Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5. Giannone Pietro

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5 - Giannone Pietro


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nipote, dichiarò, la volontà sua non essere altra, che jura Regis nepotis sui, et sua, et libertatem, bonumque statum Regni, et Civitatis ipsius viriliter manutenere, atque defendere, come scrive l'Anonimo. Per la qual cosa tutti gli prestarono giuramento di fedeltà, e d'omaggio, pro parie Regis, et sua.

      Il Marchese Bertoldo, Odone suo fratello ed il Legato del Pontefice, udita la sorpresa di Lucera, tosto uniti insieme s'afforzarono colle loro truppe in Troja per resistergli; ma Manfredi, essendosi indi a poco impadronito di Foggia, avanzava alla giornata di forze, e reso formidabile il suo esercito, dopo varie vicende, ruppe finalmente il Legato e l'esercito Papale, prese Troja, disperse le genti d'Odone e del Marchese Bertoldo; e sopra di esse ottenne rimarchevol vittoria. Allora fu, che Manfredi scrisse a' Baroni del Regno suoi partigiani quella lettera, che si legge presso il Summonte[37], avutala da Pier Vincenti di Brindisi, nella quale minutamente descrivesi questa vittoria, che bisogna averla per vera, siccome per tale l'ebbe Rainaldo ne' suoi Annali: giacchè è conforme a quel, che di tal vittoria diffusamente ne scrisse l'Anonimo.

      §. I. Innocenzio abbandona il Re d'Inghilterra, ed invita il fratello del Re di Francia alla conquista del Regno: se ne muore in Napoli, e svaniscono i suoi disegni

      Innocenzio sin dal mese di giugno dell'anno 1253 erasi colla sua Corte portato in Napoli, dove sentendo i progressi di Manfredi fatti in Puglia, temè non finalmente dovesse discacciarlo da tutte l'altre province del Regno, ch'erano nell'ubbidienza della Chiesa: e vedendo essere inutile ricorrere in Inghilterra, avendo avuta contezza in quel tempo che fu in Francia del valore e prudenza di Carlo d'Angiò Conte della Provenza, fratello del S. Re Lodovico di Francia, spedì a quello Maestro Alberto da Parma suo Cappellano e Segretario, per trattare la sua venuta in Regno, offerendogliene l'investitura. Ma per trovarsi il Re Luigi in Oriente implicato nella guerra Sagra, non potendo dargli ajuto, non potè niente conchiudersi: rimase non perciò Alberto in Francia, e trattò quest'affare sotto i Pontefici successori d'Innocenzio per quattordici anni a fin di ridurre il trattato ad effetto, siccome sotto il Pontificato d'Urbano IV fu ridotto[38].

      Vi è anche chi scrisse che, infermatosi Innocenzio in Napoli, avendo intesa la novella della vittoria ottenuta da Manfredi, se ne morisse di cordoglio a' 7 o, come altri rapportano, a' 13 dicembre di quest'anno 1254[39]. Giace sepolto questo Pontefice nel Duomo di Napoli, ove ancor oggi s'addita il suo tumulo. Pontefice, che potè darsi questo vanto, d'essere stato il primo, che unisse alle pretensioni, che han tenuto sempre i Pontefici romani sopra questo Reame, l'attual possesso di quello. Tutte le spedizioni degli altri Pontefici per conquistarlo furono, o infelicemente terminate o appena mosse dissipate e spente; d'Innocenzio IV può solamente dirsi che per più mesi ne avesse avuto il corporal possesso, e che per altri tanti lo tramandasse al suo successore Alessandro IV. Perciò si leggono di lui tante investiture concedute a molti nostri Baroni, delle quali si è fatta memoria. Pontefice ancor egli intendentissimo di ragion civile, e che ornò la nostra giurisprudenza di molti trattati e volumi.

      Fioriva in Italia in questi anni l'Accademia di Bologna sopra tutte le altre; dove Innocenzio essendo giovane apprese la disciplina legale, e nelle leggi civili ebbe per Maestri Azone, Accursio e Jacopo Balduino; siccome nel jus canonico Lorenzo Spagnuolo, Giovanni Teutonico, Jacopo d'Albasio ed Uguccione, principali Dottori di quella età; onde ne divenne un dei più perfetti legisti del suo tempo[40]. E volendo emulare Innocenzio III pur famoso Giureconsulto de' suoi tempi, in mezzo alle cure di quel turbolento ed inquieto Pontificato, non tralasciò questi studj, perchè stando in Lione, scrisse sopra i cinque libri de' Decretali gli Apparati, di che tanto i Canonisti si servono: fondando il principio sopra l'autorità d'Ezechiel profeta: della qual Opera scrivendo S. Antonino dice, ch'ella è di maggior autorità, che la lezione di ciascun libro degli altri Dottori, onde ne venne chiamato padre e monarca delle divine ed umane leggi.

      Scrisse le Costituzioni, che fece nel Concilio di Lione, parte delle quali s'hanno nel Sesto libro dei Decretali. Compose un libro, che Ostiense nella sua Somma chiama Autentiche. Ed un altro intitolato Apologetico, contro a Pietro delle Vigne, intorno alla giurisdizione dell'Imperio ed autorità del Papa; e compose anco i Commentarj del vecchio e del nuovo Testamento.

