Il Corsaro Nero. Emilio Salgari

Il Corsaro Nero - Emilio Salgari


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aver serbato per le grandi occasioni e che gli si adattava benissimo, essendo entrambi della medesima statura.

      Cosí vestito, il terribile scorridore del mare poteva passare per un tranquillo ed onesto borghese di Gibraltar, se non per il notaio stesso. Da uomo prudente però, nelle profonde e comodissime tasche, si era nascosto le pistole, non fidandosi nemmeno di quel costume.

      Cosí trasformato, lasciò l’abitazione come un pacifico cittadino che va a respirare una boccata d’aria mattutina, guardando in alto per vedere se l’alba, già non lontana, si decideva a fugare le tenebre.

      La viuzza era deserta, ma se il comandante aveva poco prima scorto il negro, questi non doveva essere andato molto lontano.

      – In qualche luogo lo scoverò, – mormorò il filibustiere. – Se compare sacco di carbone s’è deciso a ritornare, vuol dire che dei gravi motivi gli hanno impedito di abbandonare Maracaybo. Che quel dannato di Wan Guld abbia saputo che è stato il Corsaro Nero a fare il colpo? Che sia proprio destino che i tre valorosi fratelli debbano cadere tutti nelle mani di quel sinistro vecchio?… Ma vivaddio!… Noi usciremo di qui per rendergli un giorno dente per dente, occhio per occhio, vita per vita!…

      Cosí monologando era uscito dalla viuzza e si preparava a voltare l’angolo d’una casa, quando un soldato armato d’un archibugio e che erasi tenuto nascosto sotto l’arcata d’un portone, gli sbarrò improvvisamente il passo, dicendogli con voce minacciosa:

      – Alto là!…

      – Morte e dannazione! – brontolò Carmaux, cacciando una mano in tasca ed impugnando una delle pistole. – Ci siamo già!…

      Poi assumendo l’aspetto d’un buon borghese, disse:

      – Che cosa desiderate, signor soldato?

      – Sapere chi siete.

      – Come!… Non mi conoscete?… Io sono il notaio del quartiere, signor soldato.

      – Scusate, sono giunto da poco a Maracaybo, signor notaio. Dove andate, si può saperlo?

      – C’è un povero diavolo che sta per morire e capirete bene che quando si prepara ad andarsene all’altro mondo, bisogna che pensi agli eredi.

      – È vero, signor notaio, guardate però di non incontrare i filibustieri.

      – Dio mio! – esclamò Carmaux, fingendosi spaventato. – I filibustieri qui? Come mai quelle canaglie hanno osato di sbarcare a Maracaybo città quasi impenetrabile e governata da quel valoroso soldato che si chiama Wan Guld?

      – Non si sa in quale modo siano riusciti a sbarcare, non essendo stata scorta alcuna nave filibustiera né presso le isole, né al golfo di Coro; però che qui siano venuti ormai non se ne dubita piú. Vi basti sapere che hanno ucciso tre o quattro uomini e che hanno avuto l’audacia di rapire il cadavere del Corsaro Rosso, il quale era stato appiccato dinanzi al palazzo del Governatore assieme al suo equipaggio.

      – Che birbanti!… E dove sono?

      – Si crede che siano fuggiti per la campagna. Delle truppe sono state spedite in vari luoghi e si spera di catturarli e di mandarli a tenere poco allegra compagnia agli appiccati.

      – Che siano invece nascosti in città?…

      – Non è possibile; sono stati visti fuggire verso la campagna.

      Carmaux ne sapeva abbastanza e credette essere giunto il momento di andarsene, onde non perdere il negro.

      – Mi guarderò dall’incontrarli, – disse – Buona guardia, signor soldato. Io me ne vado o giungerò troppo tardi presso il mio cliente moribondo.

      – Buona fortuna, signor notaio.

      Il furbo filibustiere si calò il cappello sugli occhi e si allontanò frettolosamente, fingendo di guardarsi intorno per simulare meglio le paure che non sentiva affatto.

