Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3. Botta Carlo
superiore di quello, venisse ad accozzarsi al Forte Edoardo. Acquistato il Forte Giorgio, gli arnesi da guerra e le munizioni dovevano condursi per la via del lago di questo nome, essendovi la navigazione più facile e più spedita, che per il Wood-creek, ed avendovi una carreggiata dal Forte medesimo sino a quello d'Edoardo. Così si travagliava da ambe le parti, gl'Inglesi credendosi sicuri della vittoria, gli Americani con poca speranza di migliorar fortuna.
La vittoria di Ticonderoga, ed i seguenti prosperi successi di Burgoyne, siccome riempirono di stupore e di spavento le province americane, così a somma allegrezza commossero generalmente i popoli della Gran-Brettagna. Delle quali cose, come prima vi si ebbe notizia, se ne fecero grandi feste e rallegramenti in Corte, ed appo tutti coloro, che la illimitata soggezione dell'America desideravano. Già tutti formavano tra sè altissimi concetti, e credevano la vittoria certa, il fine della guerra vicino. Riputavasi, esser cosa impossibile, gli Americani si riavessero, non solo per le gravi perdite d'uomini, d'armi e di munizioni, che fatte avevano, ma eziandio per quelle del coraggio e della riputazione, che nelle guerre altrettanto giovano, e forse più delle armi stesse. Quindi le antiche note di codardìa si rinnovellavano dai nemici loro; ed i parziali stessi molto rimettevano della estimazione loro verso i coloni. Poco mancava, non gli sentenziassero indegni di difendere quella libertà, della quale tanto si gloriavano. I ministri si facevano belli de' lieti eventi, ed andavano empiendosene la bocca per tutta la Corte. Tutti gli lodavano; chiamavasi la loro ostinazione, costanza; i disegni, che temerarj parevano, ora pieni di prudenza stati essere stimavansi; e la pertinacia loro a non volere dar udienza a nissuna proposta di composizione, avvisavasi essere stata lodevole gelosia degl'interessi del regno. Essendo stati i consiglj guerreschi dei ministri favoriti da successi tanto felici, anche la maggior parte di coloro ch'erano fin là stati autori di concordia, spiegavano tutte le vele al vento sì prospero della fortuna, e parevano desiderar meglio la sottomessione, che l'accordo.
Ma in America la perdita dei laghi e di quella Fortezza, che si riputavano le sicure chiavi degli Stati Uniti, fu tenuta altrettanto più grave, ch'ella era inaspettata; poichè i popoli universalmente, il congresso, ed il generale Washington medesimo si erano dati a credere, che l'esercito britannico del Canadà fosse più debole, e quello di Schuyler più gagliardo di quello ch'erano veramente. Avvisavano massimamente, che col presidio lasciato in Ticonderoga, quella Fortezza fosse posta in sicuro stato. S'incominciò a lacerar la fama degli uffiziali dell'esercito del Nort, ma soprattutto di Saint-Clair. Lo stesso Schuyler, esperto capitano però e cittadino integerrimo, il quale, se già da lungo tempo serviva, da lungo tempo ancora non gradiva, non andò esente dalle maldicenze. Quelle lingue serpentine, massimamente della Nuova-Inghilterra, che come amico ai Jorchesi non lo amavano, lo laceravano aspramente. Il congresso per onor delle armi sue, e per soddisfar ai popoli decretò, si ricercasse la condotta degli uffiziali, e si mandassero loro incontanente gli scambj. Fatta la ricerca, furono assoluti; gli scambj sospesi per intercessione di Washington. Ma una cosa, che dee far non poca maraviglia, questa si è, che in tanta malvagità della fortuna, nissuna inclinazione si manifestasse tra gli Americani per calare agli accordi. Nissun maestrato nicchiò; fra i particolari nissuno, o pochi, e questi la maggior parte persone rigattate, e uomini di scarriera.
Intanto il congresso temendo, che le infauste novelle, arrivate che fossero in Europa, nuocessero a quelle pratiche, che già si erano introdotte alla Corte di Francia, e riguardando più, come si suol fare, all'interesse della propria causa, che all'onore de' suoi capitani, pretendendo colore di viltà e d'imperizia in Saint-Clair alla verità delle cose, aveva mandato speditamente dicendo a' suoi mandatarj, andassero insinuando, che tutta la colpa era di quello, il quale con cinquemila uomini di presidio, fornitissimi di ogni cosa, non aveva saputo difendere una Fortezza quasi inespugnabile. Che del rimanente stavano essi forti, ed ogni studio ponevano nel riparare ai sofferti danni.
Washington, il quale in questo così gran sinistro dimostrò, come in tutti i precedenti, una grande costanza, era tutto intento a' rimedj, ed a fermare lo stato della tremante repubblica, rinforzando e provvedendo l'esercito di Schuyler. Le artiglierie e le munizioni si spedivano dal Massacciusset. Il generale Lincoln, uomo di molta dependenza nella Nuova-Inghilterra, vi fu mandato per far correr sotto le insegne le milizie. Arnold accorreva anch'esso, e speravasi, che l'ardir suo fosse per ispirar nuovo ardire alle scoraggiate genti. Il colonnello Morgan, uomo, come abbiam veduto, di smisurato valore, vi si avviava col suo reggimento di cavalleggieri. Tutti questi modi, siccome opportunamente ritrovati, così anche efficacemente usati, operavano i soliti effetti. Gli Americani ripigliavano grado grado il coraggio, e l'esercito si andava ingrossando.
