Una donna. Bracco Roberto

Una donna - Bracco Roberto


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Dirigere una sartoria!.. L'idea mi sorrideva. Vi sono andata. Ma il signor Angeloni, il proprietario, mi ha subito riconosciuta e mi ha detto: se volete ordinare degli abiti sono a vostra disposizione, ma che io mi permetta di dare a voi cento lire al mese è addirittura inverosimile. Poi sono andata da Madame Richard. Nella sua casa, veramente, non sapevo che fosse disponibile nessun posto… Pure ci sono andata con non so quale speranza nel cuore. Madame Richard, da quella donna d'esperienza che è, s'è meravigliata meno del signor Angeloni… Senonchè, m'ha detto che avrebbe potuto offrirmi l'ufficio di essayeuse… Cinquanta lire al mese per mettermi addosso la roba altrui e star lì come un attaccapanni a girarmi e a rigirarmi avanti alle contesse e alle principesse armate di lorgnettes e di malignità!.. Capirai:… non ne varrebbe la pena e sarebbe superiore alle mie forze… Finalmente, mi sono recata all'Agenzia dei Fratelli Morandi. Uh! per far loro intendere che io chiedevo e non offrivo un'occupazione di governante, c'è voluto un bel po'. Hanno preso nota del mio nome e della mia abitazione, e quando ho voltato le spalle… m'è parso di sentire che sghignazzassero, burlandosi di me… (Con malinconia) Forse anch'essi m'avevano riconosciuta. (Pausa)Ero stanca… Ho fatto delle spesucce e sono montata in un tram. Uno sfaccendato m'importunava; sono discesa: lo sfaccendato è disceso anche lui e m'ha seguita: ed io, per liberarmene, ho presa la prima carrozzella che mi è capitata dinanzi…: una carrozzella sciancata ch'era un piacere a starci dentro…; e sono arrivata qui, tutta scombussolata, con le ossa rotte, senza aver conchiuso niente! Mah! (Sospira.) Lasciamo fare alla provvidenza… (Sorride tristamente.) E se quella lì non ne vuol sapere, rimedieremo altrimenti… Perchè, tanto, è meglio morire che vivere assai male!..

Mario

      (con rammarico affettuoso) Questo è poco confortante per me che sono la ragione vera dei tuoi sagrifizii…

Clelia

      (scotendosi e fingendosi rianimata ed allegra) Su! su! Non farmi quella faccia da sepolcro! Se ho avuto un momento di tristezza, perdonami. E non parlarmi più di sacrifizii. Del resto, ne hai fatti e ne fai tanti tu per me.

Mario

      Io! Io!.. Che faccio io per te? Che cosa posso fare? Che cosa so fare? (Quasi parlando tra sè)Sì, dipingo! Oh! il gran pittore che sono! A stento riesco a guadagnare quanto basta per non lasciar morire d'inedia quella povera mamma mia, acciaccata e sola com'è…

Clelia

      Hai soccorso pure me, tante volte! Sei stato così delicatamente generoso…

Mario

      (con ironia contro sè medesimo) Ma sì! Generosissimo!

Clelia

      E quando sarai tranquillo di spirito, guadagnerai anche di più. Farai dei bei quadretti… Anzi dei quadrettoni, e io sarò la tua modella… Ho già un nomignolo di modella! Cosuccia… Ero predestinata… Ma bada che allora vorrò essere pagata… (Scherzando amorosamente) E tu mi pagherai! Oh! se mi pagherai!..

Mario

      Non t'illudere, Clelia mia. Credimi, sarò sempre un imbrattatore di tele: qui dentro (toccandosi la fronte) non c'è niente!

Clelia

      (energicamente) E quest'è la tua sventura! Chi non comincia col credersi per lo meno un genio, non sarà mai apprezzato da nessuno. (Indi, eccitandosi in una falsa allegria) Ma che importa?.. Sei un genio per me, e basta! Non ti apprezzano gli altri? Peggio per loro! Non ti festeggiano? Ti festeggio io! Adesso, per esempio, ti offro un banchetto. E che banchetto! Ho qui (disfacendo i cartocci)della galantina eccellente… un po' di tartufi in boîte… e perfino dei sospiri di Van Bol… Non mi sgridare: era tanto tempo che non mangiavo dolci! Ne ho presi per me, per te e anche… per la tua mamma. T'offro, come vedi, un banchetto luculliano. Vino, poco; ma buono… cioè, così così: una mezza bottiglia di Capri bianco. Ti piace?

