l’Arrivo . Морган Райс

l’Arrivo  - Морган Райс


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di decontaminazione,” disse una voce elettronica nello stesso modo che aveva fatto quando Kevin e Luna erano arrivati la prima volta. Si sentì lo scorrere dell’aria che veniva pulita dai filtri del bunker attorno a loro.

      “Ciao, mi chiamo Kevin,” le disse. Sospettava che ci fosse bisogno di dire qualcosa di molto più drammatico in un momento come quello, ma non gli veniva in mente niente.

      La ragazza rimase in silenzio per un momento o due, poi sembrò rendersi conto che Kevin potesse essere in attesa di una risposta. “Io sono Chloe.”

      “Piacere di conoscerti, Chloe,” disse Kevin.

      Lei lo guardò in silenzio, come se lo stesse valutando, e sembrò quasi sul punto di scappare. “Sì, immagino.”

      L’altra porta dell’intercapedine si aprì. Luna li stava aspettando, con il migliore sorriso che riuscì a presentare in quel momento, anche se era stata lei ad opporsi a far entrare Chloe.

      “Ciao,” disse, porgendole una mano. “Io sono Luna.”

      Chloe fissò la sua mano e poi scrollò le spalle senza prenderla.

      “Lei è Chloe,” disse Kevin.

      Chloe annuì, non particolarmente entusiasta, e si guardò attorno nervosamente.

      “Dove sono tutti?” chiese alla fine.

      “Non ci sono,” rispose Luna. “Ci siamo solo noi. Io e Kevin.”

      Fece un passo portandosi più vicina a Kevin, come a voler sottolineare che erano una squadra. Gli mise anche una mano sulla spalla.

      “Solo voi due?” disse Chloe. Si sedette su una delle sedie del centro di comando, scuotendo la testa. “Tutta questa strada, e siete solo voi due?”

      “Da dove vieni?” chiese Kevin.

      “Questo non ha importanza,” disse Chloe senza guardarli.

      “Io penso che un pochino importi,” ribatté Luna. “Voglio dire, sei comparsa dal nulla, e ci stai chiedendo di fidarci di te.”

      Chloe sollevò di scatto lo sguardo, scrollò le spalle e poi uscì dalla stanza. Kevin la seguì, più che altro perché sospettava che se l’avesse fatto Luna ci sarebbe stata una sorta di discussione, e anche perché c’era qualcosa di intrigante in Chloe. C’erano così tante cose che non sapevano di lei.

      “Non serve che mi segui,” disse Chloe, girandosi a guardare Kevin che le andava dietro lungo uno dei corridoi.

      “Pensavo di farti vedere il posto,” disse Kevin. “Cioè… se vuoi.”

      Chloe scrollò ancora le spalle. Sembravano esserci diverse sfumature in quelle scrollate di spalle, e pareva che questa significasse ok. Kevin non era veramente sicuro di poterla capire.

      “Ci stiamo guardando attorno da quando siamo arrivati qui,” disse Kevin. “Ci sono una cucina e un magazzino qua sotto, e alcuni bagni lì. Questo è il dormitorio dove dormiamo. Scegli un letto se vuoi. Io sono da quella parte, e anche Luna.”

      Chloe scelse un letto. Era dall’altra parte della stanza rispetto a quelli che avevano scelto Luna e Kevin.

      “Non è che non mi fidi di voi,” disse, “ma non vi conosco, e…” Scosse la testa, non completando la frase. Aveva un’espressione inquieta.

      “Stai bene?” le chiese Kevin.

      “Sto bene,” ribatté bruscamente Chloe, ma poi ammorbidì un poco la voce. “Sto bene. Solo è da un po’ che ho imparato a guardarmi alle spalle. Mi sa che non sono molto brava a interagire con la gente.”

      “Va bene,” disse Kevin. Tornò verso la porta. “Posso andare se non vuoi…”

      “Sono scappata di casa,” disse Chloe. Bastò a far fermare Kevin dove si trovava.

      “Cosa?”

