Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3. Botta Carlo
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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3
LIBRO OTTAVO
1777
Avevano i ministri inglesi già da lungo tempo, siccome abbiam narrato, fatto il disegno di aprirsi la via dal Canadà sino alla Nuova-Jork per mezzo di un esercito, il quale venuto dai laghi sulle rive dell'Hudson si congiungesse nei contorni di Albanìa con tutto, o con una parte di quello, che militava sotto gli ordini del capitano generale Howe. In tal modo sarebbero state separate le province orientali dalle occidentali; il che si credeva, avrebbe dato al certo la vittoria finale della guerra. Imperciocchè le prime, dov'erano i popoli più avversi, oppresse da quella prepotente forza, non avrebbero potuto correre in soccorso delle seconde. Queste poi, quantunque molto lontane dall'Hudson, avrebbero anche dovuto accostarsi alla fortuna del vincitore, sbigottite dall'infelice caso dell'altre, abbondanti di leali, che si sarebbero levati in capo, e fors'anche ingelosite contro la Nuova-Inghilterra per la potenza sua, ed inritrosite, perchè foss'ella stata la principal cagione, per l'ostinazione sua, delle presenti calamità. Che poi quest'impresa non fosse per avere una difficile esecuzione lo dimostrava l'opportunità dei luoghi tutti aperti, se si eccettua un piccol tratto, alla navigazione; ed i Francesi medesimi l'avevano tentata nel corso della precedente guerra. Si era sperato, che già fin nel varcato anno sarebbe stata mandata ad effetto. Ma parte per gli ostacoli incontrati sui laghi, parte per la perversità della stagione, e parte perchè, mentre Carleton procedeva verso Ticonderoga, e per conseguente verso l'Hudson, Howe, in luogo di salir su per questo fiume per incontrarlo, si era volto a ponente, ed osteggiava la Cesarea, la cosa non era riuscita. Ma ora si rinfrescavano vieppiù questi pensieri, e quello che nei precedenti anni era stato solamente una parte del disegno, soggetta anche agli accidenti, era diventato in questo il capo più essenziale e necessario della guerra. Stava tutta la nazione britannica in grandissima aspettazione, e pareva che di altro non si favellasse presso la medesima, che di questa spedizione del Canadà, dalla quale si sperava di breve il totale soggiogamento dell'America. Conciossiachè, o si poteva senza ostacolo la congiunzione dei due eserciti effettuare, ed in tal caso si otteneva di queto l'intento; o per impedirla gli Americani ne sarebbero venuti ad una battaglia giusta, ed in questo caso non si dubitava punto della vittoria. Nè i ministri avevano tralasciato alcuno di quei provvedimenti, che ad una tanta impresa erano creduti necessarj; avendo essi abbondantemente tutte quelle cose somministrate, che i generali medesimi avevano saputo e immaginare e desiderare. Erasi il generale Burgoyne, capitano molto esperto, pratico dei luoghi, ed amantissimo della gloria, recato in Inghilterra nel trascorso inverno, dove, fatte molte consulte coi ministri, aveva con essi, e formato il disegno di questa fazione, e fermato il modo di eseguirla. Questi, presa molta confidenza nell'ingegno suo e nell'ardire, e molta speranza collocando in quell'ardentissimo desiderio, da cui era egli tormentato notte e dì, di far chiaro il nome suo nelle cose della guerra, lo elessero a Capo di tutta la impresa. Nel che ebbero poco rispetto al grado ed ai servigj prestati in questa medesima provincia dal generale Carleton, al quale pareva, spettasse il trarla a fine, poichè già l'aveva incominciata. Era poi anche uomo, al quale bastava, del pari che a qualunque altro, la vista di governarla con prudenza e con valore. De' luoghi ancora era assai pratico, avendovi fatto dimora parecchj anni, ed esercitatovi la guerra. Ma forse erano ai ministri dispiaciute la sua ritirata dalle mura di Ticonderoga, e la ripugnanza, che dimostrato aveva grandissima all'adoperar gl'Indiani in questa guerra. Forse anche la severità sua nell'esercizio del generalato aveva contro di sè concitati gli animi di alcuni uffiziali, che perciò diventarono poco favorevoli rapportatori dell'azioni sue. Burgoyne poi determinatosi ad usar la occasione era venuto in Inghilterra, dove favorito nella Corte, serpentando alle porte dei ministri, essendo presente, promettendo mari e monti, tanto fece e tanto disse, che, messo in disparte Carleton, fu egli eletto generale di tutto l'esercito canadese. Ma il governatore, vedutosi contro l'aspettazione sua privo del comando dell'esercito, e ristretta l'autorità sua nella provincia del Canadà, dimandò licenza di ritornarsene in Inghilterra. Arrivava Burgoyne sul principio del mese di maggio a Quebec, ed incontanente poneva mano a fare con ogni possibile sforzo l'uffizio, che stato gli era commesso. Niuna cosa lasciava intentata per compir gli apparecchiamenti, ch'erano necessarj per fornire con celerità e felicità la