Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 1. Ali Bey
ch'ebbimo fatte le nostre preghiere al sepolcro si passò a visitare il santo vivo, che vidimo in mezzo ad altri Mori nell'orto vicino alla cappella. Egli ci accolse di buon garbo, ed il mio Turco, dopo esserci seduti, gli raccontò la mia storia. Il santo ringraziava Dio d'ogni cosa, ma in particolare d'avermi ricondotto nella terra de' fedeli credenti. Mi prese per mano, e fatta un'orazione sotto voce, mi pose la sua sul petto, e ne recitò un'altra; dopo di che ci separammo. Quest'uomo vestiva come gli altri abitanti.
Di là si andò a trovare il Fakih Sidi Abderrahmam-Mfarrasch capo dei fakih ossia dottori della legge, imam o capo della principale moschea di Tanger, e Kadi, val a dire giudice del cantone. Questo venerabil vecchio rispettato da tutto il paese, è in grandissima riputazione presso lo stesso Re di Marocco. Ascoltò con molta attenzione il racconto delle mie avventare fattogli dal Turco, e mi accertò del suo parziale attaccamento. Poi ch'ebbi soddisfatto a queste convenienze, desideravo di potermi liberamente occupare intorno ai miei affari, ma l'incessante compagnia del mio Turco riuscivami infinitamente molesta, perchè non poteva travagliare nè giorno nè notte. Avrei voluto tenerlo alcun poco lontano, ma non m'arrischiavo di farlo, temendo che avesse avuto commissione dal Kaïd di osservare da vicino tutti i miei andamenti, nel qual caso i miei tentativi potevano avere disgustose conseguenze. Pure siccome s'incaricava ogni giorno de' miei piccoli affari, e dell'economia domestica, non senza qualche suo profitto, non fu difficile trovare veri o falsi pretesti di mostrarmi scontento di lui; in seguito ai quali essendo venute in chiaro, che non aveva verun appoggio presso il Kaïd, l'allontanai interamente, dopo averlo per altro generosamente regalato, onde compensarlo de' servigi resimi ne' primi giorni, e non inimicarmelo.
Ricuperata in tal modo la mia libertà, ripresi le mie favorite occupazioni.
CAPITOLO II
Circoncisione. – Descrizione di Tanger. – Fortificazioni. – Servizio militare. – Corsa de' cavalli. – Popolazione. – Carattere degli abitanti. – Costumi.
Dissi che nella festa del Mouloud i Mori fanno circoncidere i loro fanciulli: operazione che si eseguisce fuori di città nella cappella sopra accennata, operazione solennizzata dalla famiglia del neofito. Per andare al luogo del sacrificio riunisconsi alcuni giovanetti che portano fazzoletti, cinture, ed ancor de' cenci sospesi a canne o bastoni a guisa di stendardi. Tengono dietro a questo gruppo due suonatori di cornamuse, e due o più tamburri, lo che forma una musica insoffribile per chiunque avvezzò l'orecchio alla musica europea. S'avvanza dietro ai suonatori il padre, o il parente più prossimo colle persone invitate, che circondano il fanciullo, montato sopra un cavallo colla sella ricoperta d'una stoffa rossa: ma se il neofito è troppo piccolo vien portato in collo da un uomo a cavallo. Tutti gli altri camminano a piedi. D'ordinario il neofito è vestito di una specie di mantello dì tela bianca, cui viene sovrapposta un'altra tela di color rosso, ornata di varj nastri; ed ha coperto il capo da una fascia di seta. Ai due lati del cavallo vedonsi due uomini con un fazzoletto di seta in mano, con cui scacciano le mosche dal fanciullo e dal cavallo. Chiudono la processione alcune femmine avviluppate negli enormi loro hhaïks.
Quantunque in ogni giorno della festa del Mouloud si circoncidessero dei bambini, aspettai l'ultimo, perchè mi fu detto, che ve n'erano assai più che ne' precedenti; ed in fatti quel giorno tutte le strade erano affollate di popolo e di soldati coi loro fucili.
Io sortj di casa a dieci ore del mattino, ed attraversando la folla per recarmi alla cappella, mi scontrai in accompagnamenti di tre, di quattro, ed ancora di più fanciulli, che venivano condotti assieme alla circoncisione. La campagna vedevasi coperta di cavalli, di soldati, di abitanti, di Arabi, di crocchj, di donne affatto coperte, sedute all'ombra degli alberi, e in certe cavità del terreno, le quali nell'atto che i fanciulli passavano presso di loro mandavano acute strida, indizio presso questa gente d'allegrezza, e d'incoraggiamento.
