Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1. Botta Carlo

Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1 - Botta Carlo


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cogli Americani da potere essere stretto interessati nella prosperità di questi, e dovere piuttosto desiderare il levare e mantenere più soldati, che non sia necessario, per meglio raggranellare per sè medesimi, e far provvisioni per gli amici ed aderenti loro.

«I consiglieri nella più parte delle colonie essendo eletti dalla Corona dietro la raccomandazione dei governatori, essere le più volte uomini di basso stato, gente di corteggio dei governatori per la speranza degli uffizj, e perciò di facoltà di quelli; doversi perciò ragionevolmente sospettare dell'autorità dei governatori, e Consiglj per levar le somme ch'essi stessi giudicano necessarie per mezzo delle tratte sul maestrato del tesoro, da essere quindi rimborsate dalle tasse poste sul popolo americano dall'autorità del Parlamento. E che cosa gli potrebbe contenere dall'andar fantasticando spedizioni inutili, disturbar con esse il popolo, e da' suoi lavori frastornarlo; e ciò affine di creare uffizj ed impieghi per gratificare i loro, e dividersene i frutti?

«Il Parlamento d'Inghilterra così lontano essere soggetto alle male informazioni, e poter essere facilmente aggirato dai governatori e dai Consiglj, i quali perciò impedirebbono anche gli effetti delle querele americane.

«Avere gli uomini inglesi il diritto indubitabile di non essere tassati, se non se di proprio consenso loro dato dai proprj rappresentanti, e non avere le colonie nissun rappresentante nel Parlamento britannico.

«Volere tassargli per atto del Parlamento, e togliere loro la facoltà di eleggere un Consiglio rappresentativo, che s'aduni nelle colonie, e consideri, e giudichi della necessità e quantità di una general tassa, mostrare un sospetto della lealtà, o fede loro verso la Corona, o di poco amore verso la patria, o della pochezza delle menti americane, sospetto che invero non hanno meritato.

«Constringer le colonie a dar la pecunia loro senza il proprio consentimento, esser piuttosto un levar contribuzioni in un paese nemico, che tassar uomini inglesi per un comune benefizio loro, ed essere perciò un trattargli come un popolo conquistato, e non come sudditi inglesi.

«Una tassa posta dai rappresentanti delle colonie poter essere facilmente diminuita secondo l'esigenza dei casi; ma posta dal Parlamento, e ciò sulle istanze ed informazioni dei governatori, doversi probabilmente mantenere e continuare per l'autorità di questi con grave molestia e carico delle colonie, ed impedimento de' progressi e prosperità loro.

«La facoltà concessa ai governatori di far marciare gli abitanti da una estremità ad un'altra delle colonie inglesi e francesi, essendo questa una contrada almeno millequattrocento miglia quadrate larga, senza la previa approvazione e consentimento dei rappresentanti loro, poter dar luogo a spedizioni onerose pel popolo delle colonie, ed abbassarlo a quella condizione, in cui si trovano i sudditi di Francia nel Canadà ridotti, i quali ora sono da simile autorità da parte del governatore loro oppressati, il quale, sono due anni, hagli grandemente travagliati con lunghi e distruggitivi viaggi verso l'Ojo.

«Se tutte le colonie insieme possono essere bene amministrate dai governatori e Consiglj eletti dalla Corona, senza rappresentanti, anche le colonie particolari poter essere in tal modo amministrate, e le tasse imporvisi per autorità del Parlamento, e ad uso e sovvenimento del governo; e perciò doversi come inutili dimettere le assemblee loro provinciali e colonarie.

«Le facoltà concesse per la lega di Albania al Gran Consiglio, anche in rispetto alle materie militari, non si distendere tant'oltre, quanto quelle che sono state concesse dai diplomi reali alle colonie dell'isola di Rodi, e del Connecticut, facoltà non mai state misurate, imperciocchè per quella lega il presidente generale sarebbe eletto dalla Corona, ed avrebbe la facoltà del divieto, quandochè i governatori di queste due colonie, ed hanno la facoltà del divieto, e sono eletti dal popolo.

