l’Arrivo . Морган Райс

l’Arrivo  - Морган Райс


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a eventuali dolori. Sai, come quando le nonne sollevavano le macchine dalla gente.”

      “Le nonne sollevavano le macchine dalla gente?” chiese Kevin.

      Luna scrollò le spalle. Con la maschera a gas che ora teneva sul viso, era impossibile capire se stesse scherzando o no. “L’ho visto in TV. Hai ripreso fiato?”

      Kevin annuì, anche se non era esattamente vero. “Dove andiamo? Se sono furbi, avranno lasciato delle persone all’entrata.”

      “E allora andiamo dall’altro ingresso,” disse Luna.

      L’uscita di emergenza. Kevin era stato così impegnato a pensare al bunker invaso che se ne era completamente dimenticato. Se fossero riusciti ad arrivarci, allora forse avevano una possibilità. Potevano arrivare all’auto e guidare fino alla NASA.

      “Pronto?” chiese Luna. “Ok, andiamo.”

      Scivolarono tra i corridoi e non poter vedere la gente controllata era in un certo senso peggio che poterla vedere. Erano così silenziosi che avrebbero potuto trovarsi dietro a ogni angolo, in attesa di afferrarli. E se l’avessero fatto, allora ciò che sarebbe successo poi non sarebbe valso…

      “Scappa!” gridò Luna quando un braccio uscì di colpo da dietro un angolo per cercare di prenderla. Riuscì ad afferrarle un lembo della camicia, ma Kevin si spinse in avanti buttandosi di peso contro il braccio per bloccarlo.

      Quello mollò la presa e lui e Luna si trovarono a correre ancora, svoltando e girando a caso nel tentativo di far perdere le loro tracce agli inseguitori. Non potevano correre più velocemente di loro in linea retta, quindi dovevano costantemente cercare spazi dove la gente controllata non potesse seguirli, tentando di usare la disposizione a labirinto del bunker come arma contro di loro.

      “È qua dentro,” disse Luna indicando una porta.

      Kevin dovette prendere le sue parole come oro colato. In quel momento si sentiva così perso da non poter neanche dire come tornare alla stanza di controllo. Si lanciò nella parte di corridoio insieme a Luna, poi chiusero la porta alle loro spalle e presero un estintore per il fuoco e tentarono di usarlo per bloccare la porta. Sembrava fragile come un pezzo di cartone confronto alla forza della gente controllata.

      Ora dovevano solo aprire la botola di emergenza.

      Kevin mise le mani sulla ruota e cercò di farla girare. Non successe nulla. Era così rigida che sembrava essere fatta di roccia. Tentò di nuovo, le nocche bianche per lo sforzo.

      “Magari un piccolo aiuto?” le suggerì.

      “Ma sembrava che ti stessi divertendo,” ribatté Luna da dietro la maschera, prima di afferrare la ruota insieme a lui tirandola. Era sempre bloccata.

      “Dobbiamo provare con più forza,” disse Luna.

      “Sto provando con tutta la forza che posso,” le assicurò Kevin.

      “Beh, a meno che tu non voglia andare a chiedere a uno di quelli là fuori di darci una mano, dobbiamo fare di più. Al tre. Uno…”

      Si sentì un colpo alla porta che Kevin aveva sbarrato.

      “Tre!” disse, tirando la ruota con ogni rimasuglio di forza presente nel suo corpo. Luna parve avere la stessa idea, appendendosi completamente di peso alla manovella.

      Alla fine, proprio mentre si sentiva un secondo colpo provenire dalla porta che avevano bloccato, la ruota si spostò. La fecero ruotare aprendola, mentre i muscoli di Kevin si facevano sentire dolorosamente. Poi Luna si tuffò all’esterno, non volendo vedere se Kevin volesse uscire per primo. Lui si affrettò a seguirla, chiudendo la botola dietro di sé nella speranza che il corridoio apparisse vuoto a chiunque li stesse inseguendo.

      Lo spazio in cui si trovarono era stretto, piccolo come una specie di tunnel in cui strisciare. Se fossero stati degli adulti, ci sarebbero forse stati a malapena. Ma data la loro effettiva grandezza, c’era sufficiente spazio per permettere loro di avanzare carponi, dirigendosi velocemente verso un’altra botola dalla parte opposta. Fortunatamente quella non era incastrata e si aprì facilmente rivelando un versante montuoso dietro ad essa.

