I Puritani di Scozia, vol. 3. Вальтер Скотт

I Puritani di Scozia, vol. 3 - Вальтер Скотт


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febbre.

      In questo mezzo, Morton seguito da un centinaio di giovani che in singolar guisa gli erano affezionati, correa verso il ponte di gran galoppo.

      »Efraim, sì disse Burley a Macbriar, la Provvidenza ha voluto prevalersi della saggezza mondana di questo giovane per additarci la sola strada di salvezza che ne rimane. – Seguitemi amici! Presto! avviamoci verso il ponte.»

      »Fermati, esclamò Macbriar. Non è il soccorso d'un Enrico Morton o quello dei pari suoi che possano salvare il tempio di Gerusalemme; temo d'un tradimento. Tu non devi seguire colui; tu il lione di Giuda! tu il forte d'Israello! rimanti con noi.»

      »Taci, gli rispose guardandolo con volto d'indignazione Burley; egli ha detto la verità. Ogni cosa è perduta se il nemico si impadronisce del ponte. Non trattenermi. Corri le file, fa d'inviarmi munizioni e rinforzi; schiera i soldati sotto gli stendardi de' loro capi.»

      Detto ciò, prese il cammino del ponte, accompagnato soltanto da dugento circa dei più zelanti fra' suoi partigiani.

      Dopo la partenza di Morton e di Burley un totale scoraggiamento s'impossessò dell'esercito, nè più alcuno parlò di dispareri o disputazioni teologiche; del qual istante s'approfittarono i capi per ricondurre qualche ordine tra le file: i soldati non opposero veruna resistenza e ne seguirono i comandi a guisa d'armenti docili alla verga del pastore; ma l'entusiasmo loro, l'ardore, il coraggio dileguati s'erano affatto.

      Ciò nulla ostante pervennero a dare un aspetto tuttavia rispettabile all'esercito, e per far prova di rialzarne gli spiriti, Macbriar, Poundtext e Kettledrumle intonarono di concerto un salmo, ma non vi fu chi accompagnasse quel canto; onde si ebbe dai più fanatici superstiziosi per un sinistro presagio l'osservare, che quella cantilena imitava la salmodia penitenziale che si recita sul palco del colpevole dannato a morte anzichè gli inni di gioia, onde risonarono i poggi di Loudon-Hill innanzi a quella memorabil vittoria, di cui rimaneva or soltanto la rimembranza. Nè guari andò che la tetra melodia ebbe un accompagnamento ancor più lugubre dal fragor de' cannoni che veniano sparati dalla riva opposta del Clyde, e da quello degli archibusi, sole armi onde ai Reali rispondevano i Puritani. Finalmente una densa nube di polve nascose i combattenti agli sguardi d'ognuno.

      CAPITOLO II

      Pria nerricci, i caledonii

      Gioghi van di sangue or tinti.

      Ah! dai lor petti il versarono

      Della Scozia i figli estinti.

      Li mietero i truci ferri

      De nemici d'Israel.

      Così mentre abeti e cerri

      Al furor cedon de' venti

      Improvvisa su gli armenti

      Piomba grandine dal ciel.

Antica ballata.

      Prima che Morton fosse giunto al sito che gli rilevava difendere, il nemico ne avea incominciato l'assalto, e i marraiuoli reali davano opera a rifare col ministerio di travi la parte del varco interrotta dall'atterramento di mezzo il ponte. Gli assicurava in tale impresa il continuo fuoco di due reggimenti di fanteria, fuoco però cui altrettanto ne contrapponean con coraggio, benchè inferiori di numero, i Puritani, e facean con questo più danno ai nemici di quello che ne ritraessero; perchè protetti dalle case che aveano occupate e dalle macchie che guernivano quella riva di Clyde, intanto che i Reali non aveano a pro loro alcuno di sì fatti vantaggi. L'arrivo di Morton e il rinforzo che lo seguiva fece ai Presbiteriani abilità di sostenersi anche meglio, e il buon successo si manifestava affatto per essi quando s'aggiunse Burley; talchè i due reggimenti di Reali dopo perduti molti de' loro, e averne uccisi ben pochi della parte contraria, incominciavano a piegare.

      Monmouth, del quale primo scopo era sempre il far risparmio di sangue, avea comandato si traesse sul più grosso corpo de' Puritani a fine di sgomentirli, e così indurli a disciogliersi. Ma accortosi della troppo seria e inaspettata resistenza che la testa di ponte contraria opponeagli, fece addirizzare il cannone contra quelli che il difendevano, e pervenne a snidiarli dalle case ove fino allora si tennero riparati, e che ridotte in mucchi di rottami pur servirono lor di trincee.

