Il Ritorno. Морган Райс

Il Ritorno - Морган Райс


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completamente fuori posto sulla morbidezza della sua pelle liscia.

      Era talmente bello che fosse sana e salva che per un momento o due Kevin non pensò neanche a chi non era lì con loro.

      “Dov’è Ro?” chiese poi, guardandosi attorno alla ricerca dell’ex membro dell’Alveare. “È…”

      “Bene, sei sveglio,” disse una nuova voce. “Kevin si girò verso il punto in cui la porta si stava aprendo, rivelando una donna degli Ilari dalla pelle blu con indosso un’uniforme scura con un marchio militare sopra. Kevin riconobbe il generale s’Lara dalla trasmissione video che aveva fatto tentando di imbrogliare lei e tutti i suoi simili. Solo il pensiero bastava a dargli la certezza che quello dovesse essere solo un orribile sogno.

      “Generale, è stata lei a salvarci?” chiese Kevin. “Ma io… io ho tentato di ingannarvi.” Eppure non era la cosa peggiore. “Ho… ho contribuito a far saltare per aria il vostro mondo.”

      Il senso di colpa lo pervase al pensiero di tutto ciò che aveva fatto, mentre vedeva l’espressione del generale assumere una connotazione di rabbia.

      “Hai anche contribuito a metterci in guardia,” disse. “Questo ti fa guadagnare un po’ di considerazione da parte nostra e… beh, non vogliamo abbandonare coloro che hanno bisogno. Noi non siamo come l’Alveare.”

      “Questo è…” Kevin non trovava le parole. “Grazie.”

      “Non ringraziarmi ancora,” disse il generale s’Lara. Alzò lo sguardo verso il soffitto e parve ascoltare qualcosa che solo lei poteva sentire. “La mia Intelligenza Artificiale dice che gli altri sono pronti per decidere cosa fare di voi. Voi e quel cosiddetto ‘Puro’ che avete portato qui. Seguitemi per favore.”

      “Kevin è ancora debole,” disse Chloe contrariata. “Ha bisogno di riposo.”

      “Potrà riposare tutto il tempo che vuole quando il processo sarà finito. Ora venite con me.” La donna generale era chiaramente abituata ad essere obbedita quando ordinava qualcosa, e stava già uscendo, senza aspettare per vedere se gli altri l’avrebbero seguita.

      Kevin guardò Chloe, che scrollò le spalle. Sapevano che nessuno di loro due aveva effettivamente una possibilità di scegliere. Affrettandosi per tenere il passo, seguirono il generale fuori dalla camera d’ospedale e si trovarono a percorrere una serie di corridoi contorti le cui pareti avevano immagini brillanti che davano loro l’illusione di ampi spazi aperti. Qua e là passarono accanto a finestre che davano vedute dello spazio.

      “Siamo su una navicella vero?” chiese Kevin. Non assomigliava alle navicelle dell’Alveare. Questa non aveva la perfetta stabilità dei regolatori della gravità, ma era pur sempre una qualche specie di navicella.

      “Questa è l’ammiraglia della flotta usata per fuggire,” disse il generale s’Lara. “La mia Intelligenza Artificiale vi è integrata.”

      “Quindi ogni millimetro di questo posto è… lei?” chiese Chloe.

      “Penso che si possa dire così,” rispose il generale. “La mia Intelligenza Artificiale si connetterà agli altri per il vostro processo.”

      “Come nell’Alveare?” chiese Kevin, capendo all’istante, dall’espressione sul volto del generale, di aver detto la cosa sbagliata.

      “Noi non siamo per niente somiglianti all’Alveare,” disse il generale s’Lara con tono severo. “Loro si lanciano di forza contro i mondi che poi distruggono, contro la gente che poi trasformano in parte di loro. La sofferenza e le scelte degli altri non significano nulla per loro. Noi ci uniamo alle nostre Intelligenze Artificiali, ma continuiamo a scegliere ciò che facciamo, e non andiamo a caccia di conquista. Ci mettiamo dietro a degli scudi perché non vogliamo massacrare gli altri, anche se questo ci è costato dei mondi.”

      Kevin sentì un’altra ondata di senso di colpa crescere in lui. Era stato lui a dare una mano per abbattere quegli scudi e rendere vulnerabile il loro pianeta davanti all’attacco successivo. Era stato lui ad aiutare l’Alveare a distruggere il loro mondo e a prendere il suo. Con sua sorpresa, però, Chloe fu più diretta.

