Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2. Botta Carlo

Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - Botta Carlo


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di volontarj, affine di meglio difendere la contrada. Il governatore, ch'era il lord Dunmore, al nome delle compagnie di volontarj si alterò grandemente, ed entrò in sospetto di qualche pernizioso disegno; e dubitando, volessero impadronirsi di un pubblico magazzino, che si trovava nella città di Williamsburgo, fe' trasportare di notte tempo le polveri d'artiglierie dal magazzino a bordo di una nave da guerra, che aveva gittate le ancore in quella riviera, che essi chiamano di James. All'indomani, accortisi gli abitanti del fatto, si alterarono maravigliosamente, corsero all'armi, e si assembrarono a calca, facendo segni di volere, o di amore o di forza, fosser loro restituite le polveri. Si aspettava qualche gran male. Ma il Consiglio della città s'interpose, e, frenando il tumulto, chiese per lettere pubbliche al governatore la restituzione. Si querelarono con parole gravi della ricevuta ingiuria, e dimostrarono i pericoli, che soprastavano da una ribellagione dei Neri, della quale se ne avevano avuti poco prima, e parecchie volte non dubbj indizj. Rispose il governatore, che le polveri erano state levate, perchè si era udito di una imminente sedizione nella contrada; ch'esse s'erano trasportate di notte tempo per non sollevar gli animi; che si maravigliava bene che si fosser levati in armi; che in questo stato di cose non credeva prudente consiglio di mettere in mano loro le polveri. Affermò finalmente, che nel caso di una ribellione dal canto dei Neri, sarebbero restituite. Le cose si quetarono. Solo essendosi la sera sparsa la voce, che i soldati della nave da guerra si accostavano armati alla città, di nuovo trasse il popolo in arme, e stette attento tutta la notte, come se aspettasse l'assalto.

      Il governatore non sapendo, o non volendo accomodarsi alla condizione de' tempi si mostrò oltre modo alterato a queste popolari sommosse. Ei si lasciava uscir di bocca certe minacce, che sarebbe stato molto più opportuno il tacere. Accennava, che avrebbe inalberata la bandiera reale, francati i Neri ed armati contro i padroni loro; cosa egualmente imprudente che barbara, e lontana da ogni specie di civiltà; che avrebbe distrutta la città, e vendicato ad ogni modo l'onore suo e quello della Corona. Queste parole non solo sollevarono a gran sospetto tutta la colonia, ma eziandio ingenerarono grande abborrimento contro il governo. In tal modo ogni accidente anche di poco momento, e perfino la mala tempera, e gli animi incomposti e rotti degli uffiziali, che l'Inghilterra aveva preposti alle faccende dello Stato in America, contribuivano ad accelerar il corso delle cose a quel fatal termine, al quale già tendevano pur troppo di per sè stesse.

      Intanto molte adunate popolari si andavano facendo in tutte le contee della provincia, nelle quali si condannavano aspramente la presura delle polveri e le minacce del governatore. Ma quei della contea di Hannover, e di alcune altre circonvicine contrade non istettero contenti alle parole. Pigliate le armi, avendo per condottiere l'Enrico, uno dei deputati al congresso generale, marciarono contro la città di Williamsburgo a fine, come pubblicavano, non solo di ottenere la restituzione delle polveri, ma ancora per sicurare il pubblico tesoro contro i tentativi del governatore. Cento cinquanta de' più spediti erano già arrivati presso la città, quando si appiccò una pratica, la quale si terminò in concordia; ma gli animi erano ingrossati, e si temeva ad ogni tratto un'altra sommossa. Tuttavia i contadini se ne tornarono quietamente alle case loro.

      Il governatore affortificò nel miglior modo che seppe il suo palazzo, circondandolo di artiglierie, e mettendovi dentro un presidio di soldati di marina. Mandò un bando, col quale chiarì ribelli l'Enrico ed i suoi seguaci. Attribuì con aspre parole (cosa troppo imprudente ed indegna di coloro, che tengono i magistrati, i quali non debbono nell'esercizio dell'uffizio loro lasciarsi all'ira trasportare) le presenti commozioni alla disaffezione dei popoli, ed al desiderio loro di far rivoltar lo Stato. La qual cosa accrebbe gli sdegni, e troncò le speranze d'ogni bene.

      In mezzo a questi disgusti tra i popoli di Virginia ed il governatore, successe un accidente, che gl'incitò maggiormente, il quale fu, che siccome il dottor Franklin quelle dell'Hutchinson, così qualche altra persona quelle lettere del Dunmore scritte intorno agli affari spettanti al suo uffizio, trovò modo di sottrarre dalle scritture del ministro, al quale erano in Londra commesse le cose dell'America, e le aveva ai Capi virginiani inviate. Venute a notizia del pubblico, si levò un romore incredibile contro il governatore, siccome quegli, che avesse scritto cose false ed ingiuriose alla provincia. Così ogni mutua confidenza era perduta; così ogni bruscolo che passava era creduto un gran che; le cose indifferenti si trasformavano in cattive, e le cattive si avvelenavano per la vicendevole nimistà.

