Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella!. Beltramelli Antonio

Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella! - Beltramelli Antonio


Скачать книгу
sventurato giovine, dovevo trovarmi sempre fra codesti indecifrabili fenomeni.

      Allorchè credevo aver guadagnata la quiete, ecco ritornare il domestico castigo, e, questa volta, con una voce di grandissimo pianto e tale che mi avrebbe mosso al riso, se non avessi avuto ben altro per il capo.

      — Checco, perchè tratti così tua zia?... E pensare che non ho mangiato per aspettarti!... E pensare che ti ho cercato per tutta la città!... Che ti hanno detto i Maldi, dopo la caduta?... Ti sei fatto male, figliuolo mio?... Che cosa hai fatto dai Maldi fino a quest'ora?... Checco?... Rispondi alla tua povera zia che non vive che per te!....

      Ora io sono stato sempre buono, buono... talmente buono da farmi schifo! E che ci posso fare? Finii per impietosirmi.

      Quel piagnucolìo interminabile, unito agli occhi di Salsiccia, ch'io vidi d'improvviso folgorare nel buio della stanza, mi vinsero.

      Forse neppure Salsiccia aveva mangiato dopo lo scandalo in cima al muro dei gelsomini... forse, povero gatto, egli, inconsapevolmente, mi aveva fatto promettere la famosa ghirlandella...

      Ahi, Giacometta! Io ebbi allora un tuffo al cuore e aprii la porta alla mia povera zia. Incominciò un nuovo tormento.

      La signora Adalgisa, dopo aver acceso la candela, sedette sul letto vicino a me e, accarezzandomi sui capelli con le sue grosse e nodose mani che parevan mattoni, incominciò a coprirmi di domande e di pietà.

      Volevo resistere, non volevo dir niente, ve lo assicuro; ma qualcosa dovevo pur rispondere!

      Così dissi una parola, ne dissi dieci... e finii per dir tutto.

      Avvenne allora un nuovo e sgradevolissimo miracolo: la signora Adalgisa mi coprì di baci.

      E mentre mi pulivo da una parte, ella mi baciava da un'altra. Ebbi da lavorare assai per non rimaner rugiadoso di quel vivo ribrezzo.

      — Zia, lasciatemi stare!

      — Ma non sai, ma non capisci che è la tua fortuna... la nostra fortuna?... Non sai che, un giorno, Giacometta avrà quindici milioni?... Non capisci, Checco?...

      — Vi prego, zia, non chiamatemi Checco!

      — Come debbo chiamarti?

      — Francesco... Franzi...

      — Non capisci, Francesco?... E non sei allegro? E non salti sul letto?... Pensa... ma pensa che cosa diranno gli altri... Un povero diavolo senza un soldo, senza un avvenire, senza niente.

      Quella ragazza è matta davvero! Però io l'ho detto sempre... col tuo grande ingegno...

      — Zia, non dite sciocchezze!

      — Perchè?... Non sarebbe la prima volta!... Intanto domani andrai a farti un bel vestito.

      — Ma neanche per sogno!

      — Ed io ti dico di si!

      — Zia, se mi volete bene davvero, vi prego, vi scongiuro di non parlare. Zia, voi non conoscete Giacometta!

      — Ma mi credi tanto sciocca? Io parlare?... Vorrei piuttosto che mi tagliassero la lingua. Intanto questa notte tu le scriverai.

      — Intanto io non scriverò proprio a nessuno!

      — Vuoi che le scriva io?

      — Mamma mia!... Ma siete matta, zia Adalgisa?... E non vi ho detto che non dovete saper niente, niente, niente!...

      — Va bene, va bene! Ma io, dopo tutto, sono tutta la tua famiglia e Giacometta deve ben diventare mia nipote!

      — Voi volete farmi impazzire!

      — No... no... ma no!... Stai quieto, tesoro mio. Ora va a letto e riposa. Riposa bene, amor mio. Domani ne riparleremo. Non vegliare, sai?... Guarda che verrò a vedere se dormi. Ora entra nel tuo nanni... pensa alla tua gioia... e che il Signore ti benedica.

