La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno. Charley Brindley
relazione tra la bestia e la bambina.”
“Ti sbagli, Kandaulo.” Ukaron mi tenne d’occhio mentre parlava con l’uomo. “È una bambina demoniaca. Ha tentato di far scappare questi animali per distruggere il campo. Se sono coinvolti alcuni dei, sono gli dei degli inferi.” Si asciugò un avambraccio peloso passandoselo sulla bocca, prese il bastone da un uomo accanto a lui e andò via.
“Va’ ora, ragazzina,” disse Kandaulo. “E la prossima volta che ti avventuri lungo Via degli Elefanti, ti suggerisco di farlo silenziosamente.”
“Sì, Kandaulo. Lo farò.” Accarezzai l’stremità della proboscide che si posò sulla mia spalla. La pelle grigia dell’elefante appariva ruvida e vecchia con tutte le rughe, ma al tatto era morbida e gentile. “Addio, amico mio. Dormi bene stanotte.”
Obolus si allungò in cerca di altro fieno e io ne presi una manciata per lui, ma poi mi ricordai.
“Oh, no,” sussurrai, “la brocca da vino di Yzebel!”
Lasciai cadere il fieno e corsi di nuovo sullaVia degli Elefanti.
Capitolo Quattro
Tutto quello che trovai fu una grande macchia fangosa di vino sul sentiero. Mi inginocchiai e spinsi le dita nel fango viola e marrone, non volendo credere a ciò che i miei occhi vedevano. Però era tutto vero: il prezioso vino passito di Yzebel non c’era più. Avevo fallito.
Si era affidata a me per portare il vino dal fornaio in cambio di pane, ma non ci sono riuscita neanche per metà. La vista di Obolus vivo aveva completamente confuso il mio senso di responsabilità e i miei sentimenti avevano messo in ombra il mio desiderio di fare qualcosa di buono per Yzebel. A peggiorare ancora le cose, la brocca era svanita. Qualcuno l’aveva presa, lasciando solo un’impronta di sandalo nel fango. Come potrei mai rimediare a tutto ciò?
Mi si strinse il cuore e iniziai a piangere. Yzebel non si sarebbe mai più fidata di me.
“Hai perso qualcosa?”Una voce familiare provenne da dietro di me.
Alzai lo sguardo e incontrai i morbidi occhi castani del giovane uomo del fiume. Quello di cui avevo indossato il mantello – Tendao.
“Il vino di Yzebel.” Mi asciugai le dita fangose sulla guancia. “È sparito.”
Tese la mano per aiutarmi, apparentemente non curandosi del fango. “Avresti dovuto portare il vino a Bostar in cambio delle pane?”
Annuii.
“Sai perché Yzebel voleva il pane?”
Risalimmolungo la Via degli Elefanti verso il bivio del sentiero.
“Per i soldati per quando verranno ai suoi tavoli stasera.”
“Sì, le piace avere del pane per loro all’ora di cena.”
“L’ho delusa, Tendao. E ora devo andare a dirle che cosa terribile che ho combinato.”
“Sì, glielo devi dire,”mi rispose. “Ma prima di farlo, fermiamoci davanti alla tenda di Lotaz.”
Non avevo sentito parlare di questaLotaz, ma non avevo alcuna fretta di tornare da Yzebel a mani vuote e ammettere di aver fallito.
Cercai di sfuggire all’immagine del volto severo di Yzebel pensando ad altre cose. La terra della Via degli Elefanti era morbida e calda sotto i miei piedi nudi. Pensai alle centinaia di elefanti euomini che l’avevano calpestata per molte stagioni, trasformando la terra in una polvere fine. Querce e pini fiancheggiavano il sentiero, fornendo ombra agli animali. Le lunghe ombre ora coprivano gran parte dell’ampio sentiero.
In cima alla collina, andammo a destra, come avrei dovuto fare prima. Dopo un po’ci imbattemmo in una tenda fatta di un materiale fino e sottile. I colori rosso, giallo e blu del tessuto a strisce brillavano nel crepuscolo. Le ombre tremolavano da una lampada che bruciava dentro. Davanti a essa c’era un tendalino frangiato, sostenuto da due lance di metallo conficcate nella terra. Un uomo di colore sedeva a gambe incrociate sotto la tenda.
