Comando Primario: Le Origini di Luke Stone—Libro #2. Джек Марс
navi più piccole della Guardia Costiera Russa è converso sul sommergibile. Una volta che l’hanno circondato hanno mandato tre batiscafi, che gli si sono avvicinati e lo hanno scortato fino alla superficie. Lì hanno preso l’equipaggio in custodia.”
“Chi sono gli uomini dell’equipaggio?” domandò Luke.
Trudy cercò tra i documenti ed estrasse un foglio.
“Si tratta di tre uomini. Il pilota del sommergibile è Peter Bolger, di quarantaquattro anni, residente a Falmouth, nel Massachusetts. Si è diplomato alla Maine Maritime Academy nel 1983. Quattro anni nella Guardia Costiera, congedato con onore nel 1987 con il rango di tenente. Ha passato quasi un decennio a pilotare navi per il Wood’s Hole Oceanographic Institution di Cape Cod, collaborando con diversi college, università e acquari. Nel novembre del 1996 è stato assunto dalla Poseidon Research International. A un occhio inesperto, sembrerebbe un civile che ha passato quasi tutta la sua vita da adulto sull’acqua, a svolgere delle ricerche. La sua presenza probabilmente serve a dare una patina di rispettabilità alla PRI.”
“Sarà l’anello debole quando si tratterà di tirarli fuori,” commentò Luke.
Trudy annuì. “Secondo il suo dossier, è alto un metro e settantacinque e pesa un po’ più di cento chili.”
“Come fa a stare nel sommergibile?” domandò Swann.
Ed scrollò le spalle. “Potrebbero essere tutti muscoli.”
Fu il turno di Trudy di scuotere la testa. “Non è così.” Sollevò una foto di Peter Bolger. Non era morbosamente obeso, ma non aveva neanche un fisico da corridore.
“Prossimo,” disse Luke.
Trudy prese il foglio seguente.
“Eric Davis, ventiseienne dottorando all’Università delle Hawaii, con una borsa di studio per Wood’s Hole. Come se le inventano queste cose? In realtà è un SEAL di ventotto anni di nome Thomas Franks. ROTC navale all’Università del Michigan, laureato con lode. Dopo la laurea è entrato in Marina e ha subito fatta domanda per la BUD/S. È stato in missione in Afghanistan e in Iraq, e anche in operazioni segrete sotto il Joint Special Operations Command. In questo caso il suo compito era di proteggere gli altri due uomini, e di liberarsi del Nereus nell’eventualità di un incidente o altro. È chiaro che non ha fatto nessuna delle due cose.”
“Chiaro,” disse Swann.
“Sarà il più utile,” intervenne Luke. “Se raggiungiamo gli uomini e sono ancora vivi, cerchiamo di mettergli un’arma o diverse armi nelle mani. Il maggior rischio con Franks è che potrebbe cercare di organizzare un tentativo di fuga prima del nostro arrivo, o rubare una pistola e cercare di uscirne sparando. Okay, prossimo.”
Trudy prese l’ultimo foglio di carta. “Reed Smith, il comandante della missione di trentasei anni,” disse. “Un fantasma. Una completa mina vagante. La sua vera identità e l’età sono Top Secret. Non so niente su di lui, a parte il fatto che negli ultimi sei mesi ha lavorato come ricercatore associato alla PRI. Nessuno ha idea di dove venga e che cosa abbia combinato. È l’uomo per cui sono più preoccupati alla CIA e al Pentagono. A quanto pare nella sua testolina ci sono molti segreti.”
Swann guardò Luke. “Operazioni clandestine. Sono sorpreso che lui e Franks non abbiano già rovesciato il governo russo.”
Lui sorrise. “Amo il tuo senso dell’umorismo, Swann. È per questo che ti lascio vivere.”
Poi guardò Trudy. “Vorrei un po’ di contesto, se ce l’hai. Dove hanno portato il Nereus, e quanto sono pronti i russi quando… se… arriveremo.”
La donna annuì. “Ho qualcosa. Il Nereus è stato chiuso nella stiva di una vecchia nave cargo ed è stato portato al Porto d’Adler, appena a sud della città di Sochi, e a nord del confine russo con la Georgia. Stanno cercando di nasconderlo e di fingere di non averlo. Si comportano come se il cargo avesse fatto una normale sosta nel porto. E almeno fino al momento della nostra partenza da Washington, non c’erano prove che avessero spostato l’equipaggio del Nereus in un altro posto. Praticamente non si è mosso nessuno su quei pontili.”
