La Fine Del Cammino. Tricia Ross
davvero spiacente." ripete.
"Non fa niente." mormoro, senza guardarlo in faccia.
"Mi chiamo Alejandro." si presenta, e mi tende una mano in segno di saluto.
Non posso fare altro che stringerla, anche se sono scossa da tremiti di nervosismo così forti che è impossibile che questo Alejandro non se ne sia accorto. Che figura!
"Come ti chiami? "
"Vera. "
"Vera l'infermiera. "
Involontariamente scoppia in una risatina bonaria. La sua battuta mi conquista e, prima che possa trattenermi, alzo lo sguardo e incrocio di nuovo i suoi occhi azzurri.
"È un piacere fare la tua conoscenza, ma tanto ormai ci vedremo spesso. Sono interno del primo anno, quindi passerò la maggior parte del mio tempo in questo ospedale. " mi dice.
"Sì, anch’ io... anch’io passo molto tempo, qui."
"Allora a presto, Vera l'infermiera."
Alejandro mi lascia, ma non prima di avermi rivolto un altro smagliante sorriso, ed io sconvolta mi avvio verso l’ufficio del dottore, cercando di ricordare come si fa a respirare normalmente.
Dopo aver lasciato le carte nell'ufficio di Navas, mi rifugio in bagno. È ancora troppo presto per fare il giro delle stanze dei pazienti, quindi forse potrei leggere qualche altra pagina del mio libro. Tuttavia, le mie colleghe sono ancora lì a ridacchiare come galline di abiti da sposa, fiori e banchetti. Resto fuori della porta delle infermiere, senza decidermi ad entrare, quando sento pronunciare il mio nome tra le chiacchiere.
"Oh, è un po’ strana, secondo me non è una buona idea invitarla alla festa di addio al nubilato. – stava dicendo Sara – Non vorrei che mi rovinasse la festa! "
"Dai, invitala, magari ci farà fare qualche risata!"
"Pensate che verrà accompagnata da qualcuno, al matrimonio? " chiede Laura, senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
"Non credo ... Sta sempre rintanata in ospedale, dubito che abbia degli amici e sicuramente non ha uno straccio di fidanzato! "
"È una tale bamboccia, poverina."
"Sai come si dice: se continui a tenere la testa sui romanzi, ti ritroverai a vestire i santi!" ridacchia Sara.
Mi sento rodere da un incredibile senso di umiliazione mescolato ad una rabbia gigantesca: come osavano parlare così di me?
Senza riflettere, piombo nella stanza e le fisso tutte a testa alta, anche se in realtà non mi sento così coraggiosa da affrontarle. Loro si girano all’unisono verso di me, si sentono scoperte e smettono subito di ridacchiare. Leggo sui loro volti la vergogna per essere state colte in fallo.
"Vera ... Noi ..." prova a giustificarsi Laura.
"No, non preoccuparti – la interrompo – Comunque vi sbagliate. Non solo verrò con qualcuno, al matrimonio, ma se mi volete sarò felice di partecipare anche alla festa di addio al nubilato! "
Loro restano sorprese dalle mie parole e fanno per rispondere quando si accende la luce rossa di chiamata da una delle stanze. Si alzano tutte insieme ed escono a vedere cosa vuole il paziente. Salvate dalla campanella.
Non so come ho potuto mentire con tanta sfacciataggine, ma l'ho fatto, e mentre mi avvio verso le stanze del reparto mi chiedo in cuor mio come farò a mantenere la promessa e a non rivelarmi come la brutta bugiarda che sono.
CAPITOLO DUE. Autostoppista per l’Inferno
VIOLETA
Sono in ritardo, merda!
