La Fine Del Cammino. Tricia Ross

La Fine Del Cammino - Tricia Ross


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      Prendo il biglietto, lo appallottolo e provo a lanciarlo nel cestino sotto la scrivania. Ci riesco.

      Mi alzo e infilo i piedi nudi in morbide pantofole, mentre mi guardo allo specchio appeso alla parete accanto all'armadio a due ante. I miei capelli sono arruffati e i miei occhi sono scuri per il trucco che non ho lavato via, ieri sera. Sono nuda e ho freddo, quindi prendo le mutandine e la vestaglia dall'armadio e me le infilo.

      Esco di nuovo dalla mia stanza sbadigliando e mi dirigo in bagno, dove elimino ciò che resta del trucco sotto gli occhi, le tracce di rossetto e di fard. Poi mi raccolgo i capelli e vado in cucina a prepararmi un bel caffè. Più tardi mi farò una doccia.

      Proprio mentre mi siedo su uno degli sgabelli del bancone che divide l’angolo cucina dalla zona soggiorno-pranzo del mio appartamento, la porta d'ingresso si apre e Lucas fa la sua comparsa. Sembra che non abbia dormito tutta la notte.

      "Ciao bella! - mi saluta – Fai colazione da sola, oggi?"

      "Se n'è andato prima, - rispondo mentre sorseggio un confortante caffè caldo – era un bravo ragazzo."

      "Ti sei divertita"?

      "Non posso lamentarmi. – rispondo - E tu?"

      "Tutto ok!"

      Io e Lucas non abbiamo bisogno di parlare molto, per capirci. Ci scambiamo un sorriso malizioso e ci facciamo una risatina, poi lui mi dice che se ne andrà a dormire e io resto sola, seduta all'American bar, a bere il mio delizioso caffè.

      Lucas ed io siamo amici intimi sin dal liceo. Eravamo così inseparabili che ci siamo perfino laureati nella stessa materia, dopo aver finito il liceo, Comunicazione Audiovisiva. Sia la mia famiglia che la sua credevano che saremmo diventati una coppia, ma Lucas ha sempre saputo che era gay e non io ho mai provato alcun tipo di interesse per lui come uomo, nonostante fosse bello come nessun altro. Quando il mio cuore si è spezzato per la prima volta, lui era lì; anche alla seconda e alla terza, e perfino all’ultima, lui c’era. È stato lui che mi ha appoggiato quando ho deciso di lasciare la casa dei miei genitori, e che è venuto a vivere con me quando il mio ex ragazzo se n'è andato, lasciandomi nei guai ...

      Lucas è l'unico uomo della mia vita che voglio tenere al mio fianco, l'unico rapporto profondo che voglio avere con qualcuno del sesso opposto.

      Con questi pensieri nella testa finisco il mio caffè e mi dirigo alla doccia. Ma, mentre mi avvio, noto una lucina lampeggiante sul telefono, che è sul tavolo accanto al divano. Mi avvicino e premo il pulsante per ascoltare i messaggi in segreteria.

      "Ciao Violeta, tesoro! – mi dice una voce maschile che non riconosco - Sono Pedro. Come stai? Mi chiedevo se ti va un drink sabato pomeriggio, o anche domenica. Mi sono divertito molto l'altra sera e vorrei rivederti. Comunque ... chiamami."

      Senza esitare, cancello il messaggio dalla segreteria telefonica. Ricordo Pedro, ci siamo visti la settimana scorsa. Anche Pedro era attraente, come Toni, ma troppo egoista a letto. Avevo già deciso di non rivederlo, e non ho cambiato idea.

      Con calma vado in bagno, apro l’acqua della doccia e aspetto che diventi calda mentre mi spoglio. Ho ancora un paio d'ore per fare una lunga doccia tonificante prima di andare, come faccio quasi ogni domenica, a mangiare a casa dei miei genitori. Ormai è diventata quasi un’abitudine.

      Il rapporto con la mia famiglia d’origine è difficile da descrivere. Quando ero adolescente andavo d'accordo con mia sorella maggiore, Victoria, che a quel tempo mi sembrava noiosa e arrogante. Adesso però posso dire che ci comprendiamo abbastanza, anche se il nostro modo di essere resta incompatibile, come l’olio e l’acqua. Al contrario, con l'altra mia sorella, Vera, che è più giovane di me, sono sempre andata molto d'accordo. Da bambine eravamo entrambe sognatrici, timide e romantiche. Io sono cambiata, mentre lei è rimasta sempre la stessa; comunque, continuiamo a capirci.