“Sanno che li stiamo guardando,” disse Swann.
“Sembra che sia così,” rispose Trudy.
“E i russi?” domandò Luke. “Quanto sono pronti?”
Trudy strinse le labbra. “Posso dirti la mia teoria.”
“Dimmi,” disse lui.
“È un po’ complicata.”
Luke agitò una mano. “Ancora non è l’ora della nanna.”
Trudy annuì. “Vladimir Putin sta cercando di tenere a bada diversi problemi alla volta. Il disastro del Kursk, il massacro della scuola Beslan. Chi sa quando si calmeranno le acque? Ma nel frattempo sta anche facendo progressi su diversi fronti. Ha una salda presa sul governo. L’economia russa, anche se per i nostri standard è ancora un disastro, gode della massima prosperità degli ultimi quindici anni, principalmente per via degli alti prezzi del petrolio e del gas naturale in tutto il mondo. La valutazione delle minacce del Pentagono suggerisce che il loro esercito sia meglio finanziato, meglio addestrato e che i soldati siano pagati di più di quanto non succeda da molto tempo. Hanno modernizzato il sistema degli armamenti, e in particolare i sistemi missilistici.
“La Russia ha ancora una lunga strada da fare per tornare al posto che un tempo occupava nel mondo. Non è neanche sicuro che ci riesca. Ma non ci sono dubbi che da quando Putin ha preso il controllo, almeno si è messa sulla strada giusta. In passato era più come una macchina rovesciata in un fosso.”
“Che cosa significa per noi?” chiese Luke.
“Significa che hanno preso il sommergibile per avvertirci,” disse Trudy. “Il Mar Nero è stato dei russi per generazioni. A eccezione della costa turca, è stato praticamente la loro vasca da bagno. Per anni non siamo riusciti a metterci dentro neanche una nave. Ora ci stanno dicendo che sono tornati e che non possiamo più mandargli mezzi spia come ci pare e piace.”
“Sì, ma è davvero così?” le domandò lui. “Sono tornati? Se entriamo lì e cerchiamo di salvare quegli uomini, finiamo in una trappola letale?”
La giovane donna scosse la testa, offrendogli un pallido sorriso. “No. Non sono tornati. Non ancora. Hanno tuttora il morale molto basso. Il loro centri di comando hanno poca autorità. La corruzione è ovunque. Moltissime infrastrutture ed equipaggiamento sono degradati o non funzionali. Con un piano intelligente e un attacco rapido, credo che potremo prenderli alla sprovvista. Non voglio sembrare troppo sicura, ma secondo me potremmo riuscire a salvare quegli uomini.”
Lui la fissò. Ripensò al suo piano per arrestare il mercenario rinnegato americano Edwin Lee Parr e i suoi miliziani in Iraq, e la sua valutazione ottimistica delle loro probabilità di vittoria. All’epoca Luke aveva provato ben poco rispetto per lei, per il suo piano e la sua valutazione.
Poi tutto si era svolto quasi come Trudy l’aveva descritto. Luke ed Ed avevano comunque dovuto andare di persona a sbrigare il lavoro, ma quello era scontato.
“Speriamo che tu abbia ragione.”
* * *
Luke era caduto in un sonno agitato. Fece sogni strani, spaventosi e mutevoli. Un salto nel vuoto notturno. Quando si buttò, il paracadute non si aprì. Sotto di lui c’erano le vaste acque di un fiume nero. Alligatori, a decine, lo guardarono cadere dal cielo. Si gettarono verso di lui. Ma aveva le gambe legate a una corda per bungee jumping. Rimbalzò, un salto al rallentatore, appena sopra l’acqua. Rimase con le braccia tese verso il basso e gli alligatori cercarono di morderlo.
Poi divenne giorno. Un elicottero Black Hawk era stato abbattuto e stava precipitando giù dal cielo. Il rotore sulla coda era sparito, il mezzo roteava fuori controllo e stava crollando verso terra. Luke stava correndo in mezzo a un campo, un vecchio stadio da calcio, in direzione dell’elicottero. Se fosse riuscito