      E, dopo avermi guardato con amorose lanterne, scivolò dietro la porta e scomparve.

      Prima di prender sonno vidi ancora, nell'ombra della stanza, folgorare gli occhi rotondi di Salsiccia... e ripensai al tuo dono, Giacometta, al dolce dono di amore...

       Indice

      L'amore ha centomila occhi; ma tu sei sempre cieco!...

      Io avevo un vestito nuovo, ma Giacometta non tornava più.

      La signora Adalgisa ricominciava ad esser formidabile.

      Ella mi sospinse per tre volte verso la casa dei Maldi ed io vi andai, suonai il campanello... ma Giacometta era fuori.

      Giacometta era sempre fuori.

      Il viso della mia giunonica zia passava per tutta la gamma dei colori.

      Io, Francesco Balduino, sentivo che forse era meglio morire.

      Avevo un vestito nuovo, ma il mio amore non l'avevo più.

      Voi, che avete amato, capirete la profonda tragedia che è in queste due cose le quali possono anche compenetrarsi.

      E vi confesso che piansi; piansi come un giovane, il quale deve ormai pensare seriamente a morire. Perchè se tutto era finito io pure dovevo andarmene col mio sogno. Ero stato troppo vicino a cogliere la ghirlandella perchè la potessi scordare. A diciannove anni non si vive quando una ghirlandella promessa non arriva mai. E Salsiccia mi era stato galeotto... e mi ero trovato a un passo dal fenomeno gaudioso. Così sognavo e piangevo, disgraziato me, e vedevo approssimarsi la mia funebre ora.

      — Almeno — dicevo mentalmente a Giacometta — almeno piangerai quando mi saprai morto!

      E mi facevo una grandissima pena; oh, questo sì! Mi facevo proprio pietà!

      — Che male ti ho fatto io, ingratissima bionda? Io stavo qui, al mio davanzale e non ti avrei domandato mai niente. Non pensavo alla tua ghirlandella... pensavo ai paradisi lontani, ai tuoi grandi occhi celesti, alla sola poesia che si partiva da te per venirmi a trovare e non ti avrei domandato mai niente! Avrei scritto di te come della cosa più lontana, nel mondo più irreale e, sarei stato contento. Mentre adesso...

      E singhiozzavo perchè la pena era profonda Del resto questo capita a tutti, una volta nella vita, dai quindici ai cento anni.

      Piangere per una donna non è male; forse è male non piangerne mai.

      Il giardino incantato di Giacometta era senza più voce, senza più colore ed io, dalla mia soffitta, lo vedevo come un luogo squallido dal quale fosse esulata l'anima. E pioveva ed era ritornato il freddo.

      L'aprile si era fatto frate trappista, questo benedetto mese d'amore.

      E tu non c'eri più, cuor del mio sogno.

      Perchè non dirmi piuttosto:

      — Franzi, voi dovete fare come io voglio!

      Sarei stato sempre disposto ad accontentarti. Invece mi avevi mostrato l'indecifrabile e perchè non avevo saputo leggervi, o vi avevo letto malamente, ecco mi abbandonavi come una cosa che si getta fuor dalla finestra, in mezzo a una strada.

      Finalmente Principina che mi vedeva sempre in attesa, col mio vestito nuovo, sempre inchiodato al davanzale, nonostante il freddo che faceva, Principina, il piccolo fior del giardino, si commosse e arrivò un giorno fin sotto la mia finestra.

      Principina era figlia del giardiniere e aveva sedici anni; e aveva un visetto gentile questa bimbetta, nata fra una serra e una macchia di lillà.

      Mi chiamò.

      — Signor Franzi?

      — Che c'è?

      — Sa? La signorina è partita!

      — Partita?... E quando?...

      — Quattro giorni fa. È andata a Firenze.

      Soggiunse


Скачать книгу