I cinque del salotto. Фиона Грейс
di Gina, invece, era sciolta come non mai.
“Tutto qua?” gridò. “Un B&B? Mi hai quasi fatto venire un dannato infarto!”
“Un B&H a Wilfordshire è una notizia terribile per tutti,” disse Carol piagnucolando e accigliandosi alla risposta di Gina. “Non solo per me!”
“Davvero?” disse Lacey, trovando finalmente la propria voce. “E perché mai, esattamente?”
Carol le lanciò un’occhiata tagliente. “Ah, bene. Avrei dovuto immaginare che non avresti capito. Del tutto tu sei una forestiera.”
Lacey si sentì ribollire di rabbia. Come osava Carol darle della forestiera? Ormai viveva qui da diversi mesi e aveva contribuito in un sacco di modi all’andamento della cittadina! Il suo negozio faceva parte del tessuto della strada principale proprio come tutte le altre attività.
Aprì la bocca per rispondere, ma prima di poterlo fare, Gina tirò fuori una scatola di fazzolettini dal bancone e avanzò, creando una barriera fisica tra lei e Carol.
“Perché non ti siedi?” disse la donna alla proprietaria del B&B. “Parliamone meglio.”
Poi lanciò a Lacey un’occhiata che diceva ‘Me ne occupo io perché tu stai per scoppiare’.
Aveva ragione. Il panico che il non-evento di Carol aveva fatto scaturire in Lacey stava iniziando a svanire, ma avrebbe comunque preferito farne a meno. E di certo avrebbe preferito fare a meno di sentirsi chiamare ‘forestiera’ da Carol! Se c’era una cosa che poteva infastidire Lacey, era proprio questa.
Mentre Gina accompagnava Carol verso un divanetto in pelle rossa offrendole un fazzolettino – ‘Toh, prendi uno di questi per il naso’ – Lacey si allontanò e fece diversi respiri per calmarsi. Chester alzò il muso e la guardò mugolando solidale.
“Va tutto bene, amico,” gli disse. “Solo un po’ scossa.” Si chinò e gli accarezzò la testa. “Adesso sto bene.”
Chester mugolò ancora, come in riluttante accettazione della situazione.
Rinvigorita dal suo sostegno, Lacey si avvicinò al divanetto per scoprire cosa stesse realmente succedendo.
Carol stava completamente singhiozzando adesso. Gina ruotò lentamente gli occhi e guardò Lacey con espressione sarcastica. Lacey le fece segno di spostarsi con la mano e l’amica le lasciò subito il posto.
Lacey si sedette accanto a Carol, costretta dalla forma del divanetto a starle proprio appiccicata: un po’ troppo vicina rispetto a come si sarebbe messa potendo scegliere.
“È colpa di quel dannato nuovo sindaco,” piagnucolò Carol. “Sapevo che avrebbe creato guai!”
“Il nuovo sindaco?” chiese Lacey. Non sapeva che ci fosse un nuovo sindaco.
Carol voltò i suoi occhi, rossi e arrabbiati, verso di lei. “Ha fatto cambiare la destinazione d’uso alla parte orientale della città. Tutta quella zona dopo il club di canottaggio è passata da residenziale a commerciale! Ci farà costruire un centro commerciale! Pieno di orribili catene di negozi privi di carattere!” La sua voce diveniva man mano più incredula. “Vuole costruire un parco acquatico! Qui! A Wilfordshire! Dove piove per tre terzi dell’anno! E poi ha in programma di costruire questa mostruosità di torre panoramica! Sarà come un pugno in un occhio!”
Lacey ascoltò lo sfogo di Carol, anche se non riusciva a capire perché tutto questo fosse un grosso problema. Per come stavano le cose al momento, praticamente nessuno si avventurava oltre il club di canottaggio. Era praticamente uno spazio morto. Anche la spiaggia da quella parte della città era malcurata. Sviluppare l’area le sembrava una buona idea, soprattutto se ci sarebbe stato un B&B di classe a servirla. E di sicuro la cosa avrebbe portato beneficio a tutte le attività commerciali della via principale, con l’aumento del turismo.