Arrivato che fui all'eremitaggio, attraversai il cortile in mezzo ad infinito popolo, ed entrato nella cappella, trovai ciò che ardisco chiamare un vero macello. Stavano presso al sepolcro del santo cinque uomini coperti della sola camicia, e d'un pajo di mutande, colle maniche rimboccate fino alle spalle. Quattro di costoro sedevano in faccia alla porta della cappella, il quinto era in piedi presso alla porta per ricevere le vittime. Due de' seduti tenevano in mano gli stromenti del sacrificio, e gli altri due una borsa o piccolo sacco pieno di una polvere astringente.
Dietro ai quattro ministri eran collocati circa venti fanciulli di età e di colore diverso, i quali, come vedremo ben tosto, avevano pure le loro incombenze: al di là dei fanciulli, ed a non molta distanza, un'orchestra uguale alla già descritta, eseguiva suonate affatto discordi.
Allorchè arrivava un neofito, il padre o la persona che ne faceva le veci, lo precedeva: entrava nella cappella, baciava il capo al ministro principale, e gli faceva alcuni complimenti. Si conduceva dopo il fanciullo, il quale era preso all'istante da un uomo vigoroso, che rimboccatogli l'abito, lo presentava all'esecutore per il sacrificio. In quell'istante la musica suonava con strepito, ed i venti fanciulli seduti dietro ai ministri mandando alte grida, richiamavano lo sguardo della vittima alla volta della cappella, che indicavano coll'alzar l'indice. Stordito da tanto romore, il fanciullo alzava il capo, ed allora il ministro prendendo la pelle del prepuzio tirava assai forte e con un colpo di forbici la tagliava. In pari tempo un altro gettava la polvere astringente sulla ferita, ed un terzo la copriva di filaccie assicurandole con una benda, indi si portava fuori il fanciullo sulle braccia. Quantunque fatta assai grossolanamente, l'operazione non durava più di mezzo minuto. Lo schiamazzar de' giovanetti, ed il frastuono della musica m'impedivano d'udire le grida delle vittime, le quali esprimevano coi loro gesti l'acuto dolore che soffrivano. Ogni fanciullo veniva posto in appresso sul dorso di una femmina; che lo riportava a casa coperto del suo hhaïk, ed accompagnato dal corteggio di prima.
Presso ai neofiti campagnuoli vidi molti militari e beduini maneggiare con mirabile destrezza i lunghissimi loro fucili, che tiravano nelle gambe gli uni degli altri in segno d'amicizia.
Udj raccontare da alcuni cristiani, che taluno di loro visitando i paesi Mussulmani, fecero i loro viaggi con piena sicurezza, coll'addottare le loro costumanze; ciò che io non posso credere, a meno che non siansi preventivamente assoggettati alla circoncisione, della qual cosa sogliono informarsi tosto che vedono uno straniero; e quando io giunsi a Tanger, ne fecero inchiesta ai miei domestici ed a me medesimo.
La città di Tanger offre dalla banda del mare una prospettiva abbastanza vaga. La sua figura d'anfiteatro, le case bianche, quelle de' consoli regolarmente fabbricate, le mura della città, l'alcassaba, ossia castello, che la signoreggia dall'alto d'un colle, la baja vasta e circondata di ridenti colline, formano tutt'insieme un complesso di cose che illudono il viaggiatore: illusione che sparisce all'istante che entra nell'interno della medesima, ove si vede circondato da tutto quanto può riunire assieme la più ributtante meschinità.
Tranne la strada principale passabilmente larga, e che attraversa alquanto tortuosamente la città da levante a ponente, tutte le altre sono in modo anguste ed irregolari, che tre persone di fronte vi passano a stento. Bassissime sono quasi tutte le case, talchè il passaggiero può toccarne colla mano il tetto affatto piano, e coperto d'argilla. Le case dei consoli sono abbastanza ben fatte, ma quelle degli abitanti hanno appena qualche finestra, o piuttosto pertugio d'un piede quadrato al più, e moltissime uno spiraglio largo uno o due pollici, ed alto un piede. La principale strada vedesi in alcuni luoghi mal selciata, altrove abbandonata alla semplice natura ed ingombrata d'enormi sassi, che niuno si prende la cura di appianare.
Le mura della città sono ridotte ad un estremo stato di deperimento. Sono qua e là interrotte di torri rotonde o quadrate, e dalla banda di terra circondate da larga fossa ugualmente in rovina, e ridotta a coltura.
Sulla diritta della porta a mare sonovi due batterie l'una quasi a fior d'acqua di quindici pezzi di cannone, l'altra più alta di undici. La seconda batte il mare di fronte, ed ha pure una piccola piattaforma con due cannoni per difesa della porta, l'altra batte ugualmente il mare e la spiaggia. Altri dodici cannoni trovansi sopra la più elevata parte delle mura. Tutti questi cannoni di vario calibro sono di fabbrica europea, ma i carri sono del paese, e tanto malfatti, che quelli dei cannoni da 12 a 24 non reggerebbero ad un quarto d'ora di fuoco. Due informi tronchi con tre o quattro traversi,