Lucas ed io siamo rimasti fino a tarda notte a guardare un reality in televisione. Succede spesso, facciamo le ore piccole commentando gli outfit che indossano le celebrità, o criticando le performance musicali ai talent show, e ci mettiamo a parlare senza freni ... Alla fine vado a letto sempre dopo mezzanotte, e quando la sveglia suona al mattino ho l’impressione di essermi messa a dormire solo poco prima…
La mia routine di ogni giorno è sempre la stessa: doccia, colazione e autobus per recarmi al lavoro. Prima di entrare in ufficio prendo immancabilmente un moccaccino nella piccola caffetteria di Alicia, una bella ragazza dai capelli rosa. A volte restiamo a chiacchierare per qualche minuto, perché mi piacciono molto il suo stile e la sua forte personalità. Alla fine entro nella palazzina dove si trova il mio ufficio e mi faccio le scale a piedi fino al quinto piano, in modo che il dolce moccaccino non mi rovini la vita. Nell'ufficio che condivido con il resto del team dei creativi dell'azienda, accendo il computer e, se ho tempo, controllo la posta. Oggi però non lo faccio perché ho una riunione con il Consiglio e ... sono già in ritardo di dieci minuti.
Mi sfilo il cappotto e, dopo aver trangugiato in un sorso un buonissimo caffè, mi affretto verso la sala riunioni. Ci sono già tutti i miei compagni di squadra, il mio capo, il project manager e altre due persone che non conosco: una donna sulla quarantina vestita con un'elegante giacca grigia e un bel giovane, alto e bruno, che indossa un blazer casual e un paio di jeans.
"Scusatemi." esclamo, sedendomi al tavolo riunioni.
"Allora, Violeta, questi sono Andrea Guerra e Pablo Sandoval. " taglia corto il mio capo, presentandomi la coppia di sconosciuti.
La donna fa un cenno di saluto con la testa, e la sua chioma bionda raccolta in una perfetta acconciatura non si sposta di un millimetro; il ragazzo invece non saluta, ma si limita a guardarmi con una strana espressione sulla faccia. Distolgo lo sguardo, sentendomi confusa e a disagio, ma la cosa non mi piace.
"Sono i portavoce della Nox."
La Nox è un'azienda di elettronica con cui il mio capo è interessato a fare affari. Gli elettrodomestici che tratta la Compagnia sono esclusivi, di altissima qualità e in produzione limitata.
"Ho letto i rapporti sulla vostra nuova smart TV - esclamo - Ovviamente si tratta di un progetto molto interessante. Mi piacerebbe occuparmi io della vostra campagna pubblicitaria. "
"Questo è il motivo per cui siamo qui." dice la donna, Andrea.
"Abbiamo avuto molte proposte, – interviene Pablo, il ragazzo – dovrete offrirci qualcosa di davvero innovativo per convincerci. "
Wow, è molto aggressivo!
"Violeta e l’intera equipe sono i migliori, ve lo assicuro." esclama il mio capo, con fermezza.
"Vedremo... "
Non so quale mosca abbia morso quest’ idiota, ma non mi piace il suo tono. So che guadagneremmo molto dalla campagna Nox, ma mi irrita quando i potenziali clienti si mostrano così odiosi ed esigenti.
"Pensavo ad un brainstorming, io ... " comincio a dire.
"Niente del genere - mi interrompe quello strano ragazzo - Voglio proposte serie, avete tre settimane di tempo. Se nessuna delle vostre proposte ci convince saremo costretti a rivolgerci ad altri. "
"Ma dovrete fornirci delle linee guida!" riprendo, cominciando a innervosirmi.
"Si tratta di una smart tv, se avete letto tutte le informazioni a riguardo che vi abbiamo consegnato, credo sia già abbastanza – esclama lui, sempre più odioso – Non pretenderete mica che facciamo noi il vostro lavoro! Buttate giù delle idee, sottoponeteci foto, illustrazioni, relazioni scritte e tutto ciò che vi viene in mente e ne riparleremo. "
"Vedo che non hai idea di come funzioni la cosa." sibilo, acidamente.
"Violeta!" Il capo mi urla in testa, ma è troppo tardi. Mi sento molto offesa, nessuno ha il diritto di trattarmi così.
"Ma tu che mansioni hai qui, di grazia? " mi chiede, sarcastico, il giovane sconosciuto.
"Sono il direttore delle vendite."
"Bene, allora concentrati sui numeri. – mi rintuzza, e ormai l’aria si può tagliare col coltello – A me interessa discutere di questi aspetti con il responsabile del marketing".