Delitto (e baklava). Блейк Пирс
restò ferma accanto alle valigie, fissando la barca, mentre il taxi si allontanava.
Una piccola e accogliente imbarcazione era una vista sorprendente dopo anni passati a lavorare su enormi navi da crociera oceanica, che potevano ospitare letteralmente migliaia di passeggeri. Per quanto amasse il proprio lavoro, si era stufata della profonda vastità di quelle enormi navi.
Provò immediatamente affetto per questa imbarcazione slanciata e dall’aspetto amichevole. Sarebbe stata la sua nuova casa per il prossimo futuro, e questo le piaceva.
Non appena London si avvicinò alla passerella, sentì una voce chiamarla da sopra l’imbarcazione.
“London Rose! Non ci posso credere!”
London rise di cuore, riconoscendo l’accento del Bronx che l’aveva raggiunta dall’altra parte dell’acqua. L’alta donna bionda, che correva sulla passerella verso di lei, era la sua vecchia amica Elsie Sloan.
“Elsie!” London gridò. “Che cosa ci fai qui?”
“Potrei farti la stessa domanda! L’ultima volta che ho sentito parlare di te, ho saputo che eri sulla crociera ai Caraibi.”
“E io, di te, che stavi navigando intorno all’Est asiatico.”
“Beh, i tempi cambiano.”
“Lo fanno” London rispose, colpita da quanto vere sembrassero quelle parole in quel momento. Mentre si abbracciavano e salutavano, London si rese conto che Elsie non era affatto cambiata da quando avevano lavorato un anno e mezzo insieme su una nave, lungo la costa dell’Australia. Erano state colleghe inseparabili per diversi anni, finché erano state geograficamente separate dai compiti loro assegnati.
La carnagione rossastra di Elsie quasi ancora rivaleggiava con la grande luminosità dei suoi capelli, ed entrambe erano in netto contrasto con la familiare uniforme della Epoch World Cruise Lines, caratterizzata da pantaloni blu scuro con camicetta e gilet.
Un marinaio si fiondò dietro Elsie, in fondo alla passerella, e quest’ultima gli disse di portare le valigie di London nella cabina 110. L’uomo le impilò su un carrello e salì sulla nave con esse.
Elsie disse: “Non ci ho creduto quando il concierge mi ha detto che saresti arrivata stamattina per lavorare su questa crociera. Ma ho tenuto gli occhi aperti, ed eccoti qua! Ho insistito nel voler essere la prima persona ad accoglierti, e a mostrarti tutto della bella Nachtmusik, allora eccoci, andiamo! La amerai, ne sono sicura.”
“Abbiamo tanto da raccontarci” London rispose, mentre camminavano insieme lungo la passerella.
“Ti racconterò” Elsie disse. Poi aggiunse con un occhiolino: “Ma posso intuire dalla tua espressione radiosa che hai avuto una vita amorosa folle ed eccitante ultimamente.”
“Non esattamente” London chiarì. “Ma un uomo mi ha chiesto di sposarlo l’altro ieri sera.”
“Un uomo ricco?”
“Beh, stabile, almeno.”
“Presumo che tu gli abbia detto di no. Altrimenti non saresti qui.”
“Esatto.”
Elsie sospirò, quasi ansiosa.
“Beh, mi conosci, la stabilità non fa per me. Come te, mi piace una vita di libertà ed avventura. Ciò nonostante, spero che tu non abbia commesso un errore.”
“Che cosa intendi?” London chiese.
“Sono sicura che tu abbia saputo che la Epoch World Cruise Lines si trova in grossi problemi finanziari. Da ciò che ho sentito dire, le crociere fluviali europee sono l’ultima risorsa della società. E questa crociera sul Danubio sarà la prima. Se non andrà bene …”
La voce di Elsie scemò, ma London sentiva di sapere ciò che non aveva espresso ad alta voce. Ricordò come Jeremy Latham l’avesse assicurata durante la loro video conferenza, che la Epoch World non avrebbe dichiarato “fallimento”, e che c’era “molta vita” nella società.
Ma che cos’altro mi aspettavo di sentirgli dire?
Aveva provato a proporle un nuovo lavoro, dopotutto.
Inoltre, aveva anche detto: “C’è molto in ballo in questa nuova impresa.”
Era indubbio che l’intero futuro della Epoch World dipendesse dal primo tour in Europa, quindi da London, Elsie e dal resto del personale, con la speranza che tutti avrebbero fatto del loro meglio nelle loro mansioni.
“Che cosa farai qui sulla Nachtmusik?” London chiese.
“Bartender. Nella lounge principale. E tu? Nessuno me l’ha ancora detto.”
“Direttrice” London rispose.
Elsie sgranò gli occhi.
“Direttrice! Oh mio Dio. Allora, sei tu …”
La sua voce scemò.
“Sarà un problema?” London chiese.
“Spero di no” Elsie rispose, facendo spallucce. “Te lo dirò quando ci saremo sistemate.”
London si sentì per la prima volta leggermente a disagio da quando era giunta a Budapest.
Per quanto emozionata fosse per questo nuovo lavoro, sentiva di essersi cacciata in qualche guaio.
Potrebbero esserci problemi in paradiso, pensò.
CAPITOLO CINQUE
London ed Elsie attraversarono la passerella, giungendo all’area reception, che assomigliava alla lobby di un albergo piccolo ma lussuoso.
“Siamo sul ponte Minuetto” Elsie disse, mentre London firmava nel registro. “I ponti traggono i loro nomi da Eine Kleine Nachtmusik.”
London sussultò alla menzione del pezzo che sua madre aveva suonato così spesso, quando lei era stata piccola.
Meglio abituarsi a sentirne parlare, pensò.
La nave aveva il nome di quella composizione, dopotutto.
“Inizieremo dalla cima e, poi, scenderemo” Elsie riprese, mentre entravano in ascensore, che le portò al piano superiore.
Qui trovarono il ponte superiore della nave, che Elsie disse chiamarsi il ponte Rondò. Era un enorme ponte soleggiato, con sedie a sdraio, disposte tutte intorno ad una piccola vasca ad immersione. La vista tolse di nuovo il fiato a London, che si girò a godersela tutta. Era la vista migliore sulla città che avesse avuto fino ad allora.
Elsie accompagnò London fino alla parte anteriore della nave, dove la vetrata del ponte torreggiava su tutto.
Elsie indicò il ponte e gridò.
“Yoo-hoo! Oh, Capitano Hays!”
Un corpulento uomo di mezz’età, con baffi da tricheco, infilò la testa fuori dalla porta. Sembrava che stesse conferendo con alcuni membri del suo staff.
“Sì?” chiese.
“Le ho portato l’ultimo acquisto del nostro personale” Elsie gridò. “Questa è la nostra direttrice, London Rose. London, questo è il nostro intrepido capitano, Spencer Hays.”
Le sopracciglia del capitano ammiccarono in modo un po’ provocante.
“‘London Rose,’ giusto?” disse con uno spiccato accento inglese. “Mi fa piacere che ce l’abbia fatta. Un nome grazioso per una donna graziosa. Incantato, ne sono sicuro.”
London rispose: “Sono onorata di essere a bordo, Capitano Hays.”
“Brava!” il capitano esclamò. “Avremo più tempo per conoscerci durante il viaggio. Farò tutto ciò che è in mio potere per rendere piacevole la sua presenza qui.”
Tornò dentro il ponte, per continuare a conferire con lo staff.
“Vieni, prendiamo le scale” Elsie la invitò.
London seguì l’amica lungo le scale a spirale, che le condussero al ponte Minuetto. Dettero