Le seduzioni - Le vergini folli. Guglielminetti Amalia

Le seduzioni - Le vergini folli - Guglielminetti Amalia


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scocchi.

       Senza accostarci, senza altro disegno

       che quello di guardarci ebbri d'amore,

       ma disgiunti da un qualche aspro ritegno.

       Così il male durò. Più tentatore

       d'allora, a tratti, il tuo volto m'abbaglia.

       Curiosità di te mi punge il cuore,

       desiderio di te me lo attanaglia.

       Mi dispiace il verso, retorico e convenzionale, che ho sottolineato; ma, nel rimanente, la passione convulsa è costretta dentro argini di tale granitica solidità, che i poeti, non le poetesse, son pregati d'imitare, se sanno. E così è tutto il resto; quando la protagonista legge l'ultima lettera d'amore:

       Balenan lampi nelle ciglia chine

       della lettrice, e quando un mal represso

       desio irrompe in parole ebbre alla fine,

       ella ne freme come d'un amplesso;

       e quando nelle vie crepuscolari segue, quasi invidiando, la cortigiana imbellettata; e quando ripensa alle glorie ed agl'innumeri amori delle attrici, e quando, deridendo un corteggiatore troppo timido, riepiloga in quattro versi adamantini il suo glaciale disprezzo per se medesima e per il suo sesso:

       Ciascuna donna è come una via nuova

       che alcun percorra in notte senza luna:

       molte sorprese il passegger vi trova;

       ma le affronta affidato alla fortuna.

       Pari e patta: anche una donna può considerare gli uomini come vili strumenti di piacere:

       Poichè, se alcun le sue treccie ha disfatte

       od impresse d'un morso la sua gola,

       o lasciò le sue labbra più scarlatte,

      ella è pur sempre quella che va sola.

       Con questa feroce dichiarazione si conchiude il poema. Al quale seguono taluni sonetti, più duri, più faticosi, meno precisi, lampeggianti anch'essi di tali bellezze che basterebbero da soli a rivelare un artista di prim'ordine; ma che, pubblicati in coda al poema, impallidiscono. Viceversa, non vale la pena di accennare alle strofe deboli e sbagliate che s'incontrano qua e là come isole di pigrizia in questo lucido fiume di poesia. Trapiantate in un mediocre volume di versi, le cose brutte della Guglielminetti vi farebbero esclamare balzando dalla seggiola: c'è qualcuno qui dentro.

       Annie Vivanti? Ma Annie Vivanti scherza col peccato, e si diverte un mondo a piroettare con biricchina indecenza per scandalizzare i seminaristi. Annie Vivanti è licenziosa; ma l'impudicizia della Guglielminetti è rigidamente vereconda. Perchè la corruzione fatta d'immaginazione più che di costume, e non di costume, è tragica, non è frivola. Annie Vivanti somiglia ad Olindo Guerrini; Amalia Guglielminetti somiglia alla cupa sensualità di d'Annunzio. Intendiamoci bene: somiglia a d'Annunzio per la materia. Ha letto l'Intermezzo, il Trionfo, la Laus Vitae (ricordate? “altre, pallide e lasse, — riarse d'amore sino — alle midolle — perdute il cocente — viso entro le chiome — con le nari come — inquiete alette, — con le labbra come — parole dette, — con le palpebre come — le violette„). Anch'ella adora le quattro divinità celebrate nella Laus: Volontà, Voluttà, Orgoglio, Istinto. E nessun'altra. Gli somiglia pure nella forma, perchè la Guglielminetti, italianissima e classicissima, così classica che pare impossibile in una donna tanta precisione d'immagine, di parola e perfin d'ortografia, si ricollega al più recente maestro. Ma gli somiglia, a mo' d'esempio, come d'Annunzio somiglia a Carducci: per parentela di discepolo a maestro, non per identità d'imitatore a modello. La sua vorticosa originalità ha inghiottite ed eliminate tutte le influenze. E ne è balzato alla luce un miracolo di poesia.

       La forma del verso, del periodo, della terzina è, se volete, un po' troppo generica ed accademica; perfin troppo perfetta. Questa è la principale colpa della Guglielminetti. Ma l'anima che vi spira dentro è tutta sua e tutta nuova: l'amarezza del piacere, il fremito penoso del desiderio instancabile, la fosca penombra del sogno illecito non trovarono mai una espressione così austera nella sua impudicizia, così solenne nella sua futilità. Verranno i moralisti e le caste amiche a lamentarsi che tanto ingegno non sia messo al servizio del pudore e non produca libri da additarsi a modello di “composizione italiana„ negli educandati. La Guglielminetti non perderà il tempo a rispondere che la lascivia pornografica e ridanciana può essere indegna dell'arte, non la lascivia passionale, che, essendo dolorosa, esce purificata dalle sue stesse fiamme. Non ripeterà l'oziosa autodifesa di Marziale: lasciva nobis pagina... — i nostri scritti sono impudichi, la nostra vita è pura — ; poichè l'opera d'arte dev'essere accettata o respinta com'opera d'arte, e non malignamente travisata in un documento autobiografico.

       Essa è ben degna di riconoscere se medesima e di percorrere la sua via.

      G. A. Borgese.

      Da “La Vita e il Libro„. Editore Bocca. Torino.

      LE SEDUZIONI

       LE VERGINI FOLLI

       Indice

       Indice

      le seduzioni

      Colei che ha gli occhi aperti ad ogni luce

      e comprende ogni grazia di parola

      vive di tutto ciò che la seduce.

      Io vado attenta, perchè vado sola,

      e il mio sogno che sa goder di tutto,

      se sono un poco triste mi consola.

      In succo io ho spremuto ogni buon frutto,

      ma non mi volli sazïare e ancora

      nessun mio desiderio andò distrutto.

      Perciò, pronta al fervor, l'anima adora

      per la sua gioia, senza attender doni,

      e, come un razzo in ciel notturno, ogni ora

      mi sboccia un riso di seduzïoni.

      dolcezze

      Questo m'abbaglia un attimo e scompare,

      disperso in lieve polverio di fuoco

      che cade dietro i monti o dentro il mare.

      Solo una meraviglia di bel gioco

      e uno sprazzo di luce entro i miei occhi

      ne resta, che si spegne a poco a poco.

      Ma sembrami talora che mi tocchi

      una mano leggiera e di dolcezza

      viva l'anima chiusa mi trabocchi.

      E se cerco chi mai quella carezza

      tentò nell'ombra con la man furtiva,

      sorprendo la mia folle giovinezza

      che sorridendo, muta, mi seguiva.

      la giovinezza

      Giovinezza, a te sola io m'accompagno.

      Tu sai tacere quando son serena,


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