      Quanto ai miei genitori… La mia opinione è che hanno sempre preteso troppo da me. Mia madre adora Victoria perché è proprio come lei, forte e indipendente; mio padre, dal canto suo, ha scelto Vera come pupilla per via del suo carattere dolce e riservato. So che mi vogliono bene entrambi, ma quando ci sono tre figlie per due genitori inevitabilmente una rimane fuori, e in questo caso quella sono io.

      Quando sono andata via di casa per convivere con il mio ragazzo ero ancora troppo giovane, e così ho litigato molto con loro e con Victoria. Capisco che mi consideravano impulsiva, folle e poco assennata, ma io ho sempre voluto decidere da sola per la mia vita, e fare i miei errori, ed è questo che loro non hanno mai compreso.

      Per fortuna, quando il mio ex se n'è andato lasciandomi col cuore spezzato, i litigi sono finiti e i miei, a modo loro, mi sono stati vicini. Non sono tornata a vivere in famiglia grazie a Lucas e ne sono felice. Altrimenti la situazione poteva non essere come lo è adesso, sopportabile.

      Con questi ricordi agrodolci nella testa, esco dalla doccia e mi avvolgo nell'accappatoio. Mi piacerebbe ascoltare della musica, mentre mi vesto e mi preparo, ma Lucas dormirà già, quindi cerco di muovermi in silenzio. Poco dopo esco dalla porta. C’è una mezz’ora di autobus, da casa mia a quella dei miei genitori, quindi mi accendo l’ iPod, pronta a godermi il viaggio e la musica.

      VICTORIA

      Un minuto. Ecco quanto devo aspettare per scoprire se questo mese sono finalmente riuscita a rimanere incinta. Appoggio il lungo aggeggio bianco sul lavandino di marmo e mi siedo sul water, mentre aspetto.

      Carlos è andato con il suo migliore amico, Javier, a un barbecue di campagna. Ultimamente progetta delle uscite con lui e con gli altri suoi amici, soprattutto la domenica. Credo che si senta un po’ in ansia, come me. E anche frustrato.

      Sono mesi che cerchiamo di diventare genitori e, non so perché, non ci siamo ancora riusciti. Il dottore dice che sembra che vada tutto bene ma non posso fare a meno di pensare che probabilmente è colpa mia. Non sono più tanto giovane e, a 35 anni, queste cose iniziano a complicarsi.

      Il minuto è trascorso e il Predictor segna NEGATIVO.

      Ripongo lo strumento nella sua scatola e lo butto nella spazzatura, mentre cerco di controllare le lacrime, ma non ci riesco e scoppio a piangere come una bambina. Mi sfogo per qualche minuto e alla fine, quando smetto di singhiozzare, la mia immagine mi guarda dallo specchio e si asciuga le lacrime. Se non mi muovo farò tardi a pranzo, con i miei genitori e le sorelle.

      Salgo in macchina e metto in moto, guidando per le strade affollate della città fino alla casa dei miei genitori, dove sono cresciuta e che ho lasciato sette anni fa quando ho sposato Carlos. A quel tempo io e lui eravamo giovani e le nostre vite e il nostro futuro lavorativo non erano ancora stabili. Sapevamo di amarci e di voler stare insieme, ma non era ancora il momento di essere genitori. Ora finalmente ho un lavoro che funziona e che è costato a me e mio marito un mucchio di impegno e dedizione. Troppo, per poterci occupare anche di un bambino. Carlos, dal canto suo, l’anno scorso ha finalmente ottenuto la tanto attesa promozione in banca. È un momento perfetto per la nostra vita ma, chissà perché, il nostro più grande desiderio ci viene negato, mese dopo mese.

      Parcheggio proprio sotto casa dei miei genitori: in questo quartiere c'è sempre posto perché è residenziale, con piccoli negozi e strade ampie dove tutti i condomini hanno il proprio posto privato, lasciando così parcheggi liberi in strada ai visitatori.

      Spengo il motore e, dopo un'ultima occhiata al mio aspetto, scendo.

      La mamma mi accoglie sulla porta con un ampio sorriso, e l'aria profuma del buonissimo pollo arrosto che sicuramente sta per essere tolto in forno.

      "Ciao cara." mi saluta, e io l’abbraccio con affetto.

      Per me quella donna dalle guance rosee, la figura tonda e il sorriso affettuoso è sempre stata il pilastro su cui mi sono appoggiata, lo specchio in cui ho voluto guardarmi e il mio riferimento per diventare un giorno madre anch’io.

      Le rispondo con un sorriso triste, che non mi arriva agli occhi.

      "Cosa c'è che non va, tesoro? - mi domanda, anche se indovina già la risposta prima ancora che io risponda. - Negativo? Di nuovo?"


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