Mario

      (sempre più rattristandosi) Ho già fatto colazione a casa. Grazie. Mangia tu, cara Clelia, che devi avere appetito.

Clelia

      Appetito?.. Fame! Fame! Altrochè appetito! (Va aggiustando graziosamente la piccola mensa.)Dunque, non vuoi accettare? Auff! fai lo schizzinoso… Vedi… mi mortifichi… (Mette in mezzo alla tavola dei fiori.) Benissimo! (A un tratto)Ah!.. ho dimenticato la cosa più importante: il pane. Ma non è nulla. Ora ordino a uno dei miei servitori che me ne comperi. (Va alla finestra.)

Mario

      Che fai?

Clelia

      Chiamo uno dei miei dodici servitori: il portinaio. (Chiamando) Don Saverio! Don Saverio! (Pausa.) Fatemi il piacere di comperarmi quattro soldi di pane. (A Mario) Ho fame, io! (Al portinaio)Ma, badate: voglio di quei panini neri… Andate giù, alla Panetteria Francese… (Pausa. Poi, rispondendo al portinaio) Sì, sì, laggiù… (Pausa.) Ah! ho capito: non avete i soldi. Ebbene, venite qua, salite, chè ve li darò io. (A Mario, celiando) Quest'uomo non ha mai il becco d'un quattrino!

Mario

      Un genio incompreso anche lui!..

Clelia

      (gira intorno, impaziente, andando in cerca di qualche cosa) Diamine… diamine…

Mario

      Che cerchi?

Clelia

      Nulla (Si fruga nelle tasche.) Non trovo il portamonete, ecco. (Continua a frugare.)

Mario

      Sicchè?..

Clelia

      (desolata) Ehi… me l'avranno rubato nel tram… Ma no! Se ho pagato il cocchiere della carrozzella… Ah! comprendo: siccome ho pagato prima di scendere, così certamente l'ho lasciato nella carrozzella… Che testa, mio Dio, che testa! (Si scorge in lei uno sconforto tetro.)

Portinaio(picchia alla porta.)Mario(scrollando il capo, apre.)Clelia

      Mario… ce li dài tu i quattro soldi?

Mario

      (dopo aver messo le mani nelle saccocce, dice con tormentoso rincrescimento:) Non ce li ho.

Clelia

      (costringendosi alla disinvoltura e alla gaiezza)Beh!.. poco male! Banchetteremo senza pane. (Al portinaio) Grazie, don Saverio: non ho più bisogno di voi. (Ma il portinaio indugia.) Che è? Avete da dirmi qualche cosa?

Portinaio

      (le si avvicina e le parla all'orecchio)È venuto, poco fa, il padrone di casa… Si lamentava che pareva avesse mal di stomaco… Ha detto che un altro giorno aspetterà, e poi… mi spiego? Voleva salire, voleva: ma io gli ho detto che non c'era nessuno.

Clelia

      (sottovoce) E ritornerà?

Mario

      (sente confabulare senza intendere le parole e monta in collera) Sempre misteri! Sempre confabulazioni segrete!

Clelia

      (dolcemente) Nessun mistero…

Mario

      Voglio sapere!

Clelia

      Oh! io non volevo dirtene nulla per non seccarti, ma giacchè Dio sa che scioccherie sospetti – e sei molto ingiusto – , eccoti la verità: il padrone di casa vuol mandarmi via. Sei contento, ora?

Mario

      (mortificato e calmo) Non ti manderà via. Fra un paio di giorni, se non prima, avrà quello che deve avere.

Clelia

      Avete udito, don Saverio? Sicchè, ditegli che stia tranquillo… E, per carità, se ritorna, non me lo fate vedere! Uh! quanto è antipatico!

Portinaio

      (stringendosi nelle spalle, se ne va borbottando.)… Antipatico… antipatico… Se quello viene, posso io dirgli d'andarsene?.. Basta… (Esce, chiudendo la porta.)

Clelia

      (con uno dei soliti sforzi di finta spensieratezza)Sì, sì, basta con i guai, oggi!.. «Signora Clelia il pranzo è servito»… (Siede a tavola. Cava il turacciolo dalla bottiglia, e versa il vino nel bicchiere, mentre Mario è lontano. Indi, a un tratto, cede a un istante d'abbattimento, appoggia i gomiti sulla tavola, e fra le mani stringe il capo abbandonato.)

Mario

      (se


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