«Le colonie inglesi confinanti colle terre francesi essere propriamente le frontiere dell'Impero britannico, e le frontiere di un Impero doversi a spese comuni di tutte le parti di esso difendere; e non sarebbe aspra ed importevol cosa tenuta, se il Parlamento ove le coste della Gran-Brettagna non vi avessero rappresentanti, ponesse sopra gli abitanti di queste uno speciale balzello, a fine mantenessero essi soli tutto il navilio dell'Inghilterra sotto colore, che questo gli difende ed in ispecial modo gli protegge? E se le frontiere inglesi in America, le quali sono le colonie americane, debbono esse sole sopportare le spese della propria difesa, sarà giusto, sarà conveniente, non dovere aver esse voce, non poter rendere partito a concedere la pecunia, giudicare della necessità di essa, e del modo di riscuoterla?

«Oltre le tasse alla difesa delle frontiere necessarie, pagare sottomano le colonie grosse somme di denaro alla comune patria; imperciocchè le tasse imposte in Inghilterra sopra i possessori delle terre, e sopra gli artefici dovere di necessità rincarare il prezzo dei proventi di quelle, e delle manifatture di questi, ed una gran parte del medesimo pagarsi dagli avventori delle colonie, le quali perciò vengono a pagare una notabil porzione delle tasse inglesi.

«Esser per leggi severe ristretto il commercio delle colonie con le nazioni estere; e perciò invece, che gli abitanti loro potrebbero far procaccio presso di queste di manifatture a miglior mercato, esser giuoco forza, le comprino più care dalla Gran-Brettagna. Quindi apparire, la differenza tra questi due prezzi essere una tassa pagata dagli Americani all'Inghilterra; essere questi obbligati di trasportare immediatamente ne' suoi porti una gran parte dei proventi delle terre loro, dov'e' sono sottomessi a certi dazj, la qual cosa ne diminuisce il prezzo, e sono pertanto i possessori necessitati a vendergli a minor prezzo di quelli, che ne avrebbono ne' mercati esterni; e perciò la differenza essere una tassa pagata all'Inghilterra.

«Certe manifatture essere in America proibite, e doverne i coloni cercare i lavorii dai mercatanti inglesi; adunque l'intiero prezzo di questi essere una tassa pagata all'Inghilterra.

«Avendo gli Americani negli ultimi tempi accresciute le richieste e la consumazione delle manifatture inglesi, essere perciò queste rincarate d'assai, e perciò il soprappiù del prezzo essere un profitto al netto per l'Inghilterra, ed abilitare gli abitanti suoi viemaggiormente a pagare le tasse loro; e siccome esso soprappiù è pagato in buona parte dagli Americani, essere questo una vera e reale tassa imposta loro a favore dell'Inghilterra.

«In somma non essendo agli Americani lecito di regolare il proprio commercio, e di restringere la introduzione e la consumazione delle superfluità inglesi, siccome può l'Inghilterra la introduzione e la consumazione delle superfluità forestiere, tutta la ricchezza dei coloni, in ultimo concorrere ed andare a terminare nell'Inghilterra; se gli Americani colle ricchezze proprie arricchiscono gl'Inglesi, e viemeglio gli abilitano a pagare le tasse loro, non è questa la medesima cosa, come se essi stessi fossero tassati, ed egualmente vantaggiosa per la Corona? Di queste tasse secondarie non essersi mai gli Americani doluti, quantunque l'imporle, il riscuoterle, il disporne non sia in loro facoltà; ma pagare gravi tasse immediate e dirette, delle quali ei non abbiano a prestare il consentimento, nè della opportunità delle quali possano in niun modo giudicare, nè dell'uso, che s'ha da farne; e forse di quelle tasse stesse, ch'essi riputerebbero altrettanto inutili, quanto gravose, parere troppo insolita ed ardua cosa ad uomini inglesi, i quali non possono comprendere, come l'aver date le vite e le facoltà loro per soggiogare e popolar nuove contrade, allargare il dominio, ed accrescere il commercio della patria loro, abbia ad essi fatto perdere, come se fossero felloni stati, i diritti naturali de' Brettoni, i quali crederebbero anzi di aver meritati, quando anche fossero prima stati in una condizione servile costituiti. Per tutte queste ragioni, se l'alterazione alla lega d'Albania disegnata fosse posta ad effetto, essere da temere, non il congresso dei governatori, e dei Consiglj in tale modo eletti, non essendovi verun maestrato di rappresentanti, che approvi le deliberazioni loro, e concilj loro il favore del popolo, diventasse sospetto ed odioso; promuovessersi le animosità e le discordie tra i governatori ed i governati, e tutto tendesse al tumulto ed alla confusione.»

Questa fu la lettera di Franklin.


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