      “Avreste potuto battervi contro di loro e non l’avete fatto?” disse. “Vi siete nascosti a loro quando avreste potuto fermarli?”

      “Chloe…” tentò di dire Kevin, ma a quanto pareva Chloe non aveva finito.

      “No, Kevin,” disse. “Se sta dicendo che avrebbero potuto fare di più, che avrebbero potuto batterli prima che arrivassero sulla Terra, allora avrebbero potuto risparmiarci tutto questo. Avrebbero potuto salvarci.”

      “Non siamo neanche riusciti a salvare noi stessi,” disse il generale s’Lara, ora con tono addolorato. “Non abbiamo i mezzi per fermare l’Alveare. Possiamo ucciderli, abbiamo la tecnologia necessaria per distruggere le loro navicelle, eppure loro continuano ad attaccare.” Parve ascoltare ancora qualche cosa. “No, lo so. Ad ogni modo siamo qui.”

      Indicò una serie di porte. Kevin e Chloe vi passarono attraverso e si trovarono in un ampio spazio pieno di gente. Come con i corridoi, le immagini si dipanavano sulle pareti, ma queste sembravano più astratte e Kevin poté distinguervi degli schemi. In qualche modo capì che si trattava delle Intelligenze Artificiali che comunicavano tra loro.

      Ro si trovava in piedi su un cerchio vuoto del pavimento, sopraelevato rispetto al resto. Kevin corse dall’alieno per assicurarsi che stesse bene, mentre Chloe fu ancora più veloce e andò ad abbracciarlo. La gente presente li fissò. Kevin ne vide tantissimi, sia Ilari che altri alieni che avevano trovato rifugio tra loro. Erano talmente numerosi che era difficile distinguere dei singoli volti. Lo stesso, aveva la consapevolezza che stavano fissando loro tre senza distogliere lo sguardo, tentando di decidere il da farsi.

      “Ro, stai bene?” gli chiese. L’amico non sembrava ferito, ma era comunque scosso.

      “Non lo so,” ammise l’alieno. “Sto provando così tante emozioni. Colpa, e paura, e… come fa la gente a gestirle?”

      Kevin gli posò una mano sulla spalla. Chloe gli mise un braccio attorno alle spalle.

      “Lo facciamo,” gli promise. “E continuiamo a farlo.”

      “Questi tre individui sono stati salvati da una navicella alla deriva,” disse il generale s’Lara, ovviamente rivolgendosi all’assemblea. “Potete vedere che uno di loro è un ‘Puro’ dell’Alveare. Degli altri due, uno e il ragazzo che li ha aiutati ad accedere al nostro mondo, mentre la ragazza è stata modificata diventando una delle loro creazioni.”

      Kevin odiava la sensazione che gli dava quella descrizione di sé e dei suoi amici. La parte peggiore, però, era che non poteva negare ciò che stavano dicendo di loro.

      “Ci stiamo dirigendo verso un altro avamposto,” disse il generale s’Lara. “La nave mi dice che la nostra flotta è inseguita, quindi dobbiamo decidere cosa vogliamo fare con i nostri nuovi ospiti. Possiamo correre il rischio di tenerli a bordo? Siamo in maggiore pericolo avendoli qui? Sono quello che sembrano? C’è qualcuno che vuole parlare del primo di loro? La ragazza?”

      Vi fu un vorticare di immagini e lettere sulle pareti mentre le Intelligenze Artificiali comunicavano tra loro. Se si concentrava, Kevin aveva la sensazione di poter cogliere il senso della conversazione, dato che i segnali emessi venivano trasformati per lui attraverso lo stesso talento che gli aveva permesso di tradurre tutti gli altri messaggi.

      … non colpevole…

      … una vittima, non un avversario…

      … però il dispositivo sul braccio…

      Due individui si alzarono in piedi.

      “Si è deciso che parlerò io per lei,” disse un uomo. “Ci pare ovvio che è stata una prigioniera dell’Alveare, una loro vittima e non una di loro. Dovremmo concederle protezione in qualità di rifugiata.”

      L’altra a prendere la parola era donna. “Si è deciso che io prenderò posizione contro di


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