Delitto (e baklava). Блейк Пирс
anche Bernard è coinvolto?
S’impose di non diventare paranoica. Ciò nonostante, una cosa appariva perfettamente chiara. Ian, Tia e probabilmente Bernard erano sulla stessa lunghezza d’onda, e avevano le stesse intenzioni nei suoi riguardi. Se lei sposava Ian, sarebbe finita proprio qui in ogni senso.
Qui, come in una versione della vita della sorella.
E la verità era che c’erano cose che attraevano London.
Era una bella casa.
Qui la vita era stabile, e sicura.
Per la maggior parte del tempo a London piacevano persino i suoi nipoti.
E, naturalmente, avrebbe senz’altro finito con godersi i suoi stessi figli.
Non è così per tutti?
Allora forse Tia aveva ragione. Forse London stava solo provando a fuggire dalla realtà, dalle responsabilità e dall’impegno. Forse era ora di portare a termine ciò che i loro genitori non erano riusciti a fare.
Forse è ora di crescere davvero.
“London” Tia chiese un po’ insistentemente, “mi stai ascoltando, almeno?”
“Certo …”
Un forte nitrito artificiale fu seguito da un cigolio e da uno schianto del cavalluccio a dondolo di Bret. Il bambino aveva spinto il suo destriero in cucina e ci era montato sopra, facendolo dondolare, con tutta la sua forza.
Non appena Tia iniziò a rimproverarlo, London sentì squillarle il cellulare.
Era una notifica di un evento.
Intanto, le bambine avevano iniziato a giocare di nuovo al video game, riempiendo l’aria con i suoni di esplosioni e spari.
London sapeva che non sarebbe mai riuscita a portare avanti una conversazione, men che meno con l’ostacolo che stava aspettando.
Disse a Tia: “Ho una videoconferenza in questo preciso momento.”
“Con chi?”
“Jeremy Lapham. Il CEO della Epoch World Cruise Lines.”
“Wow, sembra importante.”
Sì, sembra che sto per essere licenziata, London pensò.
Tia iniziò a spostare alcuni oggetti sul tavolo della cucina.
“Ti faccio un po’ di spazio qui” disse.
“Uh, Tia …”
London fece cenno verso Bret e le bambine, e la confusione che stavano ancora facendo.
Recependo il messaggio, Tia disse: “Vai pure nella stanza degli ospiti.”
London prese il computer portatile sotto il braccio e passò attraverso il fracasso.
Si sentiva tremendamente agitata, ma si disse che non aveva importanza se Jeremy Latham volesse licenziarla. Sarebbe stato persino un sollievo farla finita.
Forse, pensò, la sua improvvisa disoccupazione avrebbe messo a tacere la discussione con la sorella. Forse avrebbe fatto sembrare la proposta di matrimonio di Ian molto più appetibile.
CAPITOLO TRE
London era agitata, mentre apriva il computer nella stanza degli ospiti. Non era affatto entusiasta di fare quella videoconferenza. Se stava per essere licenziata dalla Epoch World Cruise Lines, non sapeva perché il CEO dell’azienda sentisse la necessità di darle personalmente la notizia. Dopotutto, era solo una tra i tanti dipendenti medi, inclusi cuochi, estetisti, dirigenti dei centri fitness, baristi e così via. Sicuramente, non avrebbe telefonato a ciascuno di loro.
Ma Jeremy Lapham era noto per i suoi modi singolari. London non l’aveva mai incontrato, ma l’eccentrico, solitario ed enigmatico CEO della Epoch World Cruise Lines era, per certi versi, una leggenda a modo suo.
Immagino che sto per scoprire il perché, London pensò.
Sospirando, la donna aprì il programma di videoconferenza e aspettò.
Fu colpita da un suono improvviso, ma non era affatto il segnale dell’arrivo di una chiamata. Era il videogame bellico nel soggiorno, che faceva risuonare di nuovo violente esplosioni. Prima che potesse decidere cosa fare del rumore, sentì la voce della sorella, gridare bruscamente.
“Ragazze! Abbassate il volume!”
Ancora una volta, ci fu il familiare coro: “Awww, Ma-mma …”
“Ragazze, subito.”
Poi, London si ritrovò di nuovo in un relativo silenzio, tornando anche in uno snervante stato di suspense.
Voglio solo farla finita con questa storia, rammentò fermamente a se stessa.
Una volta fatta chiarezza, poteva decidere che cosa fare del resto della sua vita. Non che ci fosse necessariamente molto da decidere, visto che, a quanto sembrava, Ian e Tia avevano pianificato tutta la sua vita, in ogni minimo dettaglio. Probabilmente, non doveva fare altro che accettare la proposta della “fusione” di Ian.
Il cuore le balzò in gola , quando il suo computer fece un bip. Accettò la chiamata e si ritrovò faccia a faccia con Jeremy Lapham.
Beh, non esattamente faccia a faccia con lui.
La webcam del CEO era stranamente inclinata. Poteva vedere chiaramente solo il suo addome. Indossava quella che sembrava una giacca da camera in velluto con un motivo elegante. In grembo, c’era un gatto nero e bianco, enorme ed estremamente peloso, che stava accarezzando con dita lunghe e sottili. Le fusa del gatto creavano un rimbombo lento e ripetitivo, quasi sinistro, negli altoparlanti.
Riuscì a vedere il collo dell’uomo e la fossetta, nel suo mento, e un paio di labbra sottili. La parte superiore dello schermo tagliava l’immagine proprio al di sopra delle sue narici, impedendole di vedere anche i suoi occhi. Ma comprese immediatamente che, forse, questo non era esattamente il modo in cui intendeva vederlo. Certamente gli conferiva un’aura misteriosa.
Ora quelle labbra si mossero e Lapham parlò tranquillamente.
“Salve, Signorina Rose. Come sta oggi?”
Per un attimo, London sentì l’impulso di essere semplicemente onesta, e dirgli esattamente come si sentiva.
Da schifo.
Voglio davvero farla finita con questa storia.
Ma non intendeva sabotare le sue chance di lasciare la Epoch World Cruise Lines con le ottime referenze che sapeva di meritare.
“Sto bene, Signor Lapham” rispose invece. “Lei come sta?”
“Sto bene, la ringrazio.”
In quel momento, la porta della camera si aprì. London si voltò e vide il piccolo Bret entrare. Si avvicinò alla sua sedia e restò lì in silenzio, a fissarla di nuovo.
Sebbene Bret non fosse nel raggio della sua webcam, e quindi Jeremy Latham non potesse vederlo, London era consapevole del fatto che le sarebbe stato impossibile ignorare i grandi occhi del nipote che la fissavano.
Lo scacciò silenziosamente con la mano, ma lui non sembrò recepire il messaggio e non si mosse di un centimetro.
Poi, Stella e Margie entrarono di corsa nella stanza, lamentandosi ad alta voce.
“Non dovresti stare qui!”
“La mamma ha detto che non potevi entrare qui dentro!”
Il loro rimprovero non sembrò impressionare granché il fratellino, che non le guardò neppure. Ciò che seguì fu una serie di frasi mezze sussurrate e lamentele piagnucolose, mentre le ragazze presero il bambino per mano e lo portarono fuori dalla stanza.
Quando la porta si richiuse, London vide che il gatto di Lapham stava inclinando il capo voluttuosamente all’indietro, così che il padrone potesse grattarlo sotto il mento.
“Non sapevo che lei avesse dei figli” Lapham disse.
“Non