L'Imperatore Giuliano l'Apostata: studio storico. Gaetano Negri
epoche posteriori.
Un altro storico bizantino, entusiasta di Giuliano, è Zosimo. Egli dimostra un retto senso critico nel dare, per la conoscenza di Giuliano, una suprema importanza agli scritti stessi dell'imperatore a preferenza di qualsiasi altra fonte. Però, poco o nulla aggiunge a quanto già sappiamo pel racconto di Ammiano. Ma è pur sempre un'autorevole testimonianza della profonda impressione di grandezza che Giuliano aveva lasciata nel suo rapido passaggio sulla scena del mondo.
Gli storici ecclesiastici che si sono occupati di Giuliano, appartengono tutti, escluso il solo Rufino, al secolo successivo a quello di Giuliano. Scrivendo, perciò, in un'epoca tanto lontana dagli avvenimenti che narrano, in un ambiente favorevole alla fioritura della leggenda, mancanti affatto d'ogni prudenza letteraria, spinti ad accarezzare i pregiudizii dello spirito pubblico, a cui era odioso ogni ricordo di Paganesimo, quegli autori non possono costituire per noi delle fonti sicure. Rufino il quale, come dissi, era più vicino a Giuliano, scrisse la continuazione della storia ecclesiastica di Eusebio e la condusse fino al 395. Il suo racconto della reazione di Giuliano è breve ed incompleto. Ma è scritto con uno spirito di relativa tolleranza, e pare che egli non conoscesse, o, se li conosceva, non ha seguiti, i giudizi del terribile Gregorio.
L'ariano Filostorgio, che non ci è pervenuto che in frammenti rimaneggiati, e Teodoreto, negli scritti dei quali la storia è soffocata dalla leggenda, non sono, per gli storici di Giuliano, di nessuna utilità. Importantissime sono, invece, le due storie ecclesiastiche di Socrate e di Sozomene.
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Socrate, vissuto verso la metà del secolo quinto, sotto il regno di Teodosio II, scrisse, lui pure, una continuazione della storia ecclesiastica di Eusebio. Nel suo libro, interessante più come un segno delle opinioni del tempo che come critica dei fatti, troviamo narrato, con molti particolari, l'episodio della reazione di Giuliano. Socrate è uno storico intelligente e misurato. Certo, i discorsi di Gregorio hanno esercitato sovra di lui una grande influenza, ed egli riferisce molti fatti evidentemente leggendari o ingranditi dalla leggenda. Ma, pure, non si può dire che Socrate sia acerbo nei suoi giudizii. Nel suo insieme, la storia di questo scrittore equilibrato è un documento che non può esser trascurato da chi vuole studiare la vita di Giuliano.
Sozomene, di poco posteriore a Socrate, ha rifatto la storia di quest'ultimo, aggiungendo qua e là, qualche nuova notizia e, sopratutto, intensificando gli elementi leggendari. Qui non è il luogo di discutere il valore rispettivo di Socrate e di Sozomene, ma è innegabile che Socrate è una personalità letteraria ben più alta; per quanto riguarda la storia di Giuliano, Sozomene non si distingue dal suo predecessore se non per averne abbandonata la relativa temperanza.
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La vita e le opere dell'imperatore Giuliano sono assai studiate dalla storia e dalla critica moderna, e ricca è la letteratura che si occupa di lui. Lasciando anche da parte quegli studi necessariamente sommarii che si trovano nelle storie generali, come quella fondamentale del Gibbon sulla decadenza dell'impero romano, [pg!16] o quella recentissima del Villari sulle invasioni barbariche, noi abbiamo numerosi saggi illustrativi di qualche punto speciale delle imprese e del pensiero di Giuliano, ed abbiamo anche brillanti articoli, come quello famoso dello Strauss, che prendeva occasione dalla storia del combattuto apostata per comporre un trasparente tessuto di allusioni al romanticismo medioevale del re Federico Guglielmo. Ma un libro che, tenendo conto di tutto il lavoro critico, cerchi di far rivivere intiera la figura enigmatica di Giuliano e di rappresentarla sotto i suoi vari aspetti, finora non esiste3.