impresa. Arrivavano intanto dall'Inghilterra le navi cariche d'armi, di munizioni e di bagaglie in grandissima copia. Carleton con lodevole esempio di temperanza cittadina secondava Burgoyne in tutti quei modi, che meglio poteva e sapeva, usando efficacissimamente e l'autorità che gli dava l'ufficio suo di governatore, e quella che dagli amici ed aderenti suoi, che erano numerosissimi, derivava. L'opera sua riuscì di molta utilità, e già tutte le cose erano in pronto per questa fazione, la quale doveva definire la fortuna di tutta la guerra, e dell'America. Si noveravano nell'esercito burgoniano tra fanti inglesi e lanzi, meglio di settemila soldati di ordinanza, non inclusi quei di artiglieria; cioè circa tremila ottocento Inglesi, ed il rimanente Tedeschi, tutti una bella e buona gente. Gli artiglieri poi sommavano pressochè a cinquecento. A questi debbonsi aggiungere quasi che settecento altri soldati, i quali, sotto gli ordini del colonnello Saint-Leger, erano destinati a fare una correrìa nella contrada dei Moacchi per ivi assaltare ed insignorirsi del Forte Stanwix, altrimenti detto il Forte Schuyler. Questi si componevano di alcune compagnie di stanziali inglesi con alcune reclute jorchesi, pochi corridori di Anhalt e qualche banda di Canadesi ed Indiani. Al principal nervo delle genti di Burgoyne erano, secondo il disegno dei ministri e del generale medesimo, per accostarsi due migliaia di Canadesi, parte combattenti, e parte spianatori, pallaiuoli, e marraiuoli, dei quali si prevedeva, si avrebbe, per racconciar le strade, grandissimo bisogno. Seguiva una numerosa banda di navicellai per governar le navi sui laghi e sull'Hudson. Oltre i Canadesi che seguitar dovevano l'esercito, fu fatta la chiamata a molti altri, acciocchè corressero la contrada, e tenessero i posti mezzani tra l'esercito, che procedeva verso l'Hudson, ed il presidio, che si lasciava nel Canadà, il quale sommava, inclusi i fuorusciti montanari, a meglio di tre migliaia di soldati. Era questo necessario per intraprendere la comunicazione tra il nemico, ed i mal'affetti nel Canadà, per raffrenare i disertori, per tramandar le novelle e gli ordini prontamente, ed in ogni modo per tenere i paesi alle spalle sgombri e sicuri. Nè qui si ristettero le richieste fatte ai Canadesi. Molti ancora furon fatti venire per rassettar le fortificazioni del fiume Sorel, i porti Chambly e San Giovanni, e l'Isola delle Noci. Fu finalmente fatta tra i medesimi popoli un'accolta di saccardi per condur all'esercito le vettovaglie, le armi, le munizioni sì da bocca che da guerra, e tutti gli arnesi creduti alla fazione necessarj. Tra questi non teneva l'ultimo luogo una grossa quantità di abiti militari da fornirsi a quei leali, i quali, non si dubitava, sarebbero venuti col favore della vittoria a congiungersi coi soldati regj. Ma si credette anco, che allo stabilimento delle cose del Re importassero molto gli aiuti degl'Indiani; e perciò aveva il governo ordinato a Carleton, che facesse ogni sforzo, ed ogni arte usasse per raccozzarne il numero di un migliaio, ed anche più, se si fossero potuti ottenere. Egli, quantunque per l'umanità sua, che difficilmente poteva tollerare la crudeltà loro, ed ancora perchè aveva per isperienza trovato, che nelle guerre giuste ed ordinate, come questa era, doveva l'opera loro più dannosa riuscire che utile, tuttavia si era con ogni possibile diligenza adoperato per sollevar quei barbari, e fargli correre all'armi sotto le bandiere inglesi. Nel che fece grandissimo frutto; conciossiachè o ciò procedesse dall'autorità sua, la quale invero era grande presso quelle nazioni, o dalla sete del sangue, o dal desiderio della preda, o dalla leccornìa dei presenti inglesi, concorrevano a stormo, e talmente si affoltarono, che i capitani britannici temettero, dessero piuttosto impedimento, che novella forza all'esercito. Perciò furono costretti a dar licenza a coloro, i quali, o meno atti parevano alla guerra, o più crudeli, o meno disciplinabili. Il fornimento delle artiglierie era eccellentissimo, e tale, che forse mai altro esercito eguale a questo ne trainò altrettante, nè meglio instrutte, nè più acconciamente governate da pratichi artiglieri. Si credette un tanto corredo di somiglianti armi molto necessario per poter isbaragliare di leggieri un nemico indisciplinato alla campagna, o per isloggiarlo dai luoghi forti e difficili. I generali, che accompagnavano Burgoyne alla fazione, erano tutti delle cose militari intendentissimi, e da ogni parte uomini di guerra compiutissimi. Tra questi tenevano il primo luogo il generale di artiglieria Philipps, che si aveva acquistato buon nome nelle guerre di Germania, i brigadieri generali Frazer, Powel, e Hamilton, il maggior-generale Reidesel brunswicchese, ed il brigadier-generale Specht. Tutto l'esercito poi in un coi capitani era pieno di ardire e di speranza. Già si promettevano nella mente loro la vittoria certa