      – Ah! Ah!… – esclamò quando fu lontano. – Ci credono usciti dalla città!… Benissimo miei cari!… Ce ne staremo pacificamente nella casa di quell’ottimo notaio, finché i soldati saranno rientrati, poi prenderemo tranquillamente il largo. Che superba idea ha avuto il comandante!… L’Olonese, che si vanta il piú astuto filibustiere della Tortue, non ne avrebbe avuta una migliore.

      Aveva già voltato l’angolo della via per prenderne un’altra piú larga, fiancheggiata da belle casette circondate da eleganti verande sostenute da pali variopinti, quando scorse un’ombra nerissima e di statura gigantesca, ferma presso una palma che cresceva dinanzi ad una graziosa palazzina.

      – Se non m’inganno è il mio compare sacco di carbone, – mormorò il filibustiere. – Questa volta noi abbiamo una fortuna straordinaria, ma già si sa che il diavolo ci protegge, cosí almeno dicono gli spagnuoli.

      L’uomo che si teneva semi-nascosto dietro il tronco del palmizio, vedendo Carmaux avvicinarsi, cercò di appiattarsi sotto il portone della palazzina, credendo forse di avere da fare con qualche soldato, poi, non credendosi sicuro nemmeno colà, voltò rapidamente l’angolo dell’abitazione, onde raggiungere forse una delle tante viuzze della città.

      Il filibustiere aveva avuto il tempo di accertarsi che si trattava veramente del negro.

      In pochi salti giunse presso la palazzina e svoltò l’angolo, gridando a mezza voce:

      – Ehi, compare!…Compare!…

      Il negro s’era subito arrestato, poi dopo qualche istante di esitazione era tornato indietro. Riconoscendo Carmaux, quantunque questi si fosse bene camuffato da borghese spagnuolo, una esclamazione di gioia e di stupore gli sfuggí.

      – Tu compare bianco!…

      – Hai due buoni occhi, compare sacco di carbone, – disse il filibustiere, ridendo.

      – Ed il capitano?

      – Non occuparti di lui, per ora è salvo e basta. Perché sei ritornato? Il comandante ti aveva ordinato di portare il cadavere a bordo della nave.

      – Non l’ho potuto, compare. La foresta è stata invasa da parecchi drappelli di soldati giunti probabilmente dalla costa.

      – Si erano già accorti del nostro sbarco?

      – Lo temo, compare bianco.

      – Ed il cadavere, dove l’hai nascosto?

      – Nella mia capanna, in mezzo ad un fitto strato di fresche foglie.

      – Non lo troveranno gli spagnuoli?

      – Ho avuto la precauzione di mettere in libertà tutti i serpenti. Se i soldati vorranno entrare nella capanna, vedranno i rettili e fuggiranno.

      – Sei furbo, compare.

      – Si fa quello che si può.

      – Tu dunque non credi possibile prendere il largo per ora?

      – Ti ho detto che nella foresta vi sono dei soldati.

      – La cosa è grave. Morgan, il comandante in seconda della Folgore, non vedendoci tornare può commettere qualche imprudenza, – mormorò il filibustiere. Vedremo come finirà questa avventura.Compare, sei conosciuto in Maracaibo?

      – Tutti mi conoscono, venendo sovente a vendere delle erbe che guariscono le ferite.

      – Nessuno sospetterà di te?

      – No, compare.

      – Allora seguimi: andiamo dal comandante.

      – Un momento, compare.

      – Che vuoi?

      – Ho condotto anche il vostro compagno.

      – Chi? Wan Stiller?…

      – Correva inutilmente il pericolo di farsi prendere, ed egli ha pensato che poteva rendere maggiori servizi qui che standosene a guardia della capanna.

      – Ed il prigioniero?

      – Lo abbiamo legato cosí bene, che lo ritroveremo ancora se i suoi camerati non andranno a liberarlo.

      – E


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