In questo mezzo tempo Burgoyne con somma contenzione si affaticava nell'aprir la via del Forte Anna al Forte Edoardo. E contuttochè tutto l'esercito con grandissimo ardore si adoperasse in questa bisogna, i progressi che si facevano, erano molto tardi. Tanti erano gl'impedimenti, che la natura e l'arte avevano frapposti. Oltrechè e' faceva di mestiero ripulir le strade dagli alberi atterrati, bisognò ancora edificare da quarantotto ponti tutti nuovi, e rassettarne de' vecchi. Tanto penò l'esercito a valicar questo piccolo spazio, che non potè toccare le rive dell'Hudson nelle vicinanze del Forte Edoardo, se non il dì 30 di luglio. Gli Americani, sia perchè erano troppo deboli a poter resistere, sia perchè il Forte Edoardo era piuttosto una rovina inutile, che un difendevole riparo, e sia finalmente perchè temevano, che il colonnello Saint-Leger, superato il Forte Stanwix, non scendesse per la sinistra riva del fiume dei Moacchi sino all'Hudson, e così tagliasse loro la via al ritorno, si ritirarono più sotto a Still-water, dove attendevano a fortificarsi. Nel medesimo tempo abbandonarono il Forte Giorgio, arse prima tutte le navi, che tenevano sul lago dello stesso nome, e rotta in varj luoghi la carreggiata, che da quello guida al Forte Edoardo. In tal modo la via di Ticonderoga pel lago sino a questo Forte diventò affatto libera dalla presenza dei repubblicani. Gl'Inglesi giunti sulle rive dell'Hudson, e viste le sue acque, le quali erano state per tanto tempo l'oggetto delle speranze loro, e per arrivare alle quali tante fatiche sopportate avevano, e tanti pericoli corsi, si rallegrarono grandissimamente, e già si promettevano tutte le cose prospere dalla fortuna.
Ma, non ostanti così liete speranze, incominciarono a provare molte e gravi difficoltà. Tutta la contrada all'incontro era nimichevole, e le vettovaglie si potevano solo trarre da Ticonderoga. Quindi è, che l'esercito britannico dai trenta di luglio sino ai quindici d'agosto tutto fu intento, ed ogni opera usò per far venir i battelli, le provvisioni e le munizioni dal Forte Giorgio sino al primo luogo navigabile dell'Hudson, ch'era una distanza di circa diciotto miglia. L'impresa era difficile; nè il frutto che vi si faceva dentro, francava la fatica ed il tempo che vi si spendevano. La strada era rotta in diversi luoghi, e non vi si poteva passare se prima non si rassettasse. De' cavalli che si aspettavano, appena ne fosse arrivato un terzo. De' buoi a malo stento se n'erano potuti raccorre cinquanta paia. Grosse e continue piogge avevano accresciuto le difficoltà. Laonde avvenne, che malgrado tutta la diligenza che si usava, appena che si fossero potute procurar le vettovaglie pel logorar giornaliero dell'esercito, non che per far riposte, acciocchè potesse procedere più oltre. Addì quindici non si avevano in canova provvisioni che per quattro giorni, e dieci battelli nell'Hudson.
Molto, ed acerbamente fu biasimato Burgoyne per causa degl'indugj operati prima pel passaggio pei deserti del Forte Anna, e poscia per la difficoltà delle vettovaglie nelle stanze del Forte Edoardo. Allegarono, che invece di andarsi ad intricare in quei deserti avrebbe dovuto, dopo occupato Skeenesborough, e sbaragliato tutto l'esercito nemico, ritornarsene rattamente pel Wood-creek a Ticonderoga; di là imbarcar di nuovo le genti sul lago Giorgio, procedere al Forte di questo nome, e, presolo, incamminarsi spedito e pronto per lo stradone carrozzabile al Forte Edoardo. Sarebbonsi, opinarono, in tal modo precipitati gl'indugj, i quali, se riuscirono pregiudiziali all'esercito britannico, furono di altrettanto vantaggio cagione agli Americani. Sarebbesi, continuarono, l'esercito insignorito di Albanìa, prima che i nemici avessero potuto raccorre il fiato. Si giustificava però Burgoyne con dire, che l'indietreggiare in mezzo al corso della vittoria avrebbe scemato l'animo a' suoi, e datone ai nemici; che questi avrebbero fatto testa nel Forte Giorgio, ed intanto rotto la strada per al Forte Edoardo; che passando, come fece, per le solitudini del Forte Anna, oltrechè si avvezzarono i soldati alla guerra intricata delle selve, si obbligarono i nemici a votar di piano il Forte Giorgio, e che avendo già una strada aperta, si doveva sperare, non guasterebbero quell'altra, di cui si tratta; che le navi, che si sarebbero dovute usare pel trasporto delle genti