      Ma intanto riaperta la comunicazione del ponte, Dalzell postosi a capo dei montanari Scozzesi ne imprese il passaggio. Per loro sciagura i sollevati incominciavano a difettare di munizioni, e divenendo più lento il lor trarre, s'accorsero di ciò i Reali che altrettanto raddoppiarono di sforzi per impadronirsi dell'intero ponte. S'affaticava indarno Burley spedendo messaggi sopra messaggi al campo affinchè gli s'inviassero rinforzi e soprattutto polvere e piombo. Nessuna di tali cose ottenea, e sarebbesi detto che colà non fossero più persone capaci nè di obbedire nè di comandare.

      Posto il piede una volta sul ponte le truppe reali, incominciarono a vincere gli ostacoli che si paravano alla loro impresa. La porta collocata sull'arco di mezzo fu fracassata, e rotti del pari i palizzati eretti sulla seconda parte di ponte, ne gettarono i frantumi nell'acqua. In somma Dalzell e i suoi montanari pervennero a sbucar fuori della sinistra riva del Clyde.

      Il qual successo però non riportarono prima d'aver vinto una resistenza tremenda; perchè Burley e Morton, primi innanzi alle file de' lor soldati e incoraggiandoli collo esempio e coi detti contendevano ogni palmo di terreno al nemico. Per qualche tempo non ebbero a tener fronte che a Dalzell e ai suoi montanari, perchè essendo per così dire altrettanto stretto quanto lungo il passaggio, non ci capivano in una volta se non se pochi soldati che si succedevano l'uno all'altro. Ma poichè Monmouth a capo di tutto il suo reggimento di guardie ebbe valicato il fiume, i due duci presbiteriani previdero, che breve omai poteva essere la resistenza. I più valorosi fra' lor soldati cadean mietuti dalle sciabole de' Reali, e una parte di quelli dell'ultime file se ne stoglievano a quando a quando per raggiugnere il centro dell'esercito.

      »Pure, tale fu l'osservazione che Burley fece con Morton, se la nostra cavalleria potesse piombar loro addosso prima che avessero tempo d'ordinarsi in battaglia, non sarebbe tanto difficile il rispignerli, e riguadagnare anche il ponte. – Andatele a portar l'ordine di marciare, ed io mi assumo di resistere finchè torniate.»

      Comprese Morton la saggezza di questo avviso e senza perdere istante spinse come di volo il suo corridore verso l'ala sinistra della cavalleria, siccome a lui più vicina. Ma essendo questa composta de' più infanatichiti fra i Puritani costoro lo salutarono con grida d'improperio.

      »Egli fugge! sclamarono. Egli fugge! il codardo, il fellone, fugge a guisa di lepre al cospetto del cacciatore, ed ha abbandonato il prode Burley in mezzo alla strage!»

      »Non fuggo, no, gridò Morton; vengo anzi per condurvi dinanzi al nemico. Questo è l'istante di assalirlo con vantaggio. Seguitemi.»

      »Non lo seguite, non lo seguite! si urlava per tutte le file. Costui vi ha venduti alle spade dei vostri oppressori.»

      Ma intantochè Morton usava indarno le preci, la persuasione e le rimostranze per condur costoro nel proprio avviso, il tempo di fare un'utile diversione trascorrea. Burley col piccolo numero d'uomini rimastigli era stato respinto, e costretto ad unirsi egli pure al corpo principal dell'esercito, il quale certamente in contemplando tale ritratta non riacquistò quel coraggio che lo aveva già abbandonato.

      In questo mezzo, l'esercito dei Reali passava il ponte senza contrasto e schieravasi in ordine di pugna. Claverhouse comandando la cavalleria fece impeto sul bel mezzo del più grosso corpo de' sollevati, la cui prima fila operò appena una scarica d'archibusi; d'indi in poi il campo di battaglia non offerse più che una scena d'orrore e di confusione. I Presbiteriani, rotti da ogni banda, non pensavano neanco alla difesa, e la maggior parte di essi gettava l'armi per essere più lesta alla fuga. Udiasi Claverhouse gridare a' suoi con una voce di tuono: »Uccidete, uccidete! Non si dia quartiere a nessuno! Ricordatevi di Riccardo Graham!» Eccittamento a vendetta del quale non abbisognavano quei dragoni, già memori assai della disfatta che sofferta avevano a Loudon-Hill; tanto più che non rimanea loro altra fatica se non se d'uccidere uomini i quali non sapeano più qual cosa fosse il difendersi; laonde ben presto fu coperta di cadaveri l'intera pianura.

      Un corpo di mille dugento sollevati che trovavasi all'ala sinistra buttando via l'armi all'appressarsi del duca di Monmouth gli si rendè a discrezione. Ma questo generale, umanissimo


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