Lacey guardò verso Gina per vedere se la sua espressione lasciasse trapelare che anche lei considerava tutto questo come una enorme crisi. Gina stava invece nascondendo un sorrisino. Ovviamente stava pensando che Carol si stesse comportando in modo esageratamente drammatico, e se Gina pensava che una persona fosse eccessivamente drammatica, allora quella persona aveva davvero dei problemi!
“È una specie di affarista di Londra,” continuò Carol, disperata. “Ventidue anni. Appena uscita dall’università!”
Prese un altro fazzolettino dalla scatola e si soffiò rumorosamente il naso, prima di restituirlo, tutto zuppo, a Gina. Il sorrisino sul volto della donna scomparve all’istante.
“Come fa una ventiduenne ad aprire un B&B?” chiese Lacey, il tono meravigliato piuttosto che sprezzante come quello di Carol.
“Perché ha i genitori ricchi, ovviamente,” disse Carol. “I suoi genitori erano i proprietari di quella grossa casa di riposo nelle colline. Hai presente?”
Lacey se lo ricordò subito, anche se era raramente andata da quella parte. Da quello che ricordava, era una proprietà molto grande. Di sicuro ci sarebbe voluto un’enorme ristrutturazione per trasformarlo da casa di riposo a B&B, per non parlare degli sviluppi dell’infrastruttura. Era a una quindicina di minuti a piedi dal centro della città e c’erano solo due autobus all’ora che servivano quella parte della costa. Sembrava un investimento piuttosto grosso per una ragazza di ventidue anni.
“Comunque,” continuò Carol. “I genitori hanno deciso di andare in pensione e liquidare il loro portfolio pensionistico, ma ciascuno dei figli doveva scegliere una proprietà per poterne poi fare quello che voleva. Potete immaginarvi di avere ventidue anni a ricevere in regalo una proprietà? Io ho dovuto sudare sette camicie per avviare la mia attività, e adesso arriva la Principessina e avvia la sua con uno schiocco di dita.” Schioccò le dita lei stessa, con gesto aggressivo.
“Dovremmo considerarci fortunati che abbia scelto una cosa sensata come un B&B,” disse Gina. “Se alla sua età mi avessero regalato una casa enorme, probabilmente avrei avviato un locale aperto 24 su 24.”
Lacey non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Ma Carol si sciolse ancora di più in lacrime.
Allora Chester decise di avvicinarsi e vedere cosa fosse tutta quella confusione. Appoggiò la testa in grembo a Carol.
Che tesoro, pensò Lacey.
Chester non sapeva che Carol stava facendo tante storie per niente. Pensava solo che fosse un’umana angosciata e bisognosa di conforto. Lacey decise di seguire il suo esempio.
“A me sembra che tu ti stia impanicando per niente,” le disse sottovoce. “Il tuo B&B è iconico. I turisti amano la casa rosa-Barbie sulla via principale, proprio come adorano le sculture di macarons nella vetrina di Tom. Un B&B di lusso non può competere con la tua proprietà di gusto locale. Ha il suo stile bizzarro e alla gente piace un sacco.”
Lacey dovette ignorare le risatine che sentì venire da Gina. Bizzarro era stato un aggettivo meticolosamente selezionato per descrivere tutti i fenicotteri e le palme, e poteva solo lontanamente immaginare che descrizione ne avrebbe dato Gina: pacchiano, kitsch, sgargiante…
Carol guardò Lacey con occhi umidi di lacrime. “Lo pensi davvero?”
“Ne sono certa! E poi tu hai una cosa che la nostra Principessina non ha. Determinazione. Fegato. Passione. Nessuno ti ha offerto il tuo B&B su un piatto, giusto? E quale londinese ha davvero voglia di stabilirsi a Wilfordshire alla veneranda età di ventidue anni? Io scommetto che la Principessina si annoierà molto presto e tornerà ai suoi più verdi pascoli.”
“O più grigi pascoli,” intervenne Gina. “Sai, per tutte quelle strade a Londra. Che tornerà a… oh, lascia stare.”
Carol si ricompose. “Grazie, Lacey. Mi hai davvero fatto sentire meglio.” Si alzò e accarezzò Chester sulla testa. “Anche tu, tesoro di cane.” Si tamponò le guance con il fazzolettino. “Ora farò meglio a tornare al lavoro.”
Alzò il mento e uscì dal negozio senza aggiungere una parola di più.
Non appena la porta si fu chiusa dietro di lei, Gina