      In mezzo a tutti questi travagli, i quali se non che davano animo ai popoli, e contro il governo gli aizzavano, non importavano però molto per sè stesse alla somma delle cose, una rilevata impresa fu tentata dagli uomini del Connecticut. La strada, che conduce dalle colonie inglesi nel Canadà, è quasi tutta posta sui fiumi e laghi, che tra queste due contrade s'incontrano, andando per la diritta da ostro a tramontana. Quei, che intraprendono un tale viaggio, incominciano a montar a ritroso il fiume del Nort sino al Forte Edoardo, d'onde, o pigliando la destra via arrivano a Skeenesborough, Forte situato presso le sorgenti del Wood-Creek; o voltandosi alla stanca pervengono al Forte Giorgio, posto all'origine del lago, che si distingue collo stesso nome. Gli uni e gli altri montati sulle navi, i primi pel Wood-Creek, i secondi pel lago Giorgio si conducono a Ticonderoga, nel qual luogo questi due laghi si congiungono insieme per formare il lago Champlain, così chiamato dal nome di un governatore francese, che vi affogò dentro. Pel lago Champlain, e quindi per la riviera Sorel, che nasce da quello, e che ne è l'emissario, si arriva nel gran fiume San Lorenzo, e per questo a seconda nella città di Quebec. È posta adunque Ticonderoga presso il congiungimento di queste acque tra il lago Giorgio e quello di Champlain. Essa è perciò un luogo molto importante, per essere posto nelle fauci, e quasi nel liminare stesso del Canadà, e chi ne è padrone può impedir il passo dal Canadà alle colonie, o da queste a quella provincia. Quindi è, ch'era stata con molta diligenza fortificata dai Francesi, dimodochè gl'Inglesi durarono a' tempi della precedente guerra non poca fatica per impadronirsene, e nella contesa fu versato molto sangue da ambe le parti. Considerarono adunque i Capi di questa fazione, che furono i due colonnelli Easton e Allen, di quanta importanza fosse il preoccupare questa chiave di entrata e d'uscita, primachè vi fossero fatte dagl'Inglesi le difese, o vi avessero mandato un conveniente presidio. Conciossiachè a quei tempi di pace, avendosi nissun sospetto di lontana, non che di vicina guerra, i governatori del Canadà non avevano fatte provvisioni a Ticonderoga, dimodochè rimaneva con debolissimo presidio. Egli era evidente, che volendo il governo inglese proseguir la guerra contro le sue colonie avrebbe mandati eserciti nel Canadà per inviargli poscia per la via di Ticonderoga a ridosso di quelle. Si sapeva inoltre, che questa Fortezza e quella di Crown-Point, che giace un po' più sotto sul medesimo lago di Champlain, erano munitissime di artiglierie, delle quali gli Americani stavano in grandissimo bisogno. Oltre a ciò era una cosa di non poca importanza, che in su quelle prime mosse si facesse qualche segnalata pruova per dar maggior animo ai popoli tumultuanti. Fu dunque questa impresa molto bene considerata nel principio, e con molta prudenza condotta nei mezzi, ed ebbe quel fine, che si doveva aspettare. Mirava il consiglio loro principalmente ad assalire il nemico sprovveduto, e perciò determinarono di procedere con molta segretezza; poichè se i comandanti di Ticonderoga e di Crown-Point avessero avuto qualche sentore della cosa, avrebbero tosto dalla vicina Fortezza di San Giovanni fatti venire i presidj. L'istesso congresso generale, che a quei dì si assembrava in Filadelfia, non ne ebbe avviso, temendo i congiurati in tanto numero dei membri di quello, che qualcheduno non tenesse credenza. Per sovvenire ai bisogni dell'impresa, l'assemblea di Connecticut fece un accatto di diciotto centinaia di dollari (egli è un dollaro cinque franchi, e qualche soldo più). Provvedevansi segretamente polvere e palle, e tutti gli arnesi da involar la Terra; si faceva con gran prestezza la mossa delle genti a Casteltown, Terra posta sulle rive del Wood-Creek per a Ticonderoga. Erano la maggior parte abitatori delle Montagne Verdi, e perciò chiamati nella lingua loro i figliuoli delle verdi montagne; tutta gente animosa, arrisicata ed usa ai pericoli. I condottieri erano oltre l'Allen e l'Easton, i colonnelli Brown e Warner, ed il capitano Dickinson. A questi si era accozzato a Casteltown il colonnello Arnold, che veniva dall'oste di Boston. Costui nato con un ingegno smisurato, con una mente inquieta, e di una intrepidezza piuttosto maravigliosa, che rara, aveva di per sè stesso fatto il medesimo pensiero. Tanta era la convenienza dell'impresa e l'ardire di quei Capi americani. Si era a questo fine indettato colla congregazione di sicurezza di Massacciusset, la quale lo aveva chiamato colonnello coll'autorità di levar soldati, e con questi di far l'impresa di Ticonderoga. Arrivò egli in questo mezzo a Casteltown. Gli parve cosa


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