“Va’da quello schiavo.”
Tendao mi fermò a una certa distanza, poi mi istruì riguardo cosa avrei dovuto dire all’uomo. Gli ripeteitutto, assicurandomi di aver capito.
“Ma sembra così cattivo, Tendao. Verrai con me?”
“No. Devi farlo da sola.”
Lo schiavo mi osservò intensamente mentre mi arrancavo verso di lui, i miei piedi che si trascinavano nella terra, riluttanti nel portarmi dove non volevo andare.
A dieci passi di distanza, mi fermai e dissi, “Lotaz.”
Non rispose,stette a fissarmi finché non abbassai gli occhi a terra. Alla fine parlò.
“Questa è la tenda di Lotaz. Perché sei qui?”
“Sono venuta per conto di Tendao.”
Lo schiavo balzò in piedi e si affrettò a entrare. Un momento dopo, ne uscì una donna magra. Era illuminata da entrambi i lati da una coppia di lampade a olio che pendevano dai supporti a lancia. Lotaz era bellissima con un abito di seta blu chiaro e un paio di pantofole abbinate. Un’ampia cintura scarlatta di corde intrecciate le stringeva la vita magra e una raffinata catena d’oro reggeva il fodero di un pugnale ingioiellato. La piccola arma le oscillava sulle cosce ad ogni suo passo. Le sue labbra erano dipinte di rosso e le sue guance eranodel colore dei boccioli di rosa, creando così un morbido contrasto con la sua carnagione cremosa. Una collana di argento eoro le adornava il collo.
Lo schiavo uscì per mettersi dietro di lei, con le braccia incrociate sul petto nudo. Incombeva come un’enorme ombra scura, in netto contrasto con la pelle bianca della donna.
“Che cosa sai di Tendao?”Mi domandò.
“Devo solo riferirle che farà come ha richiesto.”
Guardò oltre le mie spalle, scrutando il sentiero scuro in entrambe le direzioni. Guardai anche io, ma Tendao non era in vista.
“Perché ha mandato te?”
Scossi la testa, non sapendo come rispondere.
“Quando verrà esaudita la richiesta?” La voce di Lotazaveva un tono acuto ed esigente.
“Domani, prima del tramonto,” risposi ripetendo le parole che Tendao mi aveva detto di dire.
Sembrava riluttante a trattare con me riguardo questa transazione. Non capivo neanche perché fossi venutada Lotaz per conto di Tendao.
Dopo un momento, disse: “Molto bene. Aspettami qui.”
Lotaz entrò e tornò dopo un momento. In una mano, portava una brocca di vino quasi identica a quella che avevo perso. L’altra mano era invece chiusa, le dita serrate. Molti braccialetti decorati le tintinnarono lungo il polso quando fece per consegnarmi la brocca di vino. Poi si interruppe.
“Perché vieni da me così sporca?”
Guardai le mie mani tese; erano sporche di fango secco. Quando provai a pulirle, lo schiavo scomparve dietro la tenda per tornare poi con una bacinella d’argilla con dell’acqua, che mise ai miei piedi. Mi inginocchiai per lavarmi, la faccia che mi bruciava per l’umiliazione. Mi lavai rapidamente, mi alzai e mi asciugai le mani sul mantello.
Lo schiavo mi sorrise brevemente e mi fece l’occhiolino quando si mise tra me e la donna. Prese la bacinella e tornò al suo posto. Non sapevo se si sentisse dispiaciuto per me o se stesse solo cercando di essere amichevole con un’altra schiava. Lotaz certamente mi ha fatto sentire come una schiava.
Mi porse la brocca e io la presi tra le mie braccia: questa non l’avrei fatta cadere.
“Questo vino è il pagamento per il lavoro che Tendao farà per me,”disseLotaz. “Non lo pagherò più di così.”
Allungò l’altra mano e lentamente aprì le dita. Due grandi perle perfettamente abbinatee molto belle, riposavano nel palmo della donna. Tutto quello che potevo fare era fissare il lucente splendore delle gemme preziose che brillavano nella luce