      “Dobbiamo fare attenzione,” disse Luna sottovoce mentre tutti e due si calavano lungo il versante. “Potrebbero essere ancora qua fuori.”

      E lo erano, perché Kevin poté scorgere delle figure in lontananza, che risalivano il pendio come a voler arrivare all’ingresso principale. C’erano degli alberi lì vicino, quindi lui e Luna vi si nascosero in mezzo, restando bassi in modo da non farsi vedere.

      Strisciarono risalendo la montagna, cercando di capire esattamente dove avessero nascosto l’auto della dottoressa Levin. Se fossero riusciti ad arrivare all’auto, allora sarebbero riusciti ad uscire da lì, lasciandosi alle spalle la gente controllata dagli alieni e andando alla base.

      Kevin scorse il veicolo poco più avanti, proprio dove l’avevano lasciato, ben nascosto. Strisciò verso di esso… e fu lì che vide Chloe che sbucava da una curva lungo la strada di montagna che conduceva dal parcheggio alla cima. C’era un gruppo di turisti che si muovevano nello strano coordinato silenzio di coloro che erano controllati dagli alieni e che la stavano inseguendo guadagnando man mano sempre più terreno.

      “Dobbiamo aiutarla,” disse Kevin.

      “Dopo tutto quello che lei ha appena fatto?” ribatté Luna. “Le servirà da lezione se la lasciamo diventare un’aliena. Darà probabilmente meno problemi.”

      “Luna,” disse Kevin.

      “Sto solo dicendo che non si merita per niente il nostro aiuto,” disse Luna.

      Le persone controllate erano quasi addosso a Chloe ormai.

      “Probabilmente è vero,” disse Kevin. Iniziò ad avanzare. “Ma io la aiuto lo stesso.”

      Partì dirigendosi verso Chloe, e non fu tanto sorpreso di trovarsi Luna al seguito.

      “Lo sto facendo per te, non per lei,” gli disse.

      “Certo,” confermò Kevin, correndo più velocemente.

      “E puoi smettere di fare quel sorrisino,” continuò Luna. “Lo sto facendo solo perché verresti alienizzato se non ti dessi una mano.”

      “Alienizzato?” chiese Kevin.

      “Penserò più tardi a una parola migliore,” disse Luna.

      Erano quasi arrivati a Chloe ora. Uno degli uomini controllati fece per prenderla, ma Kevin e Luna furono più veloci e la afferrarono trascinandola fuori dal sentiero e portandola in mezzo agli alberi. La discesa era insidiosa, ma forse quello era un vantaggio, dato che uno degli individui controllati inciampò e rotolò oltre.

      “Siete tornati per me,” disse Chloe. “Siete…”

      “Smettila di parlare e continua a correre,” disse seccamente Luna. “La macchina è qua più avanti.”

      E un altro escursionista era proprio alle loro spalle, muovendosi con la tenacia di un lupo che insegue un cervo. Kevin non voleva pensare a come andavano generalmente a finire quel genere di cose, ma continuò a correre, cambiando spesso direzione in mezzo agli alberi.

      L’escursionista controllato dagli alieni fece per afferrarlo, ma Kevin riuscì a schivarlo. Con sua sorpresa Chloe era accanto a lui e spinse l’uomo di lato, facendolo inciampare più in basso lungo la discesa, incespicando per arrestare la propria caduta. Sorrise, anche se Kevin rabbrividì, perché anche se c’era un alieno a controllare quel corpo, si trattava pur sempre di una persona, e se mai fossero riusciti a riportarla indietro, lo avrebbero di certo voluto senza ossa rotte.

      “Entrate!” gridò Luna più avanti. Era arrivata all’auto adesso ed era saltata al posto del conducente.

      Kevin e Chloe corsero e raggiunsero l’auto mentre Luna iniziava ad avviarla. Kevin la sentì imprecare sottovoce mentre lo faceva, e gli ci volle solo un momento per capirne il motivo: la macchina non si accendeva. Faceva


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