Fra gli eruditi più insigni che si sono occupati di Giuliano, il primo posto va dato al Neumann, il quale, con mirabile acutezza, ha saputo ricostruire, sulla confutazione che ne aveva fatto Cirillo, almeno una parte del trattato di Giuliano contro i Cristiani, parte piccola, ma pur preziosissima per la conoscenza del pensiero di Giuliano4. Preciso e sereno è il libro del Naville, sulla filosofia di Giuliano5. Ricchissima di notizie ed eccellente [pg!17] per l'indicazione delle più piccole e nascoste fonti è la storia del Mûcke6. Ma la mancanza di critica sicura nei giudizi toglie molto del pregio al faticoso lavoro. Interessanti, per la storia delle imprese militari di Giuliano, sono le recenti ricerche del Kock intorno alla campagna di Gallia ed ai rapporti fra Giuliano e Costanzo7; ed istruttivo per la vasta conoscenza delle fonti è il lavoro del Vollert intorno alle opinioni di Giuliano8. Elegante, rapido, abbellito da una facile dottrina è il capitolo su Giuliano nell'opera di Gaston Boissier9. Ma, fra le cose moderne, i due scritti migliori intorno a Giuliano, sono, a parer mio, l'articolo dell'Harnack, in cui il grande erudito, con mano maestra, traccia il profilo dell'apostata imperiale, ed indica l'indirizzo generale del suo pensiero10 e il libro del Rode sulla reazione di Giuliano contro la Chiesa cristiana11. Quest'ultimo, che è un opuscolo di poco più di cento pagine, è un vero capolavoro pel rigore della ricerca, per la logica serrata della dimostrazione, per la precisione, direi quasi, matematica del ragionamento. Non guarda tutto Giuliano, non lo studia che da un solo aspetto. L'uomo, il soldato, l'amministratore non figurano in quel libro; non si vede che il nemico del Cristianesimo, il restauratore dell'Ellenismo. Sebbene talvolta si possa uscir, come vedremo, dallo schema da lui disegnato, si deve pur [pg!18] sempre riconoscere che è impossibile dominar meglio tutti i fattori di un problema storico e rappresentarli in un quadro più evidente.
Ma, se io accenno a questi libri, e molti altri ne dovrei menzionare, sia direttamente relativi a Giuliano, sia ai personaggi che son venuti a contatto con lui, od alle quistioni che fervevano al suo tempo, io voglio soggiungere che non è su questi libri che è fatto il mio12. Io ho attinto alle fonti originali e, su di esse, mi son formata la mia convinzione. Fu la forte impressione che su me produsse la conoscenza degli scritti di Giuliano, la singolare originalità della sua figura, e la possibile applicazione degli insegnamenti che provengono dalla sua storia alla evoluzione del sentimento religioso, che mi spinsero ad intraprendere uno studio che certamente ha in sè gli elementi di un vivo interesse.
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Ma, prima di addentrarci in questo studio sulla vita e sullo spirito di Giuliano, guardiamo ancora alla singolarità del fenomeno storico ch'egli ci presenta. Da mezzo secolo il Cristianesimo aveva trionfato. Quattro imperatori, Costantino e i suoi tre figli, lo avevano abbracciato e ne erano diventati i fervidi sostenitori. La [pg!19] Chiesa aveva prese le abitudini di dominatrice assoluta ed ormai più non si contestavano i suoi diritti. La somma del movimento politico ed intellettuale pareva fosse nelle mani dei suoi vescovi. La stessa profonda divisione fra l'ortodossia atanasiana e l'Arianesimo era indizio di un organismo già abbastanza forte e sicuro per darsi il lusso di scissure e di traviamenti che erano indizio di vitalità esuberante. Se, nelle campagne, con la tenacità delle popolazioni lontane dai focolari dove si elabora il pensiero, si perdurava nel culto antico, nelle grandi città i templi erano abbandonati e l'immensa maggioranza degli abitanti era convertita al Cristianesimo. Tutto, infine, indicava una condizione di cose che pareva rendesse inammissibile un ritorno al passato, la ripresa di una posizione che si doveva credere definitivamente abbandonata. Quand'ecco, ascende al trono dei Cesari un giovane imperatore, unico erede di quella famiglia imperiale, a cui il Cristianesimo doveva il suo riconoscimento ufficiale, e questo giovane si accinge alla restaurazione del Politeismo ellenico. Egli è guidato non già da un intento puramente politico, come gli antichi persecutori, ma, bensì, da un concetto razionale. Egli conosce a fondo il Cristianesimo in cui è nato ed educato, e conosce a fondo l'Ellenismo a cui lo hanno iniziato le sue letture e lo studio dei neoplatonici del suo tempo. Egli vede e constata gli effetti reali che il Cristianesimo ha avuto per la moralità del mondo in cui vive, e, da tutto ciò, deduce la conseguenza che l'Ellenismo è preferibile al Cristianesimo, e che il suo dovere d'imperatore è di favorire il ritorno all'antico e d'impedire il diffondersi di una religione che portava con sè la distruzione di una gloriosa civiltà. Ora, quando noi riflettiamo che Giuliano aveva [pg!20] un ingegno forte e nutrito, un animo eroico, un carattere, per eccellenza, virtuoso, non possiamo attribuire ad un capriccio, ad una leggerezza o all'impulso di tendenze viziose quella sua strana risoluzione. Noi siamo condotti a pensare che sia stata il frutto di un ponderato proposito che trovava nelle condizioni dell'ambiente la sua spiegazione ed anche, in parte, la sua giustificazione. Per venire in chiaro sulla genesi di sì strano fenomeno, noi dobbiamo entrare nell'analisi della vita di Giuliano e delle idee