Il codice di Perelà. Aldo Palazzeschi

Il codice di Perelà - Aldo Palazzeschi


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Tacete....

      — Ma è inutile, è vero.

      — Fumo! Fumo! Fumo!

      — Lo vediamo tutti.

      — Andiamo a dirlo al Re?

      — Andiamo a dirlo al Re.

      — Sì sì, andiamo.

      — Può aver piacere di vederlo.

      — Chi sa che cosa dice!

      — Un uomo di fumo!

      — Fumo! Fumo! Fumo!

       Pena! Rete! Lama! Pena! Rete! Lama! Pe.... Re.... La....

      — Niente per il dazio signore? Galantuomo non fate da sordo! C'avete niente? Dentro le scarpe?

      — Io sono.... molto leggero.

      — Eh caro mio, ci sono delle cose molto leggere che pagano il dazio. Coi vostri stivaloni potreste frodare benissimo il governo. Che tipo buffo!

      — Hai veduto che strano colore?

      — Colore della nebbia caro mio.

      — No!

      — Che c'è?

      — Ho capito.

      — Che cosa?

      — È di fumo!

      — Ah! ah! ah! ah! ah!

      — Sì, è di fumo!

      — Venite a sentire, ha visto passare un uomo di fumo.

      — Sicuro.

      — Ah! ah! ah! ah! ah!

      — Pazzo!

      — Quanto gli hai fatto pagare?

      — Tipo ameno te e lui.

      — Vi assicuro, non poteva essere altrimenti egli ha detto di essere molto leggero, l'ho visto bene da vicino!

      — Ah! ah! ah! ah! ah!

      — Voi siete un uomo, vero?

      — Naturalmente.

      — Sapreste dirmi chi è quell'uomo là? È un uomo anche lui?

      — Ma si capisce, è un soldato. Egli è pronto per la guerra.

      — La guerra!

      — Non vedete come è ben guernito di ferro, di piombo e di acciaio? È un soldato, si capisce.

      — La guerra! Piombo.... ferro.... acciaio.... ma non sono queste cose molto pesanti?

      — Naturalmente. Non si può mica farsi sul nemico con dei confetti. Ma voi che cosa siete?

      — Io sono.... un.... molto leggero, sì, un uomo molto leggero.

      — Che tipo strano!

      Quante volte ho sentito questo nome: guerra. Pena, Rete, Lama, leggevano sempre di guerre, ed io mi figuravo che gli uomini andassero nudi alla guerra, facendosi leggeri; che i loro passi fossero agili, silenziosi, come quelli di un leopardo; lanci furtivi, volute serpentine per insinuarsi, per nascondersi, per sottrarsi; e li vedevo carpire ali ad uccelli da usare quali strumenti. Piombo.... acciaio.... ferro.... E non cadono essi schiacciati sotto il peso dei loro arnesi? Come possono velocemente inseguire il nemico, e inseguiti, come possono velocemente fuggire?

      Io vedevo dei campi tutti bollati di sangue vermiglio, come se quegli uomini se ne fossero liberati per correre più leggeri a gridare la loro vittoria!

      Ora vedo la guerra.... un'enorme minestra grigia, scodellata con stridulo crocrolo sciulo frastuono, e rimasta lì.... immangiabile.

      — Gente! Gente!

      — Signore! Signore!

      — Signore! Correte!

      — Venite!

      — Anche voi!

      — Correte presto!

      — Dateci aiuto!

      — Aiuto!

      — Guardate, venite!

      — Vedete, vedete questo pozzo? Affacciatevi, guardate. Si sono or ora calate laggiù due fanciulle e non è possibile trarle fuori.

      — A quest'ora saranno morte!

      — Aiutateci signore!

      — Dicono che questo pozzo non abbia il fondo!

      — Quanto erano belle!

      — I loro occhi sembravano quattro stelle del cielo!

      — Avevano i riccioli neri più delle ali dei corvi!

      — Le loro bocche sembravano due cofani di corallo pieni di perle!

      — Erano nate per salutar l'aurora!

      — Per amore! Per amore!

      — Si sono volute uccidere!

      — Tutte e due erano invaghite di uno stesso uomo!

      — Fino alla perdizione!

      — Egli è là che piange e si rotola sulla terra, sua madre lo tiene, altrimenti si sarebbe già calato nel pozzo!

      — Due fanciulle!

      — Veneziane!

      — Erano venute qui ad infilare le perle alle dame della città.

      — E per amore hanno troncate le loro giornate.

      — Amavano uno stesso uomo?

      — Sì, signore.

      — E perchè si sono gettate nel pozzo?

      — Bella, perchè erano infelici. Come poteva egli con un cuore solo corrispondere a due cuori così ardenti?

      — E allora una sola doveva gettarsi nel pozzo.

      — Tacete, cosa sapete voi?

      — Chi siete?

      — Una sola! Che faccia!

      — Mandatelo via, fatelo andar via!

      — Non vedete che uomo buffo?

      — Non dev'essere mica un uomo, sapete.

      — Che cosa dev'essere?

      — È un poco di buono, ecco che cos'è!

      — È un nuvolone venuto basso basso.

      — Un nuvolone! Ha una cappa di piombo!

      — Non è un uomo, non è un uomo!

      — Sì è un uomo, ma è vestito di pelle d'elefante.

      — Guarda che belle scarpe!

      — L'ha rubate, l'ha rubate in qualche posto!

      Amore! Quante volte sentii salire fino a me questa parola: amore. Io ricordo Pena, Rete, Lama, quando pronunziavano questa parola: le voci si facevano incerte, tremule, come se la parola dovesse elevarsi, come il muoversi dei piccoli uccelli nel nido, ai primi pruriti vitali, quando ancora inconsci intuiscono le loro ali e i loro voli. Amore. E vedevo due creature dalla chioma d'oro coperte di vesti leggere, rosee, guardarsi con un sorriso candido, e in un'aureola di ali bianche salire salire nell'azzurro portate da una nube di rose....

      Laggiù, nel fondo di quel pozzo oscuro.... egli è là che si rotola sulla terra....

      Vedo ora una vecchia dalle carni verdi, grinzita, tutta avvolta in uno zendado nero, liso, divenuto turchiniccio col tempo, è inginocchiata, ha in mano un pentolo oblungo di terra rossa, guardinga, torva, si volge, spia, che nessuno la colga mentre versa dell'acqua gialla in una fenditura nera del terreno.

      — Entrate, entrate signore!

      — Salite.


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