      “Voglio dire, prima che arrivassero gli alieni,” continuò Chloe. “Mia mamma mi gridava addosso tutto il tempo, e mio papà era… beh, sono successe delle cose, e hanno detto tutti che ero pazza… comunque ho un cugino a nord. Ho pensato che se fossi riuscita ad arrivare da lui, sarei stata bene, e poi sono arrivati gli alieni.”

      Kevin ebbe l’impressione che stesse sorvolando su un sacco di cose, ma lasciò perdere. Molte delle sue pause davano la sensazione di essere delle voragini che nascondevano un sacco di roba che le aveva fatto molto male, come volesse fingere che era tutto sparito. Sapeva cosa ciò significasse. Come se anche lui, facendo finta che andasse tutto bene, potesse rendere la sua malattia inesistente.

      “Come sei sopravvissuta là fuori?” le chiese.

      “Ho fatto quello che dovevo fare,” disse Chloe sulla difensiva, e di nuovo preoccupata. “Aspetta, intendi dire quando tutti gli altri sono cambiati? Ero… immagino sia stata solo fortuna. Ero all’interno e lontano da tutto quando ha iniziato ad accadere, e la gente diceva che c’era un gas o qualcosa del genere, ma quando sono uscita c’erano solo quelle cose che cercavano di prendere la gente e respirargli addosso.”

      “Quando sei uscita?” chiese Kevin.

      “Quel macellaio mi ha chiuso nel suo magazzino per la carne. Ha detto che stavo tentando di rubargli la roba.”

      Era un posto che poteva tenere all’esterno il vapore degli alieni? Significava che Luna e lui non avevano più bisogno delle maschere?

      “Andrà tutto bene,” disse Kevin.

      Chloe gli rispose con un’altra delle sue scrollate di spalle. “Tu sei il tipo in TV, vero? Quando hai detto che ti chiamavi Kevin, non ho capito subito, ma penso di riconoscerti. È per questo che sei qui? Ti hanno chiuso in un posto sicuro perché sei il ragazzo che sa degli alieni?”

      Kevin scosse la testa tornando verso di lei. “Non sono stati loro a mettermi qui. La dottoressa Levin mi ha dato una chiave che va bene per i bunker che hanno, e mi ha detto di quella sotto al centro di ricerca della NASA, ma non è andata bene. Io e Luna abbiamo dovuto trovare questo posto da soli.”

      Chloe annuì. “Luna… è la tua ragazza?”

      La gente lo pensava sempre, e Kevin non riusciva a capirne la ragione. A lui sembrava ovvio che Luna non sarebbe mai stata la sua ragazza.

      “È una mia amica,” disse Kevin. “Non siamo… voglio dire…”

      Era strano come parlare di alieni fosse più facile che parlare esattamente di ciò che erano lui e Luna.

      “Strano,” disse Chloe. “Voglio dire, sembri simpatico. Io di certo non ti lascerei essere solo un amico. Mi chiedo…”

      Ma Kevin non poté scoprire ciò che lei si chiedesse, perché un secco colpo di tosse si fece sentire dalla soglia. Tanto secco quanto l’occhiata che Luna rivolse loro quando Kevin si girò.

      “Volevo vedere perché ci metteste così tanto,” disse, e non sembrava avere un tono felice. Sembrava quasi gelosa, e non aveva senso, perché non stava succedendo niente, e in ogni caso lui e Luna non erano così. Giusto?

      “Ciao, Luna,” disse Kevin. “Chloe mi stava raccontando di lei.”

      “Ci scommetto,” disse Luna. “Magari può dire qualcosa anche a me. Magari, mentre lo facciamo, possiamo cercare di capire tutti cosa faremo adesso.”

      ***

      Andarono insieme nella zona della cucina, perché nessuno di loro aveva ancora fatto colazione. Kevin andò a prendere delle scorte in magazzino, non interamente sicuro che fosse una buona idea lasciare di già sole Luna e Chloe.

      Prese un pacchetto che dichiarava di contenere pancake ai mirtilli e lo portò a loro. Stavano in silenzio, cosa che di per sé pareva in un certo senso preoccupante: Luna non stava mai in silenzio.

      “Ho trovato dei pancake ai mirtilli,” disse.

      “Fantastico,”


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