      Ebbe in molto pregio gli uomini virtuosi, e letterati, fra' quali Alessandro d'Ales di nazione inglese, ch'essendo già vecchio prese l'abito de' Frati Minori; dal quale fece comporre la Somma della Teologia, ed altre grandi opere, onde ebbe il cognome di Dottore Irrefragabile. Spinse Bernardo da Parma, ed il Compostellano, ch'erano suoi Cappellani, perchè scrivessero sopra il Decretale, e componessero altre opere.

      Amava molto le religioni, e fra le altre quella di S. Benedetto, e le due di S. Domenico, e di S. Francesco, le quali a guisa di novelle piante allora fiorivano. Riformò la Regola a' Frati Carmelitani, dandone la cura al Cardinal Ugo. Ordinò, che tutti i Romiti viventi senza Regola, e particolarmente quelli ch'erano per la Toscana, ed anche molti Religiosi di S. Agostino, uniti sotto un Generale, si chiamassero Eremitani. Rinovò in Francia, ed anche in Italia la Religione de' Cruciferi, ch'era quasi spenta; tal che in Italia si rifecero alcuni Monasteri di nuovo, ed in Napoli particolarmente ebbero poi quello di S. Maria delle Vergini fuori della Porta di S. Gennaro, dato loro dalla famiglia Carmignana, e da' Vespoli. Concesse a' Cavalieri de' SS. Maurizio e Lazaro autorità d'eleggere il Gran Maestro nella religion loro; e concesse a' Canonici dell'Arcivescovado di Napoli l'uso della Mitra bianca, quando l'Arcivescovo celebra; ed al Clero le franchigie, che insino ad oggi gode per tutto il Regno.

      CAPITOLO IV

      Spedizione d'Alessandro IV sopra il regno, e nuovi inviti fatti da lui al Conte di Provenza, ed al Re d'Inghilterra

      Il Legato appostolico intimorito per la vittoria ottenuta da Manfredi, abbandonando la Puglia, fece ritorno coll'esercito papale in Terra di Lavoro, incamminandosi verso Napoli, e per istrada incontrossi col Marchese Bertoldo, e continuarono uniti il cammino insino a Napoli, ove giunti trovarono, che pochi giorni prima Innocenzio era già morto[41]. Quando i Cardinali, e tutti que' della Corte videro il Legato, ed il Marchese Bertoldo, ed intesero la ruina de' loro eserciti, furono presi di tanto timore, che volevan tosto partire da Napoli, e ritirarsi in Campagna di Roma; ma confortati dal Marchese, che non partissero, si stettero; ed all'elezione del nuovo Pontefice furono tutti rivolti. Non mancano Scrittori[42], che dicono esservi stato gran contrasto fra' Cardinali per questi elezione, e che perciò la Sede fosse vacata un anno. Ma l'Anonimo, il Collenuccio, Pansa ed altri[43], rapportano, che i Cardinali temendo non il differire l'elezione fosse cagione di maggior lor danno, tosto in Napoli uniti, di concorde volere eressero Rainaldo d'Anagni della famiglia Conti nipote di Gregorio IX che fu chiamato Alessandro IV, il quale nel Duomo di Napoli fu consecrato, ed incoronato, ed in questa città siccome pruova il Chioccarelli[44], vi si trattenne per un'anno.

      Intanto il Principe Manfredi, reso più animoso per la morte d'Innocenzio, ridusse sotto la sua ubbidienza quasi tutte le altre città della Puglia, che aveano alzate le bandiere della Chiesa. Si sottopose a lui Barletta, da poi Venosa e finalmente Acerenza, dove Giovanni Moro fu da' Saraceni crudelmente fatto morire. Prende Rapolla; indi si resero Trani, Bari, ed in breve tutta la Puglia, toltone alcune città di Terra d'Otranto, che ancora si mantenevano sotto l'ubbidienza della Chiesa.

      Il Pontefice Alessandro IV atterrito nel principio del suo Pontificato di questi progressi del Principe, spinse Tommaso Conte dell'Acerra cognato del Principe, e Riccardo Filangerio, che andassero a trovar Manfredi; i quali vennero in Puglia, spinti anche, come si diceva, da alcuni Cardinali, per insinuargli, che non mancasse mandare i suoi Ambasciadori a rallegrarsi col nuovo Pontefice della sua esaltazione a quella Cattedra, portando ammirazione, che ciò, che tutti gli altri Principi del Mondo facevano, non volesse far egli[45]. Manfredi dubitando, siccome altra volta era accaduto, che questa sua Legazione al nuovo Pontefice non fosse interpretata per sua debolezza,


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<p>37</p>

Summ. tom. 2 p. 132.

<p>38</p>

Tutino de' Contest. p. 61. Raynal. Annal. Eccl. tom. 13 ann. 1255.

<p>39</p>

Chiocc. de Archiep. Neap. ann. 1262.

<p>40</p>

Pansa in Vita Innoc.

<p>41</p>

Anonym. Ambo simul Neapolim pervenientes, invenerunt, quod ipsis diebus, videlicet Idibus Decembris, Papa defunctus erat.

<p>42</p>

Gio. Villani. Costanzo, lib. 1.

<p>43</p>

Anonym. Pansa, in Vita Innoc.

<p>44</p>

Chiocc. de Archiep. Neap. an. 1262 ex Glos. in l. si maritus 15, § legis Juliae, D. de Adulteriis, ivi: Quidam erat absens causa Reipublicae, ut puta in Civitare Neapolitana, ubi nunc est Papa Alexander IV.

<p>45</p>

Anonym.