l’Arrivo . Морган Райс
#2)
ARENA TRE (Libro #3)
VAMPIRO, CADUTO
PRIMA DELL’ALBA (Libro #1)
APPUNTI DI UN VAMPIRO
TRAMUTATA (Libro #1)
AMATA (Libro #2)
TRADITA (Libro #3)
DESTINATA (Libro #4)
DESIDERATA (Libro #5)
PROMESSA (Libro #6)
SPOSA (Libro #7)
TROVATA (Libro #8)
RISORTA (Libro #9)
BRAMATA (Libro #10)
PRESCELTA (Libro #11)
OSSESSIONATA (Libro #12)
Sapevate che ho scritto tantissime serie? Se non le avete lette tutte, cliccate sull’immagine qua sotto e scaricate il primo libro di una di esse!
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Copyright © 2018 by Morgan Rice. All rights reserved. Except as permitted under the U.S. Copyright Act of 1976, no part of this publication may be reproduced, distributed or transmitted in any form or by any means, or stored in a database or retrieval system, without the prior permission of the author. This ebook is licensed for your personal enjoyment only. This ebook may not be re-sold or given away to other people. If you would like to share this book with another person, please purchase an additional copy for each recipient. If you’re reading this book and did not purchase it, or it was not purchased for your use only, then please return it and purchase your own copy. Thank you for respecting the hard work of this author. This is a work of fiction. Names, characters, businesses, organizations, places, events, and incidents either are the product of the author’s imagination or are used fictionally. Any resemblance to actual persons, living or dead, is entirely coincidental.
INDICE
CAPITOLO UNO
Kevin diede un colpo alla parete di monitor nel bunker, in parte per la frustrazione e in parte perché l’aveva vista funzionare in TV. Però qui non funzionava, e questo non faceva che alimentare la frustrazione che provava.
“Non possono starsene così vuoti e basta,” insistette. Quei sistemi non erano forse progettati per sopravvivere praticamente a tutto? “Non adesso, non così.”
Non quando avevano appena visto il mondo che pareva essere sul punto di finire, con la gente che si raggruppava mentre delle navicelle aliene volavano su di loro. Accanto a lui Luna stava fissando gli schermi come se si aspettasse che si riaccendessero da un momento all’altro, o forse solo perché si stava immaginando i propri genitori là fuori da qualche parte, mentre salivano su una navicella aliena.
Kevin le mise un braccio attorno alle spalle, non sicuro se con ciò volesse confortare lei o piuttosto se stesso.
“Pensi che la gente stia bene?” chiese Luna. “Pensi che i miei genitori stiano bene?”
Kevin deglutì pensando alla gente in fila per salire sulle navicelle. C’era di certo anche sua madre da qualche parte in mezzo a loro.
“Lo spero,” rispose.
“Mi sembra così sbagliato,” disse Luna. “Noi siamo al sicuro qui nel bunker mentre tutti gli altri sono incastrati là fuori… quante persone pensi siano state trasformate?”
Kevin pensò al vasto mare di gente che aveva visto sugli schermi prima che si annerissero, e a numeri sempre minori di persone lì presenti per farne rapporto.
“Non lo so, un sacco,” disse.
“Forse tutti,” disse Luna. “Forse siamo gli ultimi rimasti.”
“Dovremmo dare un’occhiata in giro,” disse Kevin. “Forse riusciremo a trovare un modo per riaccendere tutto. Allora potremo vedere.”
Lo disse tanto per tentare di distrarre Luna, quanto perché pensava che ci fosse una speranza nel farlo. Cosa ne sapevano loro di come riparare dei sistemi informatici? Se ci fosse stato lì uno scienziato dell’istituto della NASA… magari la dottoressa Levin… ma erano spariti, proprio come tutti gli altri. Erano stati trasformati da un vapore, diventando cose che avevano dato loro la caccia, inseguendoli.
“Andiamo,” disse a Luna, tirandola gentilmente lontano dallo schermo. “Dobbiamo dare un’occhiata in giro.”
Luna annuì, anche se non sembrava capire molto di tutto questo al momento. “Immagino di sì.”
Si incamminarono attraverso il bunker sotto a Mount Diablo, e Kevin si guardò attorno, sorpreso da tutto quello spazio. Se si fossero aggirati per un posto come quello in un momento diverso, gli sarebbe sembrata un’avventura. Ma data la situazione reale, ogni passo riecheggiante non faceva che ricordargli