordarvi degli avversarj, e questi è il P. Montfaucon. Chi era il Montfaucon? Egli appartenne al dottissimo ordine fratesco, alla regola di quel grande che fondò Cassino, e fu Benedetto. Il Benedettino Montfaucon, che visse nel secolo erudito del 700, lasciossi così appieno infatuare dal preteso Cristianesimo dei Terapeuti, che a provarne ad esuberanza la verità, si accinse, siccome credo per primo, alla traduzione di quelle opere di Filone ove dei pretesi Cristiani, dei Terapeuti, è parola.

      Ecco gli avversarj. Quali sono i loro argomenti? Parte ve ne dissi, e questi più particolarmente appartengono agli autori rammemorati. Parte adesso ne udirete, e sono quelli che più di frequente si veggono dagli avversarj imbranditi. – Quali sono questi argomenti? Sono tutti, si può dire, fondati sopra qualche supposta analogia fra i costumi, le leggi, la società, il genio dei primi Cristiani, e quelle dipinture che degli Esseni ci lasciava Filone. Ella è ora la gerarchia che s’invoca dei Terapeuti, ove tutti i diversi ordini sembra a costoro vedervi della Chiesa nascente; ora le guarigioni dagli uni e dagli altri miracolosamente operate, i beni ai poveri distribuiti, l’erario e gli averi comuni, l’amore delle chiose, dei commenti allegorici, il predominio del senso mistico sul letterale; eglino sono i digiuni, le macerazioni; ed infine, egli è il celibato. Ecco gli argomenti nemici; ed ecco i nostri. Egli è, in primo luogo, la contraddizione in cui cadde Eusebio, quegli stesso che primo vedemmo accreditare tra i Cristiani la voce del Cristianesimo Terapeutico. Or bene, tanto fu possente la verità, che lo stesso Eusebio non potè in qualche luogo dell’opera sua contrastargli l’ossequio. Voleva Eusebio provare come tra gli stessi Ebrei, nella stessa chiesa primitiva, allignasse lo spirito, la tendenza al ritiro, alla vita solitaria, alla contemplazione. Or che credete che faccia Eusebio? Egli cita gli Esseni; gli Esseni che, a senso suo, attestano l’antichità del genio cenobitico in Israel; gli Esseni che, per provare l’assunto, devonsi supporre Israeliti eglino stessi; gli Esseni, infine, che lo stesso Eusebio dovrà tra non molto dichiarare Cristiani. Si può dare contraddizione maggiore di questa? Eusebio però non si contenta di asserire, egli pretende inoltre provarne il Cristianesimo. Quali sono le prove? I Cristiani, egli dice, ebber nome Terapeuti, anzichè quello assumessero definitivo di Cristiani. È egli vero, costante, il fatto da Eusebio allegato? Parecchi antichi ne mostrarono la falsità. Lo mostrò, tra gli altri, il Basnage provando sino all’evidenza, come il nome Cristiani venisse dalla Chiesa adottato anzichè il menomo sentore avessero i nuovi credenti della esistenza nemmeno del nome Terapeuti; ch’è quanto dire che i cristiani tal nome ricevessero nella città di Antiochia, prima che altrove fosse predicato il Vangelo, pria che Marco Apostolo fondasse la Chiesa Egiziana, della quale si volle trovare i primi elementi nella scuola, nell’istituto dei Terapeuti. Che se il nome di Terapeuta lo vediamo tra i Cristiani usitato, siccome veramente il vedemmo, a denotarsi scambievolmente, che prova ciò? Prova soltanto che la parentela, che la consanguineità Terapeutica fu antico vanto, vanto preteso della Chiesa Cristiana; prova soltanto che imbevuti siccome erano della origine Terapeutica, si gratificavano scambievolmente di sì bel nome per una illusione che io chiamerei volentieri illusione retrospettiva; prova soltanto che il credersi dai Terapeuti originato, era un onore che avidamente si agognava. E poi, chi meglio di voi conosce il senso lato, vasto, capacissimo del nome Terapeuta, del nome di Essena? Voi sapete che cosa significa; significa Medico, Risanatore, e Risanatore dell’anima, delle passioni; ch’è quanto dire un concetto vi presenta che ogni religione, ogni setta, ogni scuola, per poco che abbia amore di sè, per poco che alto voglia infondere in altri il senso della sua eccellenza, si approprierà volentieri, siccome quello che meglio adempie all’officio nobilissimo per quel vocabolo additato. Che maraviglia, dunque, che il Cristianesimo se l’appropriasse e che il togliesse, senza per questo accennare precisamente ad una origine, ad una filiazione qualunque? Vi ha ora l’argomento del Baronio, che dobbiamo giudicare con processo sommario. Che cosa diceva il gran cardinale? Egli argomentava il Cristianesimo degli Esseni dal silenzio degli Evangelj. Diceva il Baronio: due sono le sole cause plausibili di questo silenzio: o gli Esseni sono Cristiani, o ai tempi evangelici non esistevano. – Ma l’ultimo dei supposti è falso, perchè gli Esseni esistevano


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