Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3. Botta Carlo

Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - Botta Carlo


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avevano, furono distrutti. Entrarono adunque le navi di Burgoyne, e con grandissima rattezza procedettero pel Wood-creek in cerca del nemico. Non si sostava nè per la via di terra, nè per quella dell'acqua. Alle tre dopo mezzodì l'antiguardo inglese composto delle navi più leste arrivò poco distante dalle cascate di Skeenesborough, ed attaccò la battaglia colle bastarde americane. In questo mezzo tre reggimenti furon posti a terra nel South-bay, che è il sinistro ramo del Wood-creek, acciò, valicata una montagna con molta celerità, riuscissero alle spalle del nemico superiormente in sul Wood-creek medesimo, distruggessero le fortificazioni di Skeenesborough, e gli tagliassero in tal modo la strada verso il Forte Anna. Ma gli Americani, fuggendo a rotta, prevennero il disegno. Sopraggiunte poi le fregate inglesi sopraffecero le bastarde nemiche, le quali già a mala pena potevano dalle navi sottili difendersi. Due si arrendettero, tre arsero. Si disperarono gli Americani. Posto fuoco ai Forti, ai mulini, ai battelli, e guastato ciò che ardere non potevano, fuggirono alla spezzata, e precipitosamente pel Wood-creek, ricoverandosi al Forte Anna. Gravissima fu la perdita loro; conciossiachè i battelli fossero carichi di bagaglie e di munizioni troppo necessarie al sostentamento loro, od all'esercizio della guerra.

      Nè migliore era la condizione di quelle genti, che si ritiravano per la via di terra. Era la vanguardia condotta da Saint-Clair pervenuta a Casteltown, distante a trenta miglia da Ticonderoga, e a dodici da Skeenesborough; la dietroguardia, sotto gli ordini dei colonnelli Warner e Francis, s'era fermata la notte de' sei in Hubbardton a sei miglia più sotto di Casteltown verso Ticonderoga. Alle cinque della mattina dei sette arrivavano a furia le genti inglesi condotte da Frazer. Occupavano gli Americani un forte luogo, e facevano sembiante di volersi difendere. Frazer, ancora che inferiore di forze, e confidatosi molto nel valore de' suoi, sperando fosse vicino il soccorso di Reidesel, e temendo, se indugiasse, si difilassero gl'inimici, non esitò punto a dar dentro. La battaglia fu lunga e sanguinosa. Gli Americani condotti e confortati da Capi valorosi menavano le mani aspramente. Gl'Inglesi combattevano anch'essi con molta ostinazione. Vi furono molte inondazioni dal cacciar degli uni, e dal rincacciar degli altri. Gl'Inglesi incominciavano a balenare, e si disordinavano. Ma i Capi di nuovo gli rannodavano. Davan mano alle baionette, e con molta foga si avventavano contro gli Americani. Questi cominciavano a rompersi. In questo forte punto sopraggiungeva Reidesel colla testa della sua colonna composta di corridori e d'alcuni granatieri. Senza metter tempo in mezzo gli conduceva alla battaglia. Gli Americani sopraffatti dal numero si diedero da ogni parte alla fuga, abbandonando Francis, il quale combattendo valorosamente morì. Lasciarono sul campo dugento soldati uccisi con molti uffiziali. I prigionieri furono altrettanti o più, tra i quali il colonnello Hale. Si credette, i feriti aver sommato a ben seicento, tra i quali molti miserabilmente perirono nelle selve privi di ogni soccorso. Dei regj morirono o furono feriti meglio che cento ottanta. Avute Saint-Clair le novelle della rotta del Warner, e sentiti anche da un uffiziale delle bastarde, arrivato in quel punto, i disastri di Skeenesborough, temendo, non gli fosse tagliato il ritorno al Forte Anna, si voltò con gran rattezza a sinistra, inselvandosi; incerto, se dovesse ripararsi nella Nuova-Inghilterra e ne' luoghi superiori del Connecticut, od al Forte Edoardo. Ma raccozzatosi due giorni dopo a Manchester colle restanti genti di Warner, e raccolti i fuggiaschi s'incamminò al Forte Edoardo per ivi congiungersi col generale Schuyler.

      Mentre queste cose si facevano sulla sinistra, i capitani inglesi determinavano di cacciar gli Americani dal Forte Anna, posto più in su verso le fonti del Wood-creek. Vi mandarono a questo fine il colonnello Hill da Skeenesborough, e per aiutarlo nella sua mossa faticarono con ogni industria di far passare i battelli sopra le cascate di Skeenesborough, affine di poter assalire il Forte anche per la via dell'acqua. Sentendo poi che gli Americani vi stavano dentro molto grossi, mandarono in soccorso dell'Hill il brigadier Powell con due reggimenti. Il colonnello americano Long, scampato dall'eccidio delle navi con molti de' suoi, comandava al presidio del Forte Anna. Avuto lingua, che i nemici s'approssimavano, saltò fuori e corse molto gagliardo contro gl'Inglesi. Si difendevano questi animosamente. Già gli Americani gli accerchiavano. In tanto pericolo Hill ordinava a' suoi, pigliassero tosto un luogo più forte. La qual cosa eseguirono in mezzo gli spessi e forti assalti dei repubblicani con molto ordine e coraggio. Sostenevano la carica con mirabile costanza; gli Americani instavano ferocemente. Il conflitto durava già ben due ore, e pendeva incerta la vittoria. Ma gli Americani udivano in questo punto le grida terribili dei Barbari, che si avvicinavano; e saputo altresì, che già erano vicine le schiere di Powell, abbandonatisi, si ritirarono al Forte Anna. Nè qui credendosi sicuri, arsa prima e distrutta ogni cosa, si ricoverarono al Forte Edoardo, posto sul fiume del Nort. Già si trovava in questo luogo Schuyler, ed il giorno dodici vi arrivò Saint-Clair colle reliquie del presidio di Ticonderoga. Nè si potrebbero sì di leggieri descrivere le fatiche e gli stenti, ch'ebbero queste genti a sopportare per la mancanza delle provvisioni e delle vestimenta, e pei tempi avversi nel cammin loro da Casteltown sino al Forte Edoardo. Quivi dopo l'arrivo di Long e del Saint-Clair, siccome dei fuggiaschi, che arrivavano alla spezzata, sommavano le genti americane a poco più di quattromila soldati, incluse le milizie. Difettavano di ogni bisognevole, e ancor più di coraggio, sconfortate dalle recenti sconfitte. Perdettero gli Americani in tutte le descritte fazioni cento vent'otto pezzi di artiglierie con una quantità maravigliosa di munizioni da bocca e da guerra, e particolarmente di farine, che furon trovate in Ticonderoga e nel monte Independenza. Tutta la contrada all'intorno poi si era grandemente impaurita a tante disgrazie, e gli uomini cercavano generalmente piuttosto di provvedere alla propria sicurezza, che non a correre in ajuto della pericolante patria.

      In così grave frangente Schuyler non ometteva nissuna di quelle diligenze, che ad un buon capitano, e ad un ottimo cittadino si appartenevano. Già si era, quando il nemico s'ingrossava a Skeenesborough, ingegnato d'interrompere con ogni sorta d'impedimenti la navigazione del Wood-creek da quel luogo sino al Forte Anna, dove cessa il medesimo di esser navigabile. Dal Forte Arma poi sino a quel d'Edoardo (distanza non maggiore di sedici miglia), la contrada è di per sè stessa orribilmente aspra, deserta e selvaggia; il suolo rotto ed ineguale tramezzato da spessi torrenti, e da profonde e larghe paludi. Non mancava Schuyler di render per arte ancor più difficile al nemico quel passaggio, che la natura stessa pareva aver voluto con ogni maniera di più gravi ostacoli proibire. Faceva tagliate, guastava i sentieri, rompeva i ponti, atterrava spessi alberi e grossi, e gli collocava di lungo e di traverso coi rami intralciati qua e là nei luoghi di passo, sicchè quella solitudine già di per sè stessa tanto orrida, era diventata pressochè impenetrabile. Nè qui si ristava l'industria del generale americano. Faceva sgomberare a luoghi più lontani il bestiame, e dal Forte Giorgio trasportar all'Edoardo a molta fretta le munizioni e le bagaglie, delle quali le sue genti sì fattamente abbisognavano, ed acciò non venissero in mano del nemico. Instava poscia caldamente, perchè si mandassero a congiungersi con lui tutti i reggimenti di stanziali, che nelle vicine province si ritrovavano; e faceva spesse e forti chiamate alle bande paesane della Nuova-Inghilterra, e della Nuova-Jork. Nelle vicinanze poi del Forte Edoardo e della città di Albanìa nulla lasciava d'intentato per far genti; nel che faceva molto frutto, avendo egli presso quei popoli grandissima dependenza. Finalmente per ritardar il nemico pensava di dargli gelosia sul suo fianco sinistro; e perciò mandò il colonnello Warner col suo reggimento ad alloggiar nello Stato di Vermont, comandandogli, facesse correrìe verso Ticonderoga, e raccogliesse le milizie del paese. Brevemente attese Schuyler per ogni verso ad attraversar il cammino all'inimico, ed a difficultargli l'impresa.

      Mentre in tal modo si travagliava dalla parte degli Americani, per tenere il nemico ai passi in su quei luoghi aspri e selvaggi, si arrestava Burgoyne a Skeenesborough, sia per la difficoltà dei luoghi, sia per aspettare giungessero le tende, le bagaglie, le artiglierie e le vettovaglie cotanto necessarie, prima d'ingolfarsi in quelle catapecchie disabitate. A questo tempo erano i Burgoniani talmente ordinati, che la dritta occupava i poggi di Skeenesborough, avendo sull'estremità dell'ala le genti d'armi del Reidesel, la sinistra composta di Brunswicchesi alloggiava sulla riviera di Casteltown, la brigata di Frazer formava la battaglia tra l'una e l'altr'ala. Il reggimento degli Essiani di Hanau stanziava alla testa dell'East-creek per proteggere contro le correrìe del Warner il campo di Casteltown, ed i battelli sul Wood-creek. Si lavorava intanto indefessamente a tor via gli ostacoli su di questa fiumana, e così ancora delle strade per al Forte Anna. L'intendimento di Burgoyne era, che il grosso dell'esercito, traversata la solitudine del Forte Anna, si recasse al Forte Edoardo, mentre un'altra banda da Ticonderoga, presa la via del lago Giorgio, ed


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