Delitto (e baklava). Блейк Пирс
sugli animali da sostegno da persone che aveva conosciuto in altri settori dell’industria del turismo.
“Ha della documentazione su Sir Reginald?” chiese alla Signora Klimowski.
“Documentazione? Perché mai avrebbe bisogno di documentazione?”
“Mi sembra di capire che i passeggeri hanno in genere bisogno di presentare una lettera di un terapeuta o un medico professionista, qualcosa che certifichi la necessità di avere un animale da sostegno. Ha una lettera del genere?”
“Ce l’ho? Ma certo che ce l’ho! L’ho già inoltrata alla vostra società!”
London dette un’altra occhiata alla lista passeggeri per assicurarsi che non ci fosse alcuna menzione di un animale da sostegno accanto al nome della Signora Klimowski.
“Forse potrebbe mostrarla anche a me” London disse con un sorriso educato.
“Mostrarla anche a lei! Penso di no! Ne ho abbastanza di avere a che fare con una subalterna come lei. Chiedo di vedere la direttrice di questa crociera.”
“Sono io” London rispose fermamente.
La Signora Klimowski sgranò gli occhi.
“Trovo che sia molto difficile da credere!” la donna replicò.
London realizzò che il suo stesso sorriso stava diventando un po’ rigido, mentre mostrava la targhetta sulla sua uniforme, quella che la identificava come “London Rose, Direttrice.”
“Mi dispiace se non sono proprio la persona che si aspettava” rispose con esagerata cortesia. “Ma prometto di risolvere subito il problema, e di fare del mio meglio per assicurarmi che il resto del suo viaggio proceda in modo felice.”
La Signora Klimowski sembrava profondamente insoddisfatta.
“Me ne vado prima di perdere la calma” disse. “Parlerà con me quando avrà risolto questa questione. Mi troverà nella mia grand suite.”
Si voltò e si allontanò, con il facchino che trascinava le sue valigie dietro di lei. Mentre la donna spariva nel corridoio che portava alle cabine, il cane guardò London e ringhiò di nuovo.
Ancora una volta, si chiese perché il cane sembrasse detestarla in quel modo.
Ma Sir Reginald era probabilmente lì per restare. London non riusciva davvero ad immaginare che qualcuno potesse buttar la Signora Klimowski e Sir Reginald Taft fuori dalla suite Beethoven.
Nel frattempo, la fila di passeggeri in attesa di imbarco era diventata lunga in modo scoraggiante. La maggior parte delle cento o più persone che aveva prenotato il viaggio sembrava essere arrivata proprio in quel momento. Ma Agnes Shick era ancora accanto a London, mostrando un’espressione preoccupata.
“Sicuramente non c’è alcuna ragione per impedire a quel cane adorabile di restare a bordo” disse.
“Spero di no” London ammise.
Walter Shick indicò la lista passeggeri di London.
“La lista dice di dov’è la Signora Klimowski?” chiese.
London non aveva pensato di verificare.
“Lei è di Port Mather, Long Island” London rispose.
“Beh, questo semplifica senz’altro di molto le cose, non è vero?” Agnes disse.
“Deve essere venuta qui in aereo col cane” Walter aggiunse. “Se è così, deve davvero aver portato un certificato, oppure non avrebbero potuto farlo imbarcare. Importa davvero se non riesce a mostrarlo proprio in questo momento?”
London sorrise sollevata alla domanda. Non avrebbe dovuto sfidare la Signora Klimowski dopotutto. Poteva semplicemente chiederle di mostrare il certificato più tardi.
“Benvenuti a bordo” si rivolse a Walter ed Agnes Shick. “E grazie mille per il vostro aiuto.”
“Mi fa piacere se siamo riusciti a sistemare la questione del cane” Walter rispose. “Che peccato avere quella donna a bordo comunque …”
Agnes dette un colpetto alle costole del marito.
“Ma Walter, ti pare carino da dire? Senza la Signora Klimowski, chi si occuperebbe di Sir Reginald?”
London ringraziò la coppia ancora una volta, e salirono sulla passerella.
Il passeggero successivo della fila era un uomo alto e vestito di nero, con folti capelli neri e un’espressione glaciale. London ebbe un brivido, semplicemente guardandolo. Fu facile immaginarlo come un giovane becchino.
“Benvenuto alla prima crociera sullo splendido Danubio della Epoch World Cruise Lines” disse. “Potrei avere il suo nome?”
“Cyrus Bannister” rispose. “Credo che troverà la mia prenotazione nella Suite Schoenberg.”
Poi, con un sorrisetto, aggiunse: “Sono sicuro di essere l’unico che la volesse.”
A London occorse un secondo per capire la battuta. Non aveva mai ascoltato molto Schoenberg, ma non le era piaciuto ciò che aveva ascoltato. Era troppo strano e dissonante per i suoi gusti. Immaginò che molte altre persone fossero dello stesso parere.
Ma, forse, a Cyrus Bannister piacevano le cose strane e dissonanti.
Disse pertanto a London: “Non sono riuscito a fare a meno di notare la sua discussione con quella donna. Temo che sarà, diciamo, una questione delicata. Spero che non le dia troppi problemi.”
“Oh, nessun problema” London si espresse diplomaticamente.
Poi, guardando verso la barca, aggiunse: “Non so cosa pensare del suo cane, comunque.”
“Come mai?”
“Beh, sembra che non gli piaccia. Continua a ringhiarmi contro.”
Le labbra di Cyrus Bannister si curvarono in un ampio e singolare sorriso.
“Si dia caso che io sappia alcune cose sui cani” disse. “E posso dirle con certezza che lui non stava ringhiando contro di lei.” Osservando attentamente London, l’uomo aggiunse: “Stava ringhiando alla padrona. Ogni volta che viene urtato, in quella borsa, ringhia. Non gli piace starci dentro.”
London non seppe cosa rispondere. Terminò la pratica e Cyrus Bannister salì sulla passerella, seguito dalla sua valigia.
Mentre London si preparava ad accogliere il passeggero successivo, pensò alla donna e al suo cane, e al modo in cui il Signor Bannister l’avesse appena descritta come “una questione delicata.”
Mi sembra giusto, London pensò. Sperava che la questione fosse ormai risolta.
Ma, da qualche parte dentro di sé, sentiva che quella non era la fine delle complicazioni relative a Lillis Klimowski e a Sir Reginald Taft.
Presto London si sentì decisamente assillata.
Continuava a sorridere e a ripetere continuamente la sua frase d’esordio:
“Benvenuto alla prima crociera sullo splendido Danubio della Epoch World Cruise Lines.”
Ma riusciva a malapena a parlare, prima che il passeggero che stava per imbarcarsi facesse ogni genere di richiesta, lamentela o domanda.
“Il vostro facchino ha fatto confusione con le nostre valigie …”
“Voglio un quotidiano internazionale fuori dalla porta della mia cabina ogni mattina immediatamente prima …”
“Voglio che mi portino il caffè a …”
“Voglio del brandy a …”
“Voglio …”
Le richieste sopraggiunsero in una litania apparentemente infinita. Non era affatto di aiuto che la maggior parte dei cento passeggeri che avevano prenotato quella crociera si fosse presentata all’apertura dell’imbarco. Le cose sarebbero potute andare più facilmente, per London, se si fossero presentati in vari orari